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Rapporto Censis-WINDTRE, accesso alla rete diritto di tutti. Ma chi paga?

“Grazie agli operatori Tlc non abbiamo perso nemmeno un giorno di lezione durante il lockdown”. Lo ha detto Raffaele Oriani, Associate Dean Luiss Business School in occasione della presentazione del report “Il valore della connettività nell’Italia del dopo Covid 19. Perché gli operatori tlc sono essenziali per la ripresa e la resilienza del Paese e degli italiani” realizzato dal Censis in collaborazione con WINDTRE.

Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis, ha commentato i dati del rapporto, sottolineando che “l’86% degli intervistati considera l’accesso a Internet un diritto universale” e più della metà degli intervistati considera Internet un mezzo imprescindibile.

Non è gratis

“Ma a chi spetta la tutela di questo diritto? Non è gratis”, domanda De Rita, che a proposito degli operatori Tlc ha ricordato come il 25% delle persone siano molto soddisfatte del servizio che ricevono a fronte di un 64% che si dicono abbastanza soddisfatte. “Ma servono maggiori investimenti”, ha detto Roberto Basso Direttore External Affairs and Sustainability WINDTRE, che tra le altre cose nel suo intervento è tornato a richiedere alle istituzioni l’adeguamento dei limiti di emissione elettromagnetica italiano alla media europea. “Dal 2007 ad oggi gli operatori di telecomunicazioni hanno investito 100 miliardi di euro per le reti, 6 miliardi dei quali li ha investiti direttamente WINDTRE”. E’ per questo che “non mi stupisce affatto che le infrastrutture di rete del nostro paese abbiano retto in pandemia”, ha aggiunto Basso (vedi l’articolo).

Il web per tutti, ovunque, comunque

Sono 46 milioni gli italiani dotati di una connessione a internet. Di questi, il 65,5% si connette sia tramite la rete fissa, sia tramite la rete mobile, il 14,1% soltanto da mobile, il 12,1% solo da fissa. Sono numeri che dimostrano la centralità del web, una risorsa essenziale per dare continuità alle attività lavorative e professionali, allo studio e alle relazioni sociali anche durante la pandemia. L’emergenza sanitaria ha decretato il definitivo ingresso dell’accesso al web nel novero dei diritti fondamentali. L’86,3% degli italiani è convinto che l’accesso a internet deve essere garantito a tutti, ovunque e comunque (e la percentuale sale al 93,6% tra i giovani). Per l’80,2% (l’85,2% dei giovani) i costi di connessione dovrebbero essere  finanziati, per intero o in parte, dalla fiscalità generale, rimuovendo ogni barriera d’accesso, a cominciare da quella economica. Sono alcuni dei principali risultati del Rapporto «Il valore della connettività nell’Italia del dopo Covid-19 realizzato dal Censis in collaborazione con WINDTRE, azienda guidata da Jeffrey Hedberg.

Servizi di rete essenziali, ma investimenti a rischio

Per l’88,9% degli italiani che ne erano dotati, la propria connessione su rete fissa ha funzionato bene durante l’emergenza sanitaria. Nel momento del massimo bisogno, gli operatori Tlc non si sono fatti trovare impreparati, garantendo connessioni sicure, affidabili e veloci. Protagonisti essenziali durante la pandemia e nel nuovo contesto post Covid-19, da tempo operano con margini ridotti a causa di tariffe che risentono della pressione concorrenziale e investimenti infrastrutturali crescenti. Lo sforzo competitivo degli operatori è compreso solo in parte dalla popolazione: infatti, per il 44,7% degli italiani in questi anni le tariffe non si sono ridotte (mentre pensa il contrario il 41% e il 14,3% è incerto). Come uscire dal cortocircuito? Per la maggioranza degli italiani (l’83,6%) una possibile exit strategy consiste nel far pagare una fee ai giganti del web.

Vite online

La vita quotidiana degli italiani è permeata dal web. Il 91,5% tiene contatti online con familiari, amici e conoscenti. Il 78,9% usa internet per questioni legate alla salute. Il 75,9% per pagare bollette, multe, tasse. Il 75,5% per le attività del tempo libero, dal gaming online ai film, le serie tv, le partite di calcio. Il 74,1% per fare acquisti online. L’86,9% degli occupati usa il web per lavoro, l’83,6% degli studenti per le attività didattiche. Occorre perciò attrezzarsi al meglio: 13 milioni di italiani vogliono potenziare nei prossimi mesi la propria connessione su rete fissa, 3 milioni vogliono attivarla per la prima volta. E il 60,4% è favorevole a rendere il 5G subito operativo ovunque (il dato sale al 67,4% tra i laureati e al 77,3% tra i giovani). Solo il 14,4% si dichiara contrario, ritenendolo dannoso per la salute. Scarso è quindi il credito di rumor generati da fake news e teorie complottiste per cui il 5G sarebbe nocivo per la salute, dato che l’80% lo ritiene sicuro.

Le paure del web

Consapevoli delle sue potenzialità, allo stesso tempo per gli italiani il web non è un paradiso privo di rischi. Il 54,3% ha paura delle frodi durante le operazioni bancarie o gli acquisti online, il 43,1% teme i rischi legati al libero accesso alla rete da parte dei minori, il 27,6% la possibile dipendenza dai social network, il 22,6% è spaventato dagli hater.

Come si sceglie l’operatore di rete

Sempre più maturi nel rapporto con il web, gli italiani hanno le idee chiare sui fattori che determinano la scelta del proprio operatore di rete. Oltre al prezzo, che cosa guardano? Velocità di connessione, con alta qualità e fluidità dei contenuti (52,6%), poi l’affidabilità, l’assenza di interruzioni (47,6%), un servizio di assistenza rapido e facilmente raggiungibile in caso di guasti o problemi amministrativi (36,1%), la presenza di servizi di sicurezza informatica, che tutelino dal rischio di truffe online (31,1%), la protezione dei minori (19,7%), l’impegno esplicito e concreto dell’operatore per la tutela dell’ambiente (10,6%). Si tratta di un insieme di variabili  ritenute imprescindibili: il 44,3% degli italiani si dice pronto a pagare qualcosa in più per averle.

Alla presentazione hanno partecipato anche Graziella Bilotta, Amministratore delegato Paginemediche.it, e Anna Lisa Mandorino, Segretario Generale Cittadinanzattiva.

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