Il reddito di cittadinanza è quasi pronto per debuttare. Oggi l’Inps comunicherà a Poste Italiane il numero delle domande accolte, con le somme da accreditare sulle card. Le carte prepagate non saranno pronte prima della fine del mese ed entro il 25 aprile saranno ‘ricaricate’ con i fondi pubblici, dopodiché il ministero del Lavoro comunicherà ai beneficiari il luogo in cui ritirarle. Ne verrà distribuita una per nucleo, saranno prive dei nomi degli intestatari per una questione di privacy. Ma non solo.
Niente più Grande Fratello sul reddito di cittadinanza. Giustamente il Senato ha trovato una soluzione alla criticità indicata dal Garante Privacy “è una sorveglianza su larga scala”, sulla tracciabilità di tutte le spese con la card del Reddito di Cittadinanza. Con l’emendamento 3.800 proposto dal Governo e approvato dall’Aula del Senato non avverrà più il monitoraggio su tutte delle spese, come previsto inizialmente dal decreto-legge che disciplina il beneficio, ma sarà effettuato solo “il monitoraggio dei soli importi complessivamente spesi e prelevati sulla Carta Rdc”.
Come verranno vietate le spese immorali?
Ma se ora le spese non saranno più tracciate, come farà il Ministero dell’Economia a vietare quelle “immorali”, come le ha definite Luigi Di Maio, ossia ad impedire l’acquisto di “Gratta e Vinci”, sigarette e in generale il gioco d’azzardo con i soldi pubblici?
Con le prepagate sarà possibile prelevare solo 100 euro al mese in contanti se si è single. Oltre all’acquisto di beni alimentari e farmaci, è prevista la possibilità per i beneficiari del sussidio di saldare con i soldi pubblici la rata del mutuo o dell’affitto.
Una richiesta su quattro è stata respinta
Sono pronte 800mila card, ma alla fine del mese ne verranno distribuite molte meno: a fronte dei numerosi stop in arrivo, saranno circa 600mila i nuclei che a maggio potranno utilizzare la prepagata. Ovvero molti meno di quanti si aspettava il M5S. Come mai? Una richiesta su quattro infatti è stata respinta.
Le bocciature hanno colpito soprattutto le domande trasmesse tramite gli uffici postali e il sito internet, che a differenza di quelle inviate attraverso i Caf non sono state sottoposte a un controllo preventivo dei requisiti. A conti fatti i nuclei che questo mese otterranno la card del reddito di cittadinanza saranno solo 600mila, la metà di quelli che il M5S contava di raggiungere. Il tasso di rifiuto, stando alle stime dell’Inps, si aggira attorno al 25 per cento.
Il ministro Luigi Di Maio è subito corso ai ripari. Sabato ha annunciato che i soldi che avanzeranno (per quest’anno sono stati stanziati 5,6 miliardi di euro) verranno redistribuiti per sostenere le famiglie con figli. “Alla luce delle stime di questi giorni, rimarrà qualche centinaio di milioni di euro”, ha chiarito il vicepremier.
In media caricati sulle card 520 euro per nucleo
Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, in un’intervista al Corriere della Sera, ha affermato che in media verranno caricati sulle card in uscita ad aprile 520 euro per nucleo. Le domande per il sussidio trasmesse a marzo risultavano essere 806mila la scorsa settimana, di queste, oltre 433mila sono di donne, ovvero il 54% del dato totale.
Il 25% delle richieste è stato presentato nelle regioni del Nord, il 16% in quelle del Centro, il 37% al Sud e il 20% nelle Isole. Le prime due Regioni sono Campania e Sicilia; il Lazio è la terza regione, seguita da Puglia e Lombardia, poi Calabria e Piemonte.
I requisiti
Chi effettua la domanda per ricevere il reddito di cittadinanza deve essere cittadino italiano o europeo o lungo soggiornante e risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa. Avere un Isee aggiornato inferiore a 9.360 euro annui. Possedere un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, non superiore a 30.000 euro. Avere un patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro che può essere incrementato e un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza. La soglia del reddito è elevata a 9.360 euro nei casi in cui il nucleo familiare sia in affitto.