“Presentata ieri la proposta di riorganizzazione aziendale di Tim, che i mercati internazionali hanno scarsamente considerato. E neanche Open Fiber, mal guidata da CDP, sembra poter essere il perno su cui costruire il progetto di rete unica. Siamo d’accordo con le preoccupazioni espresse dai sindacati e siamo disponibili ad incontrarli il prima possibile. La situazione che si sta creando in TIM è più grave di quanto non si ammetta e rischia di avere impatti severi sia per i circa 52 mila lavoratori di TIM (di cui oltre 42 mila in Italia, molti dei quali rischiano di perdere il posto), sia per le banche italiane che detengono la maggior parte dei 32 miliardi di debito lordo che l’azienda ha accumulato negli anni. A questo si affianca purtroppo anche l’attuale preoccupante gestione di Open Fiber da parte di Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Una azienda che sta accumulando preoccupanti ritardi nelle Aree bianche e che certamente non riuscirà a realizzare neanche i lavori per le Aree grigie nei tempi previsti dal PNRR. Un’azienda che difficilmente, constatando numeri e fatti, potrà’ essere il perno dell’operazione rete unica. A questo punto c’è bisogno di un nuovo Piano industriale per TIM, tutto focalizzato sul mercato italiano e che mantenga nel perimetro rete anche Sparkle, Telsy ed i servizi cloud. Il nuovo Piano deve garantire il mantenimento di un mercato aperto e competitivo, dove tutti gli attori possano continuare a competere e sono convinto che tutto ciò si possa realizzare, senza la necessità di alcuna riduzione del personale TIM”. Lo dichiara Alessio Butti, deputato e responsabile Tlc e Media di Fratelli d’Italia.
Alessio Butti, responsabile Tlc di FdI: 'Siamo d'accordo con le preoccupazioni espresse dai sindacati e siamo disponibili ad incontrarli il prima possibile'.