Lo sbarco in Borsa di RaiWay ha bilanciato l’impatto del taglio da 150 milioni deciso dal Governo per la Rai con il Decreto Irpef. Risulta, infatti, fortemente ridotto l’indebitamento, rispetto al 2013.
La previsione di chiusura di fine anno, informa l’azienda in una nota, “evidenzia una gestione operativa in sostanziale equilibrio” e un “risultato netto positivo”. I primi nove mesi dell’anno di Rai si sono chiusi con una perdita pari a 137,3 milioni di euro dovuta alla spending review voluta dal Governo.
Escludendo l’impatto del taglio di 150 milioni di euro, la perdita sarebbe infatti stata di circa 25 milioni di euro, in miglioramento rispetto al 2013, se si considera l’incidenza dei grandi eventi sportivi pari a 95 milioni di euro.
La successiva quotazione di RaiWay, la società delle torri che fa capo alla Rai in Borsa dal 19 novembre, ha consentito di bilanciare l’ammanco nelle casse della tv pubblica e a fine anno i conti dovrebbero risultare in sostanziale equilibrio. Nessuna perdita, dunque, nonostante le preoccupazioni sollevate da più parti dopo le scelte dell’esecutivo, che ha ridotto i trasferimenti a Viale Mazzini per quest’anno e per i successivi, provocando una battaglia di ricorsi destinata a non chiudersi presto. Mentre resta ancora aperta sul tavolo del Governo la riforma del canone, dopo il passo indietro sulla possibilità di collegarla alla bolletta.
Il Cda Rai ha preso atto all’unanimità dei risultati dei primi nove mesi dell’anno e ha anche approvato, ma questa volta a maggioranza, il piano Fiction 2015, illustrato dal direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta. Quattro i voti a favore, quelli della presidente Anna Maria Tarantola, di Gherardo Colombo, Marco Pinto e Benedetta Tobagi. Si sono astenuti Antonio Pilati e Guglielmo Rositani, mentre non hanno partecipato alla votazione Antonio Verro e Rodolfo De Laurentiis.
Il piano è stato criticato dai consiglieri che non hanno votato a favore da un lato per il troppo peso dato ad alcuni produttori, che da tempo ottengono grossa parte delle commesse della tv pubblica, dall’altro per le scelte editoriali, considerate squilibrate non solo per la presenza di serialità troppo lunghe, ma anche e soprattutto per i contenuti. Troppa attenzione sarebbe a loro dire rivolta ad argomenti legati alla criminalità organizzata e più in generale alle tematiche sociali: secondo i consiglieri critici, la scelta di inseguire a ogni costo la mission di servizio pubblico finirebbe così con il penalizzare l’intrattenimento con un impatto negativo sugli ascolti.