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Recovery Plan da rivedere, Dècina ‘Più fondi nel PNRR per rispettare gli obiettivi della Gigabit Society’

Nel corso dell’audizione presso la Commissione Trasporti, Maurizio Dècina, professore emerito di Telecomunicazioni del Politecnico di Milano, ha avanzato alcune proposte di integrazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) presentato dal Governo Conte. Tre gli aspetti del Recovery Plan affrontati da Dècina.

Connettività

Il primo punto riguarda la connettività al Gigabit. La Commissione Europea ha posto degli obiettivi sfidanti al 2025. In particolare invitando tutti i paesi a coprire totalmente il loro territorio con infrastrutture di tipo Very high capacity network (Vhcn) che sono sostanzialmente infrastrutture in fibra ottica o radio cellulari però di generazione avanzata, di tipo 5G sia mobile che fisso (FWA).

Oggi il piano per quanto riguarda la copertura prevede 2,2 miliardi di euro per coprire le aree grigie del paese. Ma in realtà dall’analisi fatta dal Pofessor Dècina e dai piani degli operatori, in particolare FiberCop e Open Fiber, risulta che nelle aree nere e grigie ci sia una mancanza di circa il 30% del territorio e lo stesso si verifica nelle aree bianche, quelle che attualmente sono in cablaggio per Open Fiber. Il 30% del territorio rappresenta qualcosa come 10 milioni di unità immobiliari che, sottolinea Dècina, richiedono ben più dei 2,2 miliardi di euro che sono stati stanziati.

Non basta. Negli altri paesi si è spinta la diffusione territoriale del 5G. L’obiettivo della Gigabit Society è quello di ottenere alla fine del 2025 una copertura totale del territorio. In Germania e in Spagna hanno stanziato dai 5 ai 6 miliardi di euro per garantire la copertura al 100% del territorio al 2025.

Per la cablatura e la copertura via radio secondo Dècina servono anche delle riforme ammnistrative per abbattere l’ostacolo enorme dei permessi degli scavi e degli impianti radio, che ci possono mettere fino a 260 giorni.

Cloud Computing

Il secondo aspetto da tenere presente è quello del Cloud Computing. Cuore della digitalizzazione della PA e delle Pmi. Per quanto riguarda la Pubblica amministrazione centrale, la proposta è quella di aggregare la domanda di questi enti che sono circa 200, ed effettuare una gara nazionale verso i player di mercato. Player che garantiscano un modello ibrido Cloud Pubblico e Cloud Pubblico/Privato che garantiscano protezione e sovranità dei dati dei cittadini che vengono messi al loro interno.

Per quanto riguarda le Pmi, che sono il cuore produttivo del nostro paese, manca nel documento una misura per l’adozione del Vhcn, della connettività al Gigabit e del Cloud per quanto riguarda i servizi effettuati dalle aziende.

Piano digitale nel PNRR

Il terzo punto riguarda l’esistenza del piano digitale in seno al Pnrr. L’investimento in 5 anni, da 2021 al 2026, è pari a 310 miliardi tenendo conto dei 220 miliardi del Recovery Plan sia dei 90 miliardi che sono la dotazione ordinaria che viene data dall’Europa all’Italia nel quinquennio 2021 – 2026. Questi 310 miliardi saranno articolati in dozzine di progetti digitali: dalla teledidattica alla telemedicina, dallo smart working alla manifattura ecc.

Sarà quindi fondamentale garantire la resilienza di questi progetti. Il Recovery Plan parla di una cabina di regia che segua l’esecuzione del piano con un reporting puntuale dello stato di avanzamento dei key performance indicator (Kpi), ma bisogna fare di più.    

Serve un’attività ex ante. Serve dare a tutti questi progetti delle informazioni, degli standard omogenei per garantire la coerenza e resilienza del progetto Paese totale. Si tratta di resilienza digitale: privacy by design, sicurezza, di rispetto delle normative europee sulla gestione dei dati e della security, del data sharing che devono- essere uniformi per tutti quanti i progetti che vengono sviluppati.

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