La videointervista a Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante Privacy e relatrice del parere non favorevole dell’Autorità al DPCM che ha provato, con scarsi risultati, a disegnare la piattaforma per la raccolta delle firme digitali (con SPID, CIE, eIDAS) utili a proporre referendum e iniziative legislative popolari.
“Non c’è nessuna preclusione di principio del Garante”, ha chiarito da subito Cerrina Feroni durante l’intervista, “ma invito il ministro Colao e il ministero della Giustizia a realizzare insieme la piattaforma, privacy by design, per garantire ai cittadini-elettori uno strumento di democrazia diretta sicuro, affidabile e nel rispetto dei loro diritti e libertà fondamentali, come previsto dalla Costituzione”.
La videointervista integrale a Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente Garante Privacy
I punti chiave dell’intervista
“Il Garante Privacy non blocca il processo tecnologico, anzi ritiene la democrazia digitale uno strumento inclusivo per avvicinare di più i cittadini alla politica, ma nel DPCM c’è un problema tecnico”, ci ha raccontato la vicepresidente dell’Autorità. Ecco per punti gli aspetti tecnici bocciati dal Garante, spiegati da Cerrina Feroni:
- “Tutelare maggiormente i dati sensibili, come l’orientamento politico, come previsto dal GDPR”.
- “Non è stato identificato il gestore della piattaforma”.
- “È previsto un ruolo troppo attivo e non di terzietà della presidenza del Consiglio dei ministri in questo strumento digitale di democrazia diretta“.
- “Il manuale operativo, che il gestore dovrà scrivere, non potrà essere sottoposta né al parere del Garante Privacy né a quello del ministero della Giustizia”.
- “È assente tutta disciplina sulla sicurezza dei dati“.
- “Per come è stato scritto il DPCM”, ha concluso, “è alto il rischio di violazione dei diritti e delle libertà dei cittadini”.