I pro e i contro dell’ipotesi di fusione fra Tim e Open Fiber secondo Bankitalia: “E’ la migliore opzione quando è già in essere o, paradossalmente, quando non ci sono infrastrutture. E questo non è il caso dell’assetto italiano. La concorrenza può essere un vantaggio”.
Restano le asimmetrie, “ma va evitato il dispendio dei costi frutto delle duplicazioni. L’incumbent potrebbe focalizzarsi sulle aree grigie”. E’ questo in sintesi il messaggio di un “Occasional paper” della Banca d’Italia sulla situazione delle reti nel nostro paese (scarica il documento in PDF).
Il report risale al mese di luglio, prima dell’accelerazione impressa al dossier “rete unica” dalla lettera d’intenti siglata da Tim con Cdp alla fine di agosto.
Detto questo, se la fusione è auspicabile, “perché la concorrenza delle infrastrutture genera il rischio di una duplicazione inefficiente degli investimenti”, al momento “la concorrenza è asimmetrica” e probabilmente rimarrà tale per alcuni anni a venire, sottolinea il report. L’incumbent integrato verticalmente “serve direttamente il 50% della domanda residenziale finale e indirettamente l’80% della domanda residua tramite altri operatori”.
Il “timing” dell’operazione fa propendere i tecnici di Bankitalia verso il partito dei contrari.