L’Italia sulla banda larga continua a nuotare controcorrente nel mercato globale delle telecomunicazioni. Diversamente da quanto accade nel resto dell’Europa, che punta sulla concorrenza, il nostro paese spinge per creare un monopolio della rete. Lo scrive oggi il Financial Times a proposito del progetto AccessCo, citando una fonte anonima che, senza troppi giri di parole, ha detto che “Stanno ricreando un mostro, la rete unica è il suicidio perfetto per la fibra”.
‘Stanno creando un mostro’
Un’analisi alquanto allarmante, quella del quotidiano britannico, secondo cui nel nostro paese si starebbe tentando di ricreare un “mostro” anche se il merger fra Tim e Open Fiber, con la regia di Cdp, è ben lungi dall’essere fatto, in larga misura per la complessità di valutare le due entità. Peraltro, Enel è contraria al merger. “L’industria italiana delle telecomunicazioni ha sempre nuotato controcorrente” in Ue e oggi, “mentre le società di tlc in altre parti d’Europa hanno passato vent’anni a lamentarsi del fatto che le autorità di regolamentazione e i governi sono ossessionati dalla promozione della concorrenza”, annuncia “un piano per unire le due reti, ricreando di fatto un fornitore di banda larga monopolistico”, si legge nell’analisi del Financial Times.
Maggioranza a Tim ha fatto irritare alcuni concorrenti
La volontà di Telecom di assicurarsi la maggioranza nella “nuova rete, AccessCo”, ha fatto “irritare” alcuni suoi rivali, evidenzia il quotidiano della City, che mette a confronto voci di segno opposto. “Tiscali e Fastweb hanno sostenuto la rete unica, ma altri hanno espresso l’allarme che l’accordo minerà i progressi fatti dall’Italia nel guidare la concorrenza e gli investimenti”.
Tra questi ultimi, il Ft riporta il commento di un dirigente delle tlc: con la fusione, ha detto, “stanno progettando il suicidio perfetto per la fibra” e “ricreando un mostro”.
Partita cruciale
Dall’altra parte, scrive ancora il quotidiano londinese, “la fornitura di una rete unica sarà fondamentale per” l’ad di Telecom “Gubitosi, e le banche di investimento sostengono che potrebbe costituire un precedente per altre società di telecomunicazioni europee altamente indebitate, come BT nel Regno Unito, che cercano di estrarre valore dalle proprie risorse di rete senza perdere il controllo”, nel caso di BT dalla società della rete Openreach.
Valore in Borsa
Il quotidiano fa infine un accenno all’andamento del titolo Tim in borsa: è vero che ha guadagnato il 15% del suo valore il mese scorso, ma veleggia sempre al livello del 2018 intorno ai 40 centesimi. Con una capitalizzazione di 8,2 miliardi di euro, c’è ancora molto lavoro per l’ad Gubitosi per esaudire la sua promessa di rendere Tim “un’azienda normale”.