Nelle scorse settimane è magicamente riemersa la notizia che TIM e CDP Equity (la società di Cassa Depositi e Prestiti incaricata di gestire le partecipazioni in altre società) stanno verificando se sia possibile o meno resuscitare il progetto di rete unica voluto da TIM e sostenuto dal precedente governo, innanzitutto per iniziativa serrata degli allora premier Giuseppe Conte e ministro al Mef Roberto Gualtieri.
Vista l’insistenza con cui l’ex monopolista reclama la maggioranza o, comunque, il controllo della infrastruttura unica che potrebbe essere generata da quel progetto, va ancora una volta ricordato che quel progetto verrebbe varato contro il parere di Bruxelles.
A questo punto, a beneficio di coloro che seguono la vicenda, certo non di coloro che pervicacemente stanno insistendo su una soluzione non percorribile e ampiamente censurabile, va riaffermato che la soluzione migliore è ormai quella di mantenere la competizione infrastrutturale tra i due operatori, così come si è determinata sino ad oggi, ed accelerare la copertura integrale del Paese entro il 2026, con relativo switch-off del rame.
E dopo aver raccolto il parere di esperti ed addetti ai lavori in Italia e a Bruxelles, appare ancor più utile sottoporre, a chi legge, una ulteriore considerazione.
Qualsiasi ipotesi di co-investment congiunto tra TIM e Open Fiber, appare sempre più infondata e pertanto non perseguibile, nonostante gli sforzi di coloro che cercano più o meno velatamente di legittimarla.
Appare pertanto sempre più delicato il ruolo di CDP, che deve valutare attentamente i propri comportamenti, trovandosi nella condizione di essere presente nei Consigli di Amministrazione di entrambe le società: con il 10% in TIM e con il 50% (che è ormai il 60% dopo la cessione della quota Enel) in Open Fiber.
Un conflitto di interessi difficilmente gestibile.
Infatti, qualsiasi gara per le Aree Grigie, che non veda contrapposti i due maggiori competitors, appunto TIM e Open Fiber, sarebbe palesemente falsata.
Seguiremo con attenzione l’evolversi della situazione e saremo molto attenti anche sulle reazioni di Bruxelles su intese che potrebbero comportare condizioni restrittive della concorrenza, intese che sono, come è noto, severamente sanzionate dall’Antitrust europeo.
Ora la partita è in mano all’AD di CDP, Dario Scannapieco, che ha ereditato questa situazione dal precedente AD di CDP Fabrizio Palermo, e siamo certi che metterà sotto lente la vicenda.