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Rete Tim, Vivendi scrive all’Antitrust Ue sul ruolo del Mef. Un bluff per alzare un polverone?  

Un bluff per alzare un polverone? Sembra questo il senso della lettera di Vivendi alla DG Comp della Commissione Ue sulla cessione della Rete Tim. Una mossa di disturbo, come un sasso nello stagno per vedere cosa succede. La missiva che il primo socio francese ha inviato a Bruxelles per sensibilizzare l’autorità antitrust Ue sul ruolo del Mef nell’operazione di vendita di NetCo arriva un po’ tardi. Se davvero Vivendi avesse un asso nella manica, di certo non lo farebbe trapelare sulla stampa ma lo terrebbe ben nascosto per giocarselo poi nelle sedi giuste, vale a dire in tribunale.

Azione tardiva

A quanto risulta la lettera è solo una azione di propaganda e non avrà alcun rilievo. Il fatto stesso che sia stata data alla stampa da Vivendi dimostra soltanto che, in mancanza di elementi concreti, stanno cercando visibilità.

La tesi è che quando fai una denuncia seria non lo fai sapere.

In definitiva, sarà l’ennesimo buco nell’acqua di Vivendi.

E’ così? Vedremo.  

C’è da dire, però, che questa lettera arriva fuori tempo massimo.

La domanda è: ma perché Vivendi non si è data da fare prima?

Perché ha aspettato lunghi mesi rimanendo in silenzio?

Che strategia è quella di Vivendi?

Cosa propone di fare di diverso?

Tutto ciò mette in dubbio non soltanto la sua capacita di interdizione ma anche la sua stessa volontà di mettersi realmente di traverso, al di là delle scelte formali come questa lettera che molto probabilmente servirà a poco o nulla ormai.

Vivendi chiede di esaminare il ruolo del Mef

Quel che è certo è Vivendi, il principale investitore di Tim, ha chiesto all’autorità antitrust della Ue di esaminare da vicino il ruolo svolto dal Tesoro italiano nella proposta di acquisizione degli asset di rete dell’ex monopolista della telefonia, per verificare se sussiste l’obbligo di notifica da parte del ministero, oltre ai termini della vendita ed eventuali problemi di concentrazione. E’ quanto emerge dalla lettera visionata da Reuters e ripresa oggi dalla stampa.

Di fatto, Vivendi contesta il mancato coinvolgimento del Comitato parti correlate e la mancata convocazione di un’assemblea da parte di Tim per decidere sulla cessione della NetCo.

A novembre, Tim ha deciso di vendere la propria rete fissa al fondo statunitense KKR in un accordo storico del valore di 18,8 miliardi di euro, che potrebbero salire fino a 22 miliardi in caso di raggiungimento di determinati earn out, volto a ridurre il debito (25,6 miliardi netti) e il personale di Tim (42mila dipendenti di cui circa 20mila che lavorano sulla rete).

Nella lettera del 18 gennaio alla Direzione generale della concorrenza dell’Ue, vista da Reuters martedì, Vivendi ha chiesto alla Commissione europea di prestare “attenzione al ruolo e al coinvolgimento del ministero dell’Economia nella fusione”.

“Nonostante l’importanza del coinvolgimento del Tesoro nella transazione per la valutazione della concorrenza da parte della Commissione, Vivendi è preoccupata che la notifica non la divulghi correttamente o la minimizzi”, si legge nella lettera.

L’accordo è sostenuto dal governo italiano, che ha permesso al Tesoro di acquisire una partecipazione fino al 20% nella società di rete come parte di un accordo con KKR.

L’istituto di credito statale italiano CDP, controllato dal Tesoro, è anche il secondo maggiore investitore di Tim con una quota vicina al 10%. CDP è altresì il primo azionista di Open Fiber, con una quota del 60% mentre Macquarie detiene il 40%.

Le reazioni

Un portavoce di Vivendi ha rifiutato di commentare la lettera, ma ha ribadito che la società utilizzerà tutti gli organi per affermare i suoi diritti e il suo ruolo di azionista di maggioranza. Vivendi ha contestato l’accordo in un tribunale italiano a dicembre, senza però richiedere la sospensiva d’urgenza dell’operazione di cessione della rete.

Tim, KKR e il Tesoro hanno rifiutato di commentare. La Commissione europea non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento. Ma di certo la modalità con cui è trapelata la lettera non segue l’iter ufficiale previsto.

Tim spera di completare l’operazione, che richiede l’approvazione dell’antitrust dell’Ue, entro la metà dell’anno.

KKR prevede di notificare alle autorità antitrust dell’Unione europea entro la fine di gennaio il suo piano di acquisto delle attività di rete di Tim.

Vivendi ha chiesto un prezzo più alto per l’asset (31 miliardi di euro) e ha messo in dubbio la redditività dell’attività che era stata lasciata indietro.

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