Non si ferma il pressing degli eurodeputati sul progetto italiano di rete unica nei confronti della Vicepresidente della Commissione Ue, e titolare della Concorrenza, Margrethe Vestager. Dopo le due diverse interrogazioni già depositate nelle scorse settimane dai Conservatori (Ecr, con Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI a Bruxelles) e dai Popolari (PPE, con l’eurodeputato olandese Antonius Manders), oggi è la volta dei Liberali di Renew Europe. L’eurodeputata francese StéphanieYon-Courtin chiede chiarimenti a Bruxelles su un progetto che suscita diverse perplessità in Europa. Sono tre i gruppi parlamentari che si sono espressi in modo critico nei confronti del progetto italiano. Manca la sinistra.
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Tutelare concorrenza
In particolare, il Recovery Fund “non dovrebbe rafforzare la posizione degli operatori delle tlc dominanti nel mercato unico” e l’antitrustUe dovrebbe garantire che le risorse non siano usate perdistorcere la concorrenza, scrive la francese StéphanieYon-Courtin, citando la fusione tra le reti di Tim e Open Fiber come oggetto del contendere.
Recovery Fund preservi concorrenza equa
E se è vero che i finanziamenti europei “dovrebbero essere investiti per promuovere la connettività 5G e Gigabit in tutta Europa, è fondamentale preservare una concorrenza equa”, sottolinea l’eurodeputata, secondo la quale “gli Stati membri potrebbero essere tentati di destinare risorse a società di proprietà statale o sostenute dallo Stato che erano in difficoltà anche prima della crisi Covid-19”.
L’Italia, ammonisce, con il progetto di rete unica, “potrebbe incanalare il finanziamento” del Recovery “nell’entità risultante dalla fusione (AccessCo ndr) per finanziare la distribuzione della fibra”.
Nella sua interrogazione, Yon-Courtin chiede quindi a Bruxelles se garantirà un “rigoroso controllo” sull’uso dei fondi Ue e come impedirà la ri-monopolizzazione dei mercati delle tlc.
E’ pari a 4,2 miliardi di euro la quota di fondi destinati a banda larga, 5G e satellite prevista nell’ultima bozza del Recovery Plan condivisa ieri con i ministri in vista del Cdm di questa sera. Non è ancora chiaro come saranno usate le risorse.
- L’erogazione dei fondi non è automatica: perché l’Unione europea si riserva il diritto di versare i soldi in base allo stato di avanzamento dei progetti. Dopo tre difficoltà, potremmo ricevere un no dall’Ue.
- Secondo gli accordi europei, ciascun Parlamento dei Paesi Ue può sollevare dei dubbi sul modo in cui altri Stati spenderanno i fondi.