Cdp avrà una quota del 70-77% della Newco della rete unica. E’ quanto emerge dal Memorandum firmato da Cdp, Tim, Open Fiber siglato domenica sera, secondo cui Macquarie avrà una quota del 12-15%, KKR del 10-13% e Fastweb dell’1-1,5%. Lo scrive oggi il Messaggero, che ha visionato il documento.
Secondo Bloomberg, Tim starebbe cercando di vendere la sua rete fissa a Cdp e ai fondi internazionali per un valore d’impresa di circa 20 miliardi di euro.
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Tim vola in Borsa
Nel frattempo, non si arresta la corsa di Tim in Borsa sempre in scia alla lettera d’intenti con Cdp e i fondi sulla Rete Unica. Il titolo è sempre più sugli scudi e con un rialzo del 5% in mattinata a 0,30 euro finisce in asta, per ritracciare a +3,67% a o’30 euro alle 12,10. In tema di valutazione Intermonte assegna alla rete unica un valore di circa 25 miliardi e sinergie per circa 5 miliardi.
Nella bozza del progetto, aggiunge il Messaggero, si evince che l’equity value di Fibercop (rete secondaria) si potrebbe attestare a 4,7 miliardi con un enterprise value di 7,7 miliardi, mentre la rete primaria appartenente a Tim, avrebbe una valutazione tra 4 e 8 miliardi.
E Vivendi?
Al di là del fatto che la rete di Tim venga venduta o conferita nella nuova società, resta da capire quale sarà il ruolo futuro di Vivendi.
Il primo azionista di Tim con il 23,75% delle quote non viene nominato in relazione al Memorandum sulla rete unica.
Vivendi resterà soltanto come azionista della ServCo?
A quanto pare sì, Vivendi dovrebbe concentrarsi soltanto sulle attività di telefonia mobile, servizi commerciali e Brasile.
Oggi è in programma un’audizione dell’ad di Tim Pietro Labriola in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera sul piano industriale della compagnia.
Rete unica, Landini (Cgil): ‘Perplessi da modalità, Draghi ci convochi’
L’accordo tra Tim, Open Fiber e Cdp per la costruzione della rete unica in fibra “rappresenta di per sé una scelta di buon senso, ma le modalità ci lasciano perplessi. L’Italia, infatti, non puo’ correre il rischio di perdere l’unico operatore telefonico domestico”. Cosi’ in una nota il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Saremmo l’unico Paese in Europa ad esserne privi – ha spiegato -. Si completerebbe cosi’ quel ciclo devastante che ha origine dalla privatizzazione di Telecom della fine degli anni ’90. Il nostro Paese non puo’ sacrificare una delle piu’ importanti aziende italiane impegnate sul fronte dell’innovazione. Chiediamo, pertanto, al Presidente del Consiglio – ha concluso Landini – un incontro per poter esprimere le nostre preoccupazioni ed evitare un processo di sfaldamento delle tlc in Italia”.
Fibrillazioni dei sindacati
La realizzazione di una rete unica in fibra è una “scelta di buon senso” ma la modalità con cui si intende realizzarla è potenzialmente pericolosa per l’occupazione.
E’ quanto afferma il segretario generale della Slc Cgil Fabrizio Solari, all’indomani della firma dell’accordo preliminare tra Tim e Cdp che punta alla creazione di una rete unica a controllo statale, con Tim che uscirebbe dall’infrastruttura mettendo fine all’integrazione verticale.
I sindacati sono contrari allo spezzatino, temendo ricadute occupazionali nell’ordine di migliaia di esuberi.
“L’entità del danno potenziale potremmo valutarlo solo nel momento in cui saranno spiegati i dettagli dell’operazione”, afferma Solari in una nota, sottolineando il rischio che la nuova azienda titolare della rete rischia di nascere “senza l’intelligenza per farla funzionare e svilupparne la potenzialità”.
Ugliarolo (Uilcom Uil): ‘Fare chiarezza su debito e dipendenti’
E ancora, Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom Uil, in una nota:“Il debito attuale del Gruppo TIM, circa 22 miliardi, come viene ripartito? Gli oltre 41.000 occupati come vengono collocati, oltre la Netco e ServCO ci sarà un’altra azienda, EnterpriseCO? Quale sostenibilità economica/occupazionale avranno queste società? Tutti importanti quesiti ai quali ad oggi non abbiamo alcuna risposta tangibile. Una enorme operazione che ha molto di finanziario e poco di industriale, che può stravolgere un intero settore, quello delle Telecomunicazioni, strategico per il Paese e con oltre 200.000 occupati. Per quanto ci riguarda, tutto ciò deve essere oggetto di un approfondito confronto con il Governo che non può continuare a stare ai margini negli incontri ufficiali non rispondendo alle sollecitazioni delle parti sociali, non ultima quella di pochi giorni fa avuta presso il MISE con i Ministri Giorgetti e Colao”.