Se ancora ce ne fosse stato bisogno, il Governo Draghi ha ribadito una volta il suo ruolo nella partita della banda ultralarga. Quello di arbitro super partes, con un obiettivo primario che è l’interesse dei cittadini. Una puntualizzazione che probabilmente andava sottolineata ancora una volta, in vista dell’arrivo dei fondi del PNRR, buona parte dei quali (6,7 miliardi di euro) saranno destinati alla banda ultralarga.
“Lasciamo che piccoli e grandi” operatori “trovino il loro equilibrio, se poi i giocatori non vogliono giocare allora lo Stato dovrà intervenire ma noi dobbiamo garantire l’interesse dei cittadini non di specifiche imprese”. Così il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao nel suo intervento al Festival dell’Economia di Trento rispondendo a una domanda sulla rete unica.
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Rete unica, Colao: “Non dobbiamo attendere gli eventi, ma programmare interventi”
Rete unica, Colao ‘Non ci sarà giocatore che si porta via la palla e dice gioco da solo’
“Quello della rete unica non è un grande tema negli altri Paesi. Noi, come ‘stato allenatore’, dobbiamo pensare alle competenze e alle connessioni. L’obiettivo è portare connettività dappertutto – ha detto Colao – Abbiamo preso sei miliardi e 700 milioni di euro per aiutare i ‘giocatori’. Il nostro compito è fare giocare al meglio i giocatori che ci sono poi se loro non giocheranno lo farà anche lo Stato ma l’importante è che non ci sia un giocatore che si porta via la palla e dice gioco solo io. Questo non lo faremmo mai passare e non lo farebbe passare neanche l’Europa”.
Cornice ampia di gioco
Il ministro non fa nomi, ma è chiaro qui il riferimento all’ipotesi che un singolo player, Tim, possa immaginare di poter disporre in maniera autonoma dei fondi del PNRR per la copertura del paese. La concorrenza è il faro del Governo Draghi e il mantenimento di una cornice ampia di gioco, con diversi player coinvolti in nome della neutralità tecnologica, è anche lo scenario maggiormente auspicato dalla Commissione Ue, che ha vincolato l’erogazione dei fondi del Recovery Plan alla promozione di un contesto concorrenziale.
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PNRR, Colao ‘Obiettivi di servizio utili ai cittadini’
“Il Pnrr è assolutamente chiaro nel porre degli obiettivi di servizio che siano utili ai cittadini non al favore di specifiche imprese al limite anche di quelle controllate dallo Stato”, ha aggiunto Colao, precisando che che “abbiamo preso 6,7 miliardi di cui 2 per la parte mobile e 4,7 per la parte high capacity network per andare ad aiutare i giocatori nelle zone dove non ci sono le convenienze”. “Dobbiamo fare giocare al meglio i giocatori che ci sono, poi se loro non giocheranno lo farà anche lo Stato ma l’importante è che non ci sia un giocatore che si porta via la palla e dice gioco solo io. Questo non lo faremmo mai passare e non lo farebbe passare neanche l’Europa”, ha rimarcato.
Censimento delle reti e degli investimenti
“Il Pnrr dice che chiederemo, e lo abbiamo già fatto, a tutti gli attori presenti fissi mobili statali e privati, quali investimenti contano di fare nei prossimi 5 anni nella parte fibra e 5G, dopo di che guarderemo e vedremo quali aree non saranno soddisfacenti e metteremo soldi pubblici per aiutare i vari operatori che dimostrano di avere soluzioni efficienti e aperti alla concorrenza ad alzare i loro piani. Se loro si vogliono alleare, consorziare e trovare forme di collaborazione non siamo noi a orchestrarli. Lasciamo che i piccoli e i grandi trovino il loro equilibrio. Se i giocatori non vogliono giocare allora magari lo Stato dovrà intervenire ma sarà soluzione diversa perché dobbiamo garantire l’interesse dei cittadini e non delle singole imprese”, ha aggiunto.
Rete unica, S. Rossi (Tim) ‘Dibattito più politico che tecnico’
Ha preso atto delle dichiarazioni del ministro Colao il presidente di Tim Salvatore Rossi: “Il dibattito sulla rete unica che stiamo avendo, che riguarda la rete fisica, è molto più politico che tecnico. Sul piano tecnico siamo più o meno d’accordo, sia noi economisti, sia gli ingegneri tecnici, su come andrebbe fatta. Sono scelte politiche che devo riguardare l’assetto effettivo di una eventuale rete unica”.
Rete unica, S. Rossi (Tim) ‘ Non tecnologia unica, 5G quasi equivalente’
“Le connessioni sono fondamentali, le due tecnologie mobile e fissa, sono apparentemente distantissime ma in realtà sono molto convergenti. La rete unica di cui si parla è una rete fissa, è la fibra ottica che entra nelle nostre case e ci consente di collegarci via internet a tutto il mondo con il Wi-fi di casa, non è l’unica tecnologia possibile per fare questo”, ha detto Rossi. “Si può immaginare, soprattutto col 5G che consente una velocità e reattività di segnale enormemente più potenti rispetto alle 4 generazioni precedenti, di piazzare una antenna vicino casa anziché mandarci un cavo fisico se questo è molto difficile o molto costoso. Con un segnale 5G si può navigare internet con prestazioni quasi equivalenti” a quelle della fibra anche se questa resta con “prestazioni superiori”, ha spiegato.
Come tutto ciò inciderà sulla distribuzione dei fondi del PNRR per la copertura del paese a banda ultralarga entro il 2026 è ancora da vedere.
Rete Unica: Bassanini (Open Fiber) ‘Possibile solo con leva concorrenza’
Sulla Rete Unica “la mia impressione è che non sia possibile fare altro che prendere atto che il risultato lo si deve ottenere facendo leva sulla concorrenza e integrando, attraverso risorse pubbliche, le situazioni di fallimento di mercato” e “cioè, dove la concorrenza non arriva ad offrire la copertura necessaria perché non ci sono ritorni sull’investimento sufficienti, a questo punto” è necessario che intervengano le risorse pubbliche” e che “vengano messe a gara per garantire che la copertura raggiunga tutto il territorio nazionale”. Lo ha detto il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini a Ripartitalia su Class Cnbc.
“Non è una scelta contro la rete unica, io come altri – sottolinea Bassanini – resteremmo convinti che è la situazione migliore sarebbe avere il più rapidamente possibile un’unica infrastruttura ad altissima capacità che viene utilizzata in condizioni di assoluta parità da tutti i fornitori di servizi e prodotti attraverso le infrastrutture digitali di telecomunicazioni”.
“Ma se non c’è una disponibilità ad accettare l’idea che questa infrastruttura deve essere neutrale, non verticalmente integrata se si vuol mantenere, da parte di qualcuno, il controllo dell’infrastruttura allora – conclude Bassanini – diventa inevitabile prendere atto che questa soluzione che pur sarebbe vantaggiosa e auspicabile perché eviterebbe duplicazione di investimenti sicuramente inefficiente, ha molte poche probabilità di poter essere realizzata”.