Non si spegne il dibattito in corso sulla rete unica per la banda ultralarga, mentre Agcom rinvia la decisione sull’analisi della proposta di separazione legale della rete Tim, che rientra nella più ampia analisi del mercato di accesso alla rete per il periodo 2018-2021. La decisione dovrebbe comunque arrivare entro il 13 dicembre. In seguito, dovrebbe cominciare una consultazione pubblica, senza dimenticare i passaggi d’obbligo all’Antitrust e all’Ue.
A presentare il piano di separazione legale (non proprietaria) della rete Tim era stato a giugno l’ex amministratore delegato Amos Genish.
Da allora il quadro è cambiato non poco, con un’accelerazione impressa dal Governo per la creazione di un player unico della rete sotto controllo pubblico.
L’analisi di mercato dell’Autorità si intreccia con le ultime novità emerse questa settimana in Parlamento, dopo il via libera in Senato all’emendamento del Dl Fisco sulla società unica della rete che ha ricevuto il via libera di M5S e Lega, che hanno trovato un accordo condiviso sullo schema da adottare per promuovere dal punto di vista normativo la creazione di una società unica Tim-Open Fiber sotto controllo di terzi (Cdp) e più poteri alla stessa Agcom per imporre la separazione funzionale della rete.
La Lega ha sposato la visione del M5S secondo cui la rete unica a banda ultralarga deve essere sotto controllo pubblico. Lo ha confermato il presidente della commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, Alessandro Morelli, facendo proprio il progetto a cui ha fatto più volte riferimento il vicepresidente del Consiglio e leader del M5s Luigi Di Maio. “La rete unica si farà a controllo pubblico, questo è uno dei nostri auspici perché si tratta di una infrastruttura di interesse nazionale”, ha detto l’esponente politico della Lega parlando con Reuters a margine dei lavori parlamentari.
A questo punto, dopo l’arrivo di Luigi Gubitosi al timone di Tim, resta da capire se il progetto avanzato a suo tempo da Amos Genish sia ancora attuale. Gubitosi è al lavoro sul nuovo piano industriale da presentare all’inizio del prossimo anno. Il 6 dicembre è in programma il Cda aziendale.
C’è da dire inoltre che ogni decisione sulla rete dipende dagli azionisti, con Vivendi (23,9%) e Elliott (8,9%) su posizioni opposte. Vivendi è contraria a cedere il controllo della rete, al contrario di Elliott che ha la maggioranza in consiglio.
Ago della bilancia dell’intera operazione, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe essere Cdp, che detiene quote in Tim (4,9%) e Open Fiber (50%).