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Relazione Agcom, focus su “produzione audiovisiva” e “tutela dei minori”. Il commento

La corposa relazione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), presentata ieri giovedì 18 luglio 2024, si pone come strumento di conoscenza senza dubbio utile per tutti gli operatori delle industrie mediali, ed anche, più in generale, per le industrie culturali e creative tutte, sebbene continui a mancare, in Italia, un documento istituzionale che riesca a ben descrivere quel che ci piace definire “l’economico e il semiotico” del sistema culturale tout-court. 

Accantoniamo qui tematiche pur stimolanti come il “dossier Tim” (peraltro  affrontata da Paolo Anastasio ieri stesso, su queste colonne, vedi “Key4biz” del 18 luglio 2024, “Rete Tim, per Agcom il nuovo operatore non è ancora wholesale only”) o l’esigenza di una riforma dell’intervento dello Stato nell’editoria, e ci concentriamo, per ora, soltanto su due tematiche (torneremo presto sulla “Relazione Agcom”, con variegati approfondimenti…): le quote di investimento obbligatorio alla luce dell’esigenza di riformare la definizione di “produttore indipendente” e la tutela dei minori in rete rispetto al libero accesso alla pornografia… 

Produzione audiovisiva: 377 milioni di euro investiti nel 2022 in “opere di espressione originale italiana”. Secondo Agcom, va tutto bene… ma ne siamo proprio sicuri?

Secondo Agcom, “il valore medio della programmazione di opere europee da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi lineari nazionali si attesta al 68 %, superando ampiamente la soglia del 50 % fissata dalla legge. Il quadro normativo di riferimento è, ovviamente, quello in vigore nel corso del 2022, anno di riferimento della verifica. Per quanto riguarda il dato relativo alle opere audiovisive di espressione originale italiana, il valore medio si attesta al 43 %”. 

L’Autorità ha condotto nel 2023 l’attività di vigilanza sul rispetto degli obblighi di programmazione e investimento in produzione audiovisiva europea e indipendente relativa all’anno 2022.  

Con riferimento al dato “per palinsesto”, il valore medio per le opere europee è pari circa al 76 %, mentre si attesta intorno al 55 % per le opere di espressione originale italiana.  

Prendendo in esame gli “obblighi di investimento in produzione” di opere europee di produttori indipendenti, il dato medio risulta pari al 22,6 %, pressoché in continuità con lo scorso anno, e ben superiore alle soglie minime di legge, pari al 12,5 % per le emittenti private e al 15 % per la concessionaria del servizio pubblico. 

Tutto bene, quindi: anzi, verrebbe da pensare che polemiche e lotte – da parte delle associazioni del settore (da Anica ad Apa) – per innalzare le quote di investimento obbligatorio sarebbero del tutto inutili, se tutti rispettano le previsioni di legge… 

Nel 2022, il valore complessivo degli investimenti dichiarati dai principali “fornitori di servizi di media audiovisivi lineari” risulta essere di poco inferiore a 1 miliardo di euro (956,6 milioni di euro), un dato in flessione rispetto al corrispondente valore riferito al 2021 (1.017,8 milioni di euro): il decremento sarebbe stato del 6 %.  

Sarà interessante conoscere il dato del 2023, ed ancor più quello dell’anno 2024, in considerazione del sostanziale “stallo” delle produzioni, nelle more delle nuove regole sul sostegno al settore cine-audiovisivo. 

Secondo Agcom, di questi 956,7 milioni di euro ben 376,7 milioni di euro, corrispondenti al 39,4 % del totale, risultano investiti in “opere di espressione originale italiana” ovunque prodotte da “produttori indipendenti” negli ultimi cinque anni.  

Investimenti in “opere di espressione originale italiana”: il “dato medio” sfiora il 20 % a fronte dell’obbligo minimo di 6,25 %? 

Il “dato medio” sfiora il 20 % a fronte dell’obbligo minimo di 6,25 %.  

Nel corso del periodo di riferimento, sono stati raccolti anche i dati di investimento in opere audiovisive europee prodotte da produttori indipendenti posti in essere dagli operatori “video on demand” che, ancorché stabiliti all’estero, offrono servizi diretti al pubblico italiano. Gli obblighi in capo ai fornitori di servizi di media “on demand” sono medesimi, per i soggetti stabiliti in Italia e per quelli esteri.  

Il valore medio dei dati comunicati all’Autorità risulta pari al 56 % degli investimenti complessivamente effettuati in Italia, pari a circa 227,4 milioni di euro. 

Quindi il totale degli investimenti, nel 2022, sarebbe stato di 957 milioni di euro a livello “lineare”, e di 227 milioni a livello “on demand”, per un totale complessivo di 1.184 milioni di euro… 

L’Autorità ricorda, il 18 luglio 2024, che nel 2023 ha inviato “una segnalazione al Governo su alcuni aspetti critici della disciplina di tutela e promozione della produzione audiovisiva europea e indipendente e del regime di credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica e audiovisiva”.  

Si tratta della “Segnalazione al Governo ai sensi dell’articolo 1, comma 6, lett. c), n. 1) della legge 31 luglio 1997, n. 249, sulle necessità di segnalazione del quadro normativo in materia di promozione delle opere audiovisive europee e di produttori indipendenti e di credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica e audiovisiva”, deliberata il 27 giugno 2023 e pubblicata il 7 luglio 2023.  

La segnalazione era frutto delle evidenze raccolte nel corso delle attività di verifica annuale e monitoraggio e attraverso la consultazione pubblica che ha portato all’adozione del nuovo “Regolamento” in materia di obblighi di programmazione e investimento a favore di opere europee e di opere di produttori indipendenti.  

La segnalazione Agcom al Governo del giugno dell’anno scorso… A distanza di un anno, la riforma del “Tax Credit” è ancora nelle nebbie 

Nella segnalazione, l’Autorità ha invitato il Governo “a valutare l’opportunità di un riesame dell’impianto del sistema delle quote e sotto-quote europee, estremamente dettagliato e rigido, a favore di una maggiore semplificazione, flessibilità e trasparenza”.  

Inoltre, l’Autorità ha evidenziato “l’opportunità di una riflessione circa le modalità e i criteri di applicazione del tax credit, uno strumento che ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo del settore audiovisivo, ma che oggi agisce in un contesto notevolmente mutato”.  

La valutazione ha riguardato anche “l’opportunità di definizione di strumenti di sostegno alla crescita della produzione audiovisiva nazionale, previsti dalla legge n. 220/2016, ma privi al momento di concreta attuazione”.  

Infine, l’Autorità ha segnalato la necessità di una riflessione, da promuovere anche a livello europeo, sull’eventuale adozione, tra tutti gli Stati membri, di una definizione omogenea di produttore indipendenteper superare una evidente incongruenza nella valutazione di eventuali rapporti di controllo o collegamento con i fornitori di servizi media, che allo stato delle cose, ha l’effetto di penalizzare i produttori nazionali”.  

Si ricordi che, con il Decreto Legislativo del 25 marzo 2024 (n. 50) è stato modificato il “Tusma” (ovvero il “Testo Unico Servizi Media Audiovisivi”) ed è stato dato seguito alla segnalazione dell’Autorità, mediante “la rimozione” (testuale) delle “sotto-quote” per tipologia di investimento… 

Per il resto, a distanza di un anno… nulla di concreto (al di là degli annunci).  

In sostanza – scrivevamo un anno fa ormai, su queste colonne – « in sintesi, l’Autorità invita il Governo a valutare l’opportunità di un ripensamento dell’attuale impianto del sistema delle cosiddette “quote europee” e “sotto-quote”, estremamente dettagliato e rigido, in direzione di una maggiore semplificazione, flessibilità e trasparenza. In sostanza, allentare le rigidità (…) Infine, l’Autorità segnala la necessità di una riflessione, da promuovere anche a livello europeo, su una definizione di “produttore indipendente” omogenea tra tutti gli Stati membri, per superare una evidente incongruenza nella valutazione del ruolo di controllo o collegamento con i fornitori di servizi media, con l’effetto di penalizzare i produttori nazionali” ». Sulla specifica questione, si rimanda a “Key4biz” del 7 luglio 2023, “La Rai alla deriva e il ‘sovranismo culturale’ tra cinema e musica e digitale”.  

La segnalazione Agcom del giugno 2023: cacio sui maccheroni o doccia fredda?

La segnalazione dell’Agcom, resa nota il 7 luglio 2023, giungeva come… “cacio sui maccheroni” oppure come “doccia fredda” (volendo utilizzare metafore abusate ma efficaci) rispetto a quel che era avvenuto una decina di giorni prima: in effetti, nel giugno di un anno fa, la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni aveva avviato “la riforma” trasmettendo alle associazioni un “documento di discussione”… Si rimanda al nostro intervento su “Key4biz” del 23 giugno 2023, “Tax credit cinema e audiovisivo sotto indagine? Il Ministero avvia una ‘discussione’ sullo strumento”. Scrivevamo allora… 

« E Lucia Borgonzoni accoglie le istanze di Gina Nieri: anche Mediaset acceda al tax credit… E poi anche Netflix?, rilanciando un articolo di Andrea Biondi su “Il Sole 24 Ore”, che segnalava come fosse in discussione anche la possibilità di estendere le agevolazioni ai produttori non indipendenti (collegati ai broadcaster) europei. E quindi era inevitabile pensare che Lucia Borgonzoni avesse deciso di accogliere l’istanza di Gina Nieri, la “domina” del Gruppo Mediaset (Consigliera di Amministrazione con ampie deleghe). In effetti, in una lunga intervista (anche questa benevola assai) di Anna Rotili sul mensile “Prima Comunicazione”, in edicola dal 19 giugno 2023, domanda “Tax credit: Fremantle sì e noi no?”. Il mensile diretto da Alessandra Ravetta sottotitola: “Gina Nieri, manager di punta di Mediaset, rivendica il diritto per Taodue di accedere agli incentivi fiscali per i produttori. Contraria l’Apa, mentre il commissario dell’Agcom Giacomelli propone di rivedere le regole”. Non si deve essere appassionati “dietrologhi” à la Roberto D’Agostino per capire che le istanze di Mediaset sono state accolte a Santa Croce. E d’altronde come dare torto a Nieri, in nome di una sana “italianità” della cultura?! Lo Stato italiano aiuta Fremantle (Rtl) e Cattleya (Itv) in nome della “italianità” della cultura?  

In effetti, la “Legge Franceschini” ha alimentato le casse di molte società di produzione, alcune delle quali sono poi state acquistate da gruppi multimediali stranieri: un paradosso, allorquando si vuole rafforzare il tessuto industriale (e non anche il tessuto culturale?) del Paese. Anzi, oggi si direbbe della… Nazione

Si ricordi – e sono soltanto un paio di esempi – che Cattleya è ormai di proprietà di Itv Studios, società del broadcaster inglese Itv, e che il polo televisivo Rtl controlla Fremantle… 

Una delle (tante) contraddizioni del sistema normativo italiano… 

Questa è una delle (tante) contraddizioni del sistema normativo italiano. 

Nell’intervista, Nieri giustamente rimarca come Fremantle sia una società britannica controllata da un broadcaster lussemburghese… Perché lo Stato italiano deve aiutare una simile impresa e discriminare invece Taodue in nome di un concetto di “produttore indipendente” che – nell’ottica di una integrazione verticale della filiera – è ormai sempre più sfuggente, e comunque non interpretato nel senso più autentico del termine?! » 

È trascorso oltre un anno da allora (giugno 2023 / luglio 2024): non ci sembra che la questione definitoria di “produttore indipendente” sia stata ancora risolta… 

Come dire?! Va tutto bene, allora, come sembrerebbe leggendo la “Relazione Agcom” 2024? Non esattamente.  

Non ci sembra che Agcom abbia aperto il capitolo della dispersione di risorse pubbliche nel settore cine-audiovisivo, in perdurante assenza di strumentazione tecnica che consenta di controllare l’efficacia dell’intervento dello Stato nel settore (dinamica che abbiamo denunciato tante volte anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 7 giugno 2024, “Legge Cinema e Audiovisivo: pubblicata la “valutazione di impatto” ma è quella per l’anno 2022. L’analisi”). 

A distanza di quasi un anno, ormai, dalla “segnalazione” dell’Agcom al Governo, la tanto volte annunciata riforma della “Legge Franceschini” – in particolare per quanto riguarda il controverso strumento del “Tax Credit” – è ancora in alto mare. 

Di settimana in settimana, ormai da mesi, viene dato per quasi “perfezionato” il decreto in materia, ma siamo verso fine luglio ed alcuni temono che quel che ha annunciato più volte la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni possa non avverarsi, lasciando il settore in una aggravata situazione di stallo… 

Quel che è sicuro è che, rispetto a queste lande, la Relazione Agcom non illumina granché e non aiuta granché a far chiarezza… 

La tutela dei minori… Lasorella (Presidente Agcom): “tutelare i minori dai contenuti pornografici”. Ad oggi, permane però il libero accesso, indiscriminato anche per fanciulli e adolescenti 

Spiega il Presidente Giacomo Lasorella che l’Autorità “ha dedicato una specifica attenzione al tema dell’accesso dei minori e alla verifica dell’età effettiva degli utenti: in attuazione del d.l. n. 123 del 2023 (si tratta del Decreto Legge “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale”, convertito con modificazioni dalla Legge 13 novembre 2023, n. 159, meglio conosciuto come “Decreto Caivano”, n.d.r.) l’Autorità ha avviato una consultazione pubblica, volta alla definizione delle modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età degli utenti da parte dei fornitori di siti web e piattaforme di video sharing in caso di accesso a contenuti e a servizi a carattere pornografico” (con la Delibera n. 61/24/Cons del 6 marzo 2024 – pubblicata il 25 marzo 2024 –, Agcom ha avviato la consultazione pubblica).  

Si segnala che, ad oggi, non risulta comunque pubblicato sul sito web dell’Agcom l’esito della consultazione avviata a marzo. 

Lasorella sostiene che si tratta di “un provvedimento importante, che dovrà coordinarsi con la disciplina europea in corso di definizione nell’ambito del Digital Service Act – Dsa. Lo schema di provvedimento, approvato dal Consiglio dell’Autorità nel mese di maggio 2024, al termine della consultazione, è stato trasmesso al Garante per la Protezione dei Dati personali ai fini dell’acquisizione del prescritto parere e verrà successivamente notificato alla Commissione Europea”. Si ricordi che, dal 17 febbraio 2024, è entrato pienamente in vigore il “Digital Service Act” (alias “Dsa”), e quindi tutte le imprese online debbono adempiere agli obblighi previsti dal nuovo Regolamento dell’Unione sui servizi digitali. 

Agcom sarà anche… “intervenuta”, ma il dato di fatto oggettivo è che, ad oggi (19 luglio 2024), la vera verità (anzi in questo caso la formula “la nuda verità” – dato il tema – ci sembra più adatta…) è che in Italia qualsiasi infante o adolescente può accedere simpaticamente alla pornografia online. 

Nel silenzio dei più, pornografia sul web imperversa… 

Tutto ciò avviene nel silenzio dei più, e senza che nemmeno una testata giornalistica sensibile qual è “Avvenire” (il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiano – Cei) denunci la situazione in atto. 

E l’Autorità alcun cenno ha manifestato nei confronti del “killeraggio” istituzionale del “Comitato Media e Minori”, che era debole struttura, ma comunque un (piccolo) argine rispetto alla spazzatura online che continua ad essere liberamente accessibile sul web: sul tema, abbiamo dedicato uno specifico dossier su queste colonne, si veda “Key4biz” del 9 luglio 2024, “Requiem per il “Comitato Media e Minori”, nel silenzio tombale di istituzioni e politica, dopo 22 anni di discreta attività”. Il Comitato era citato nella Relazione 2023, ed è invece scomparso completamente in quella 2024.  

Sulla questione, si legga anche un interessante articolo di Sonia Sorico, “Cancellato il Comitato Media e Minori: il silenzio su questi temi è più pericoloso che mai”, su “il Fatto Quotidiano” di ieri l’altro 17 luglio: Remigio del Grosso (membro storico del Comitato) sostiene che “questo Comitato dava un po’ fastidio alle emittenti… La sua esistenza era un monito costante per coloro che trascuravano il dovere di proteggere i giovani spettatori da contenuti dannosi o inappropriati”. E infatti – scrive Sorico – la sanzione più potente che il Comitato riusciva a infliggere era far menzione di una violazione al Codice di Autoregolamentazione durante un notiziario, un atto simbolico, ma significativo nell’avvertire il pubblico delle trasgressioni dei media. Ma ora, con l’avvento del nuovo comitato, la trasparenza e la vigilanza rischiano di essere sacrificate sull’altare dell’ambiguità burocratica… 

In attesa della risposta del Ministro Urso all’interrogazione del Pd sulla cancellazione del “Comitato Media e Minori” 

Abbiamo già segnalato (vedi “Key4biz” di lunedì scorso 15 luglio, “Tra cinema e televisione: 12 associazioni chiedono a Sangiuliano commissioni ministeriali trasparenti e il Pd vuole chiarimenti sulla cancellazione del Comitato Media e Minori”) che, verosimilmente a seguito della denuncia IsICult su “Key4biz”, il Partito Democratico ha annunciato la decisione di presentare una interrogazione parlamentare… 

Si tratta dell’atto di sindacato ispettivo n. 401326 (pubblicato il 16 luglio nella seduta n. 207 del Senato), nel quale si domanda al Ministro Adolfo Ursoquali siano le ragioni dell’eliminazione del Comitato Media e Minori, che garantiva una forma di tutela dei minori importante ed efficace; quando sarà insediato il nuovo “Comitato Consultivo Interistituzionale”, quali competenze avrà, quali saranno i criteri di nomina dei relativi componenti”… L’atto reca la firma dei senatori Simona Malpezzi, Antonio Nicita, Tatjana Rojc, Vincenza Rando, Cristina Tajani, Silvio Franceschelli, Cecilia D’Elia, Francesco Giacobbe, Susanna Camusso, Lorenzo Basso, Beatrice Lorenzin, Annamaria Furlan, Daniele Manca… 

Si attende la risposta del Ministro. 

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ] 

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult ilprincipenudo per “Key4biz”.  

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