Spagna, Rajoy non inasprira’ l’applicazione dell’Art.155 ma lo estendera’ in caso di nuove elezioni
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha deciso che manterra’ i parametri che hanno governato finora l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola in Catalogna, anche se l’attuale blocco politico nell’investitura del nuovo presidente della Generalitat potrebbe portare a sciogliere il Parlamento catalano il prossimo 22 maggio e a indire nuove elezioni per il 15 luglio. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Pais” che aggiunge come, sebbene l’applicazione dell’Art.155 debba essere estesa oltre i sei mesi per cui e’ entrata in vigore, il Governo continuera’ la gestione quotidiana dei servizi e non formulera’ per ora nuove politiche. Secondo l’esecutivo spagnolo infatti, “la Catalogna funziona in modo ragionevole” e non e’ il momento di sommare nuove tensioni tra Barcellona e Madrid. Tra 48 ore saranno passati sei mesi da quando il Consiglio dei ministri, previa approvazione del Senato, ha approvato per la prima volta l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione con il quale il governo centrale e’ venuto ad assumere le funzioni della Generalitat della Catalogna. Anche il quotidiano “La Vanguardia” ricorda come manchino solo quattro settimane alla scadenza per investire il nuovo presidente o andare alle elezioni in modo autonomo, e ancora l’unita’ del blocco indipendentista e’ mantenuta dalla figura di Carles Puigdemont. Nel frattempo l’ex presidente catalano ha trasmesso un video da Berlino in cui rivendica lo spirito di San Giorgio, patrono della Catalogna celebrato ieri 23 aprile, come “espressione dell’identita’ della Catalogna”.
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Peru’, presidente Vizcarra lavora a riforma della legge elettorale
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Il governo peruviano del presidente Martin Vizcarra presentera’ prossimamente una proposta di riforma della politica. Lo ha detto lo stesso Vizcarra nel corso di una intervista concessa alla “Cnn” e rilanciata dai media locali. “E’ chiaro, alla luce dei risultati, che c’e’ un problema politico di fondo che sta creando questa mancanza di condizioni utili” a garantire la governabilita’. “Occorre fare uno sforzo per correggere” la rotta, ha detto il capo di stato. Una riforma che avra’ il suo centro in una nuova legge elettorale, partendo dai meccanismi di ripartizione delle quote e dal meccanismo delle preferenze. Dopo le ultime elezioni, ricorda il quotidiano “la Republica”, il partito di Forza popolare (Fp), guidato da Keiko Fujimori – figlia dell’ex presidente Alberto -, ha 73 dei 130 scanni del parlamento monocamerale. Ma in termini di percentuali di voto ha ottenuto solo il 19 per cento del consenso. Pur non chiarendo i tempi, il presidente ha annunciato la presentazione “di una iniziativa legislativa” basata su studi approfonditi compiuti da esperti sul tema. “Di certo, il modo in cui si eleggono i parlamentari ha fatto si’ che l’esecutivo disponga di una rappresentanza minima” al Congreso, ha detto Vizcarra in un’intervista – precisano i media locali – rilasciata il 15 aprile all’indomani della conclusione del vertice delle Americhe tenuto a Lima. La riforma politica, ha proseguito li capo di stato potrebbe mettere in conto anche l’introduzione del bicameralismo. Quest’ultima riforma, unita all’introduzione delle preferenze puo’ essere introdotta solo al termine di un processo lungo due legislature. Gran parte della crisi politica che ha portato alle dimissioni dell’ex presidente Pedro Pablo Kuczynski e’ dovuta alla mancanza di una base parlamentare di governo. La maggioranza parlamentare uscita dalle elezioni del 2016 e’ andata al partito Fp della candidata presidenziale sconfitta, Keiko Fujimori. Oltre a non avere i numeri per svolgere in maniera agevole il programma governativo, Kuczynski si e’ trovato piu’ volte a fare i conti con un’agenda dei lavori centrata sulle indagini per i presunti casi di corruzione nei quali egli stesso era coinvolto. prima di presentare le dimissioni lasciando il posto al vice Vizcarra, a fine marzo, il capo di stato ha dovuto affrontare una richiesta di destituzione per “incapacita’ morale”, dibattito che ha occupato per mesi il dibattito politico e causato diverse rinunce all’interno dell’esecutivo.
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Nafta, presidente Trump al Congresso: nuovo accordo o nessun accordo
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump sta adottando la linea dura sulla conclusione dei colloqui sul Trattato di libero scambio con i paesi del Nord America (Nafta) e spinge il Congresso a non ostacolare un nuovo accordo. Lo riferisce il quotidiano “Wall Street Journal”. Il presidente ha piu’ volte ribadito che intende ritirarsi dal Nafta in assenza di condizioni piu’ favorevoli ai lavoratori statunitensi, ma tra i parlamentari, in particolare i Repubblicani, piu’ di uno resiste alla pressioni della Casa Bianca. Il Congresso ha potere decisionale sulle tariffe doganali nonche’ gli strumenti per portare avanti una sua agenda o per ostacolare la politica dell’esecutivo. Entrambi i negoziatori per il Canada e il Messico hanno recentemente sostenuto che i colloqui stanno segnando dei progressi. Entro due settimane i due paesi vogliono raggiungere un accordo conclusivo, certamente prima delle elezioni presidenziali in Messico che si terranno il primo luglio prossimo. Tra i sostenitori dell’amministrazione Trump si teme che le elezioni di meta’ mandato a novembre possano indebolire i Repubblicani al punto di impedire alla Casa Bianca di far passare un nuovo trattato. Una volta che il Congresso avra’ ricevuto il nuovo accordo ci vorranno 90 giorni per l’esame e l’eventuale varo tra le due Camere.
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Usa, scivolone della Borsa: aumentano rendimenti su Buoni Tesoro
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Il rendimento dei buoni del Tesoro statunitensi a 10 anni e’ aumentato significativamente del 3 per cento oggi, facendo tremare il mercato azionario. L’indice S&P 500 era in rialzo, ma ha poi oscillato tra guadagni e perdite mentre i buoni del Tesoro hanno toccato un nuovo record dopo oltre quattro anni. In chiusura, il S&P 500 ha guadagnato lo 0,4 per cento, mentre il Dow Jones e’ cresciuto di 47 punti, ossia dello 0,2 per cento, a 24508. Il Nasdaq ha chiuso con guadagni pari allo 0,7 per cento. I buoni del Tesoro a 10 anni sono un riferimento fondamentale che incide sul costo dei prestiti per le aziende e i consumatori e alcuni analisti temono che tassi crescenti possano minacciare la crescita economica e la redditivita’ delle imprese.
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Gran Bretagna, il governo cede e promette la cittadinanza a tutti gli antichi immigrati caraibici
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Si completa la retromarcia del governo britannico sulla tormentata vicenda degli antichi immigrati caraibici arrivati nel paese 50 anni fa e dei loro discendenti: ieri lunedi’ 23 aprile la ministra dell’Interno, Amber Rudd, ha dichiarato che a tutti loro sara’ garantita automaticamente la cittadinanza, senza dover sottostare a test di alcun tipo e senza dover pagare per le adempienze burocratiche. La vicenda delle centinaia di immigrati arrivati negli anni ’50 dalle ex colonie britanniche dei Caraibi con la nave “Windrush Empire”, e delle migliaia di loro discendenti, ormai noti come “Windrush generation”, nelle scorse settimane e’ stata fonte di serio imbarazzo per il governo della premier Theresa May, sfiorando persino lo scontro diplomatico durante il vertice dei capi di Stato e di governo del Commonwealth che si e’ tenuto la scorsa settimana a Londra: una serie di linee-guida decise negli anni scorsi dal ministero dell’Interno aveva privato di ogni diritto quelle persone, suscitando accese polemiche sulla stampa e nell’opinione pubblica del paese. La retromarcia del governo, costretto a precipitarsi a correggere i passati errori, secondo gli osservatori e’ stata dettata anche dal timore del Partito conservatore di perdere il supporto delle minoranze etniche, che ormai costituiscono una sostanziosa porzione dell’elettorato britannico; tanto da spingere la ministra Amber Rudd, dopo le scuse ufficiali espresse la scorsa settimana, a promettere un “cambiamento culturale” da parte della sua amministrazione nel trattare le questioni riguardanti l’immigrazione.
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Stati Uniti-Francia, il presidente Macron accolto alla Casa Bianca da Donald Trump
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Ieri il presidente francese, Emmanuel Macron, e’ arrivato negli Stati Uniti per una visita di tre giorni, durante la quale affrontera’ con il suo omologo statunitense, Donald Trump, diversi dossier internazionali. Ne parla la stampa francese, sottolineando l’intesa che c’e’ tra i due leader. Sul tavolo dei colloqui ci sono temi come l’accordo sul nucleare iraniano, la lotta al terrorismo, il commercio internazionale, la crisi siriana e l’ambiente. “Le Figaro” concentra l’attenzione sulla “scommessa” fatta da Macron per “rinforzare l’influenza della Francia” incontrando Trump. “Les Echos”, invece, ripercorre i momenti piu’ salienti della prima giornata, riportando le parole pronunciate da Macron una volta atterrato. Il capo dell’Eliseo ha ricordato che Francia e Stati Uniti sono “i garanti del multilateralismo contemporaneo”. “Le Monde” scrive che “l’amicizia inattesa” tra i due sara’ “messa alla prova” durante il colloquio bilaterale previsto oggi nella sala ovale. Prima di arrivare alla Casa Bianca, dove erano attesi da Trump e sua moglie Melania, Macron e la premie’re dame Brigitte si sono concessi un piccolo “bagno di folla” visitando il Lincoln Center. Nel giardino della Casa Bianca i due leader hanno piantato una quercia portata in dono dall’ospite francese. La giornata si e’ conclusa con una cena nell’emblematica residenza di Mount Vernon, dove son conservate le chiavi della prigione della Bastiglia donate da Lafayette a George Washington nel periodo della Rivoluzione francese.
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Francia, i delusi dal presidente Macron potrebbero creare un nuovo gruppo parlamentare
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Nell’Assemblea nazionale francese si potrebbe creare un nuovo gruppo parlamentare composto dai deputati “delusi” dal presidente Emmanuel Macron. E’ quanto afferma “Le Figaro”, ricordando che Jean-Michel Clement e’ il primo deputato ad aver lasciato la maggioranza parlamentare della Re’publique en marche dopo il voto sul disegno di legge riguardante il diritto d’asilo e l’immigrazione. Il Partito socialista e’ pronto ad accogliere tra le sue fila i transfughi della Re’publique en marche, anche se l’ipotesi piu’ probabile e’ quella sulla creazione di un ottavo gruppo, che si inserirebbe in una logica di dialogo costruttivo con quello di En Marche. Viste le difficolta’ che sta vivendo in questa legislatura, il Partito Socialista non aspetta altro che nuovi parlamentari si uniscano al suo gruppo. “Da Me’lenchon a Macron dobbiamo essere molto aperti nella nostra fase di ricostruzione”, ha affermato il deputato Jean-Marc Germain, sottolineando che “la sinistra potra’ tornare al potere solamente sula base di una coalizione”. Tuttavia, per il momento Clement, ex socialista, non sembra essere intenzionato a rientrare nei ranghi del suo vecchio partito.
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Sempre piu’ ostacoli sulla strada di Draghi
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Sempre piu’ ostacoli sulla strada della normalizzazione dei tassi d’interesse per il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi. I recenti indicatori di fiducia per l’economia dell’area dell’euro si sono indeboliti dopo un’accelerazione all’inizio d’anno. Dal punto di vista della Bce l’inflazione e’ ancora troppo bassa, nonostante la decisa ripresa economica. Inoltre, la disputa dei dazi scatenata dal presidente Usa Donald Trump pone un ulteriore fattore di preoccupazione. “Il conflitto commerciale e’ certamente la piu’ grande preoccupazione dal punto di vista della banca centrale”, ha affermato l’economista di NordLB Christian Lips. I fornitori di servizi europei sono piu’ pessimisti riguardo al futuro. Secondo Lips, la Bce ignorera’ gli effetti negativi della disputa tra Usa e Cina, a meno che non si trasformi in una guerra commerciale, e dovra’ presto decidere cosa fare con i suoi acquisti obbligazionari di 2,55 miliardi di euro programmati almeno fino alla fine di settembre. L’ipotesi piu’ verosimile, almeno per il momento, e’ che gli acquisti vengano gradualmente eliminati a partire dalla fine dell’anno prossimo. Indicazioni decisive dovrebbero giungere dalle riunioni del Consiglio il 14 giugno a Riga e il 26 luglio a Francoforte. Il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha definito “non del tutto irrealistica” l’ipotesi di un primo aumento dei tassi a meta’ del 2019. A marzo l’inflazione dell’area euro e’ stata dell’1,3 per cento, e per il 2020 la Bce attualmente prevede l’1,7 per cento. Meno ottimista in merito all’andamento dell’inflazione il capo economista di Ing-Diba, Carsten Brzeski, che ritiene possibile una prosecuzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Bce oltre dicembre.
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Eurozona, le politiche della Bce fanno risparmiare agli Stati 1.100 miliardi di interessi
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – L’ex ministro delle Finanze tedesco, il cristiano democratico Wolfgang Schaeuble (Cdu), e’ forse il primo tra i critici del governatore della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, e dei rischi legati alla politica del tasso di interesse zero. Allo stesso tempo, quasi nessuno ha beneficiato di questa politica quanto la Germania durante il mandato dell’ex ministro federale delle Finanze, scrive “Handelsblatt”. Solo la Germania ha risparmiato grazie alle politiche di quantitative easing e alla compressione dei tassi di riferimento 162 miliardi di euro in costi di rifinanziamento del debito, come risulta dalla risposta all’interrogazione parlamentare presentata dai Verdi. Tra il 2008 e il 2017 erano stati pronosticati 450,4 miliardi di euro di interessi, che invece “sono ammontati a 288 miliardi di euro”, come riportato dal segretario alle Finanze, la socialdemocratica Bettina Hagedorn (Spd). I miliardi risparmiati rappresentano poco meno della meta’ della spesa pubblica federale in un anno. “I grandi vincitori dei bassi tassi d’interesse azzerati sono lo Stato federale e le amministrazioni locali”, ha commentato Marcel Fratzscher, presidente dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (Diw). “Il governo federale non sarebbe in grado di mantenere questo livello di spesa senza i bassi tassi di interesse”, ha specificato. Anche il successore di Schaeuble, il socialdemocratico Olaf Scholz (Spd), puo’ contare su questo enorme sostegno nella redazione del nuovo budget e piano finanziario. Il deficit dei tassi di interesse e’ uno dei motivi per cui la grande coalizione puo’ spendere altri 46 miliardi di euro in questo periodo legislativo. “Dieci anni di crisi in Europa hanno risanato il bilancio tedesco”, ha detto il Verde Sven-Christian Kindler, autore dell’interrogazione. E’ “una questione di giustizia” che la Germania restituisca qualcosa e metta a disposizione denaro per gli investimenti europei. “L’atteggiamento di blocco di Merkel e Scholz deve finire”, ha chiesto Kindler, riferendosi alle proposte per l’accelerazione dell’integrazione economica e finanziaria continentale. La Germania, pero’, non e’ certo il solo paese ad aver beneficiato delle politiche della Bce, secondo i dati della Bundesbank. I 19 paesi dell’area euro hanno dovuto spendere circa 1.150 miliardi di euro in meno per gli interessi tra il 2008 e il 2017. La Francia ha “risparmiato” 275 miliardi di euro, l’Italia 216 miliardi. La Bundesbank ha calcolato che senza le politiche della Bce, la Germania avrebbe dovuto pagare agli investitori piu’ del 4 per cento in piu’ di interessi sui prestiti. Se le cose stessero cosi’, Berlino avrebbe addirittura risparmiato 294 miliardi di euro, e sarebbe la prima beneficiaria nella zona euro. Anche secondo l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale (IfW), sebbene il debito del governo federale si sia attestato intorno ai 500 miliardi di euro nel 2007, circa 120 miliardi al di sotto del livello attuale, la spesa per interessi si e’ quasi dimezzata. Complessivamente, dal 2008 gli Stati federali hanno risparmiato circa 83,7 miliardi di euro di interessi, mentre i comuni hanno speso 18,9 miliardi di euro in meno. Secondo Jens Boysen-Hogrefe, ricercatore dell’IfW, soprattutto le citta’ e le comunita’ dovrebbero approfittare dei bassi tassi di interesse per operare “investimenti intelligenti nel futuro: nell’istruzione, nelle infrastrutture e nell’innovazione, per garantire competitivita’ e posti di lavoro a lungo termine”. Negli ultimi anni, tuttavia, il “dono” della Bce e’ stato perlopiu’ dilapidato in spesa corrente. Secondo il presidente dell’Istituto di studi economici di Monaco di Baviera, particolarmente preoccupante e’ la situazione di Paesi come il Portogallo e la Spagna, dove il deficit e’ appena sotto il 3 per cento.
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Sconfitta dei Cinquestelle nel tentativo di controllare il governo italiano
24 apr 11:05 – (Agenzia Nova) – Il Movimento 5 stelle (M5s), emerso nel marzo scorso come il primo partito nel nuovo Parlamento italiano, domenica 22 aprile ha sofferto una significativa sconfitta nel voto regionale in Molise che ne mette in dubbio il tentativo di assumere il controllo del prossimo governo dell’Italia: lo scrive il quotidiano economico britannico “The Financial Times”, in un reportage del suo corrispondente da Roma James Politi. Il voto in Molise, secondo il giornale, era un importante test del sentimento popolare dopo le elezioni del 4 marzo da cui non era emersa una chiara maggioranza parlamentare aprendo nel paese una fase di prolungato stallo politico: guidato da Luigi Di Maio, il M5s sperava in un forte risultato nella piccola regione meridionale per rafforzare la propria posizione in vista del quarto giro di consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo. Ma nonostante l’intensa campagna elettorale il candidato M5s alla carica di governatore del Molise ha convinto solo il 38,5 per cento degli elettori ed e’ stato battuto dal candidato della coalizione di centro-destra dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi e del leader della Lega Matteo Salvini: un mese fa qui il M5s aveva ottenuto il 45 per cento. La sconfitta, scrive il giornalista inglese James Politi, rende ancora piu’ difficile la scalata al potere del capo dei Cinquestelle Luigi Di Maio, che continua ad insistere a voler guidare un qualsiasi nuovo governo. La guida dell’esecutivo, spiega il “Financial Times”, e’ uno dei principali nodi dei negoziati in corso a Roma ripresi ieri lunedi’ 23 aprile dopo che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incaricato Roberto Fico, il presidente M5s della Camera dei Deputati, di cercare una soluzione di compromesso. Dopo aver analizzato le possibili combinazioni tra i partiti italiani, tuttavia, il corrispondente del quotidiano britannico fa dire a Lorenzo Codogno dello studio di consulenza LC Macro Advisors di Londra che probabilmente anche questo tentativo “sara’ un fallimento” e che “si e’ ancora lontani da una soluzione”: “A questo punto”, secondo il consulente citato dal “Financial Times”, “se Di Maio e Salvini non si assumeranno in prima persona la responsabilita’ ed il rischio di tentare di formare un governo, il presidente Mattarella prendera’ in mano le cose e proporra’ un governo di unita’ nazionale”.
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