Il progetto sulla rete unica sarà completato in 12-18 mesi ma tutto dipenderà dalle aziende coinvolte e dalla buona volontà dei soggetti esteri coinvolti. E’ lo scenario delineato, durante il Festival dell’Economia di Trento, dall’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola secondo cui, a una settimana dalla firma del Memorandum, c’è “l’interesse a verificare abbastanza rapidamente se il percorso è fattibile”.
La nuova società della rete assumerà su di sé una quota significativa del debito di Tim, pari a 23 miliardi di euro netti, nonché una parte significativa dei 42mila dipendenti complessivi del gruppo.
Il valore della rete Tim resta quindi un fattore centrale nell’intera trattativa, tenuto conto che l’obiettivo ambizioso dichiarato del nostro governo è raggiungere la copertura capillare in fibra a 1 Giga entro il 2026, a fronte di un orizzonte temporale un po’ più ampio, al 2030, fissato dal Digital Compass della Commissione Ue.
Rete unica, Colao: ‘Cdp maggiore azionista garanzia’
Per la realizzazione, tutto dipenderà dalle “aziende e dalla buona volontà dei soggetti esteri”, ha detto dal canto suo il ministro per l’Innovazione Vittorio Colao aggiungendo che, “se la soluzione di cui si parla è quella che porterà ad avere lo Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, in una posizione di maggiore azionista, questo dovrebbe essere la garanzia”.
“Davanti a noi avremo probabilmente 5-6 anni di grandi investimenti in fibra, investimenti in 5G e in infrastrutture informatiche – ha aggiunto Colao – Idealmente ci piacerebbe avere concorrenza tra le infrastrutture ma l’Italia, per come è fatta, in questa fase, sembra non essere in grado di avere una concorrenza di infrastrutture. Quindi l’idea, il progetto è quella di mettere assieme la proprietà, in questo caso della rete fissa, della fibra, ma in realtà ci sono già altre soluzioni di collaborazione anche sul mobile”.
“Chiaramente la nostra preoccupazione è di far in modo che questo avvenga senza inficiare la concorrenza e la libertà di scelta dei cittadini e senza favorire un player o l’altro”, ha concluso.
I paletti di Vivendi
Dopo la firma del protocollo d’intesa (tra Cdp Equity, Kkr, Macquarie, Open Fiber e Tim, ndr), Arnaud de Puyfontaine, Ceo di Vivendi, primo azionista della società guidata da Labriola, aveva espresso la sua posizione sostenendo di credere nella rete unica sole se questa valorizza Tim. Una valutazione della rete di 17-21 miliardi di euro secondo De Puyfontaine sarebbe inaccettabile.
E su questo fronte, riporta La Stampa, Labriola ha ribadito che il suo compito è quello di “ascoltare tutti gli azionisti e fare la sintesi nell’interesse di tutti i soci. Quando avremo tutti i numeri e le valutazioni saremo in grado di capire il valore che possiamo esprimere ma, ripeto, la cosa importante è valorizzare al massimo tutti gli asset aziendali”. L’amministratore delegato di Tim, intanto, affronta anche il tema del nuovo piano industriale che sarà presentato il 7 luglio. Tutto il team sta “lavorando per arrivare al 7 luglio, pensiamo di avere le idee chiare. Se presentiamo un Piano è perché deve creare più valore rispetto a quanto presentato fino ad oggi”. Smentita da parte dell’ad Pietro Labriola l’ipotesi di lasciare Dazn, ma una rinegoziazione dell’accordo è attesa entro l’estate.