Di questa settimana è la notizia che Esselunga, grazie all’introduzione di software di intelligenza artificiale, ha ridotto i costi di selezione del personale scremando 28 mila candidature riportando il dibattito sul ruolo del digitale nelle fasi del recruitment.
La tecnologia infatti offre nuove soluzioni sia per poter gestire le candidature attive che per poter individuare e ingaggiare le candidature passive.
Sul primo fronte si assiste ad esempi innovativi e creativi:
- le video-interviste sono sempre più utilizzate per ridurre i costi e ampliare lo spettro della ricerca e cominciano ad essere soluzioni (come Robot Vera o Hirevue) che in parte automatizzano questo processo;
- di contro grandi aziende come Aegis preferiscono le interviste scritte per analizzare le doti comunicative e la sensibilità alla scrittura del candidato e consentire l’adozione di software di automazione come i chatbot e di analisi come l’intelligenza artificiale;
- sempre più la gamification viene introdotta per coinvolgere, sfidare e scremare i professionisti: Volkswagen usa foto di automobili danneggiate per scegliere i meccanici, Ogilvy la metafora dalla vendita di un mattone, Spotify la competenza per fare curation delle playlist;
- l’esercito britannico si è avvalso della realtà virtuale per rendere la propria comunicazione più convincente, Facebook usa la leva del salario per pubblicare annunci sponsorizzati e tallonare i collaboratori dei competitor e Google pianifica annunci per ricerche così specifiche da nascondere perfetti candidati per quella materia fino ad arrivare ad Amazon che ha scelto Tinder per pubblicare i propri annunci di lavoro e ad Ikea che ha sfruttato il suo packaging;
- Google utilizza – in virtù di un progetto chiamato “Buffett” – “storie” di esperienze per affascinare i candidati e molte impreso hanno messo in campo strategie di employer branding e di incentivazione ai propri dipendenti se suggeriscono candidati.