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Ren Zhengfei, il ceo di Huawei: ‘Con il 5G abbiamo superato gli Usa ed è difficile da accettare’

Ren Zhengfei-huawei

Non abbiamo reti negli Usa, né intendiamo vendere i prodotti 5G lì. Come potremmo minacciare la sicurezza nazionale?”

Gli Usa sono stati leader globali nel 3G e nel 4G. Huawei lo è nel 5G e ciò è difficile da accettare. Guidavano la tecnologia e potevano fare intelligence e raccogliere informazioni. Col 5G li abbiamo superati”. Ecco le due stoccate dirette a Washington da parte di Ren Zhengfei, fondatore e Ceo di Huawei, che ha rilasciato un’intervista ad alcuni media italiani nel quartier generale della compagnia a Shenzhen.

“Vediamo se gli Stati Uniti mollano su qualche punto”, ha aggiunto.  “Siamo abituati a sopravvivere e a lavorare in circostanze di grande pressione. Quindi, anche se gli Usa non cambiano per noi non c’è preoccupazione, va bene anche così”, ha detto Ren, ricordando che il governo di Pechino “ha chiarito di non chiedere alle sue compagnie di installare backdoor”.

I rapporti con il Governo: ‘L’Italia ripone grande fiducia in Huawei’

“L’Italia ripone grande fiducia in Huawei”. Ren Zhengfei ha parlato anche dell’incontro di aprile con il premier Giuseppe Conte a Pechino per il forum sulla Belt and Road. “Un colloquio molto amichevole”, ha dichiarato il ceo di Huawei, che non ha mancato di criticare il decreto Golden Power esteso al 5G. Le società non europee, stabilisce il decreto, hanno 10 giorni di tempo (altrimenti scatta una sanzione fino al doppio del valore dell’operazione) per notificare a Palazzo Chigi contratti o accordi sulle reti mobili di quinta generazione. Il Governo entro 45 giorni esercita il veto o indica condizioni da rispettare.

Questo decreto “renderà complesso fare affari in Italia”, ha sentenziato il ceo di Huawei, dopo le critiche mosse anche dal ceo di Huawei Italia, Thomas Miao. E così il Governo, ascoltando anche le preoccupazioni della società cinese, ha deciso di non convertire più in legge il decreto, facendone perdere l’efficacia. Al posto del Golden Power sul 5G, il Governo ha approvato il disegno di legge sulla cybersecurity per assicurare un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati.

E parlando di sicurezza e trasparenza di Huawei, Ren Zhengfei ha tenuto a precisare che “seguiamo gli standard da società quotate, i bilanci sono certificati da Kpmg“. “Questo significa“, ha osservato, che “siamo attualmente trasparenti come una società quotata. Non so veramente cos’altro sia necessario per provare la nostra trasparenza. Non credo sia necessario quotarsi alla Borsa di Hong Kong solo per apparire più trasparenti”.

“Convinti di poter fare bene la rete in Europa, non seguite l’ideologia Usa”

Nella sua lunga intervista, il numero uno di Huawei si è rivolto anche all’Europa: “non le conviene legarsi al carro da guerra degli Usa perché una volta trovato l’accordo con la Cina, l’America si dimenticherà dei suoi alleati”. Ren chiede anzi all’Ue di aprire il mercato alla sua compagnia. “Siamo convinti di poter fare bene la rete in Europa”, assicura il ceo, perché con l’approccio poco “ideologico” l’Ue è “importantissima“, è un “secondo mercato domestico“. Molti operatori tlc collaborano “con noi da oltre 20 anni“, malgrado il continuo pressing degli Usa.

Ren ha spiegato anche perché non è funzionale la politica di spacchettare il 5G. “Il core network altro non è che il software. Credo che Nokia, Ericsson e Cisco faranno bene anche loro. Se ci sono timori, è possibile aspettare fino a quando loro non saranno pronti a fornire servizi del genere”, rileva Ren, a una domanda sui rischi di puntare solo sul cesto Huawei. “Però, se anche mettessimo le uova in due cesti, una volta rotto uno, tutto il sistema si fermerebbe perché i due sono connessi in serie e non in parallelo”. È impossibile spacchettare il 5G nella versione standalone (Sa): anche “il governo britannico se n’è reso conto”.

«Sapete che cosa hanno dichiarato recentemente al Parlamento britannico?”, ha aggiunto. “Solo con il nostro Core network si potrà raggiungere il livello più avanzato di tecnologia sul 5G”.

Il sistema operativo made in Huawei: “Speriamo in Android”

Infine, l’attenzione è stata focalizzata su Hongmeng Os, è il sistema operativo made in Huawei. “Sul lato software serve qualche tempo in più”, ha detto Ren, “perché non è una questione di sistema operativo, ma di ecosistema di applicazioni. Il nostro sistema Hongmeng è diverso da Android, è progettato per l’Industria 4.0 e per l’Internet delle Cose. Permette l’automazione della manifattura e la guida automatica delle auto grazie al nostro 5G. Per adottarlo bisogna però utilizzare la nostra rete Core”. “L’auspicio è poter riutilizzare Android di Google”, è la speranza del ceo, che sa bene sarà difficile inizialmente conquistare il mercato con un nuovo sistema operativo e i dispositivi Huawei senza Android hanno tutto da perdere in termini di vendite ed, inevitabilmente, anche la società ne risentirebbe. Una società fondata nel 1987 dall’ingegnere di 74 anni, al servizio per 9 anni fino al 1983 del genio It dell’Esercito di liberazione popolare, con 5.000 dollari e diventata un colosso da oltre 100 miliardi di dollari.

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