Una vera mossa del cavallo, potremmo dire, dopo che la storica scultura di Francesco Messina che ormai simboleggia le peripezie della Rai, è stata prevalentemente usata per indicarne una inevitabile eclissi, più che la speranza di una ripresa.
RaiWay, la consociata del servizio pubblico titolare dei servizi di trasmissione, guidata da Roberto Cecatto, annuncia l’entrata nel mercato dei data center, proponendosi come un service provider multimediale. Un salto della specie, che aprirebbe scenari del tutto imprevisti nel perimetro dell’azienda pubblica. Ammesso che RaiWay sia parte di questo perimetro. Infatti, appare evidente la contraddizione fra la strategia annunciata dall’azienda di collegamenti e la capogruppo, che non sembra minimamente in condizione di essere il primo cliente della sua consociata.
Quale relazione fra Rai e RaiWay?
Il primo punto riguarda dunque la connessione fra il piano industriale appena annunciato dal 7° piano di Viale Mazzini e il proposito di RaiWay di proporsi come impresario dei nuovi sistemi di raccolta e gestione dei big data nel cloud.
Sarebbe davvero singolare se le due istanze non si fossero coordinate, prefigurando una elementare economia di gruppo in cui, come accade comunque in tutto il mondo, sono i distributori che trascinano i produttori di contenuti.
Ma il trascinato deve in qualche modo dare un segno di consenso, altrimenti sarebbe deportato, o, cosa più probabile in questo caso, dimenticato.
Rai e dati: quale rapporto con la profilazione?
I diversi comparti produttivi della Rai, dall’informazione alle produzioni di rete, e ancora ai servizi digitali, come contano di entrare in questa logica in cui la trasmissione di un contenuto è presupposto e pretesto per la profilazione dell’utente? E, secondariamente, come si pensa di finalizzare l’eventuale dote di dati ad una riconfigurazione editoriale dell’offerta, intensificando quel timido tentativo che abbiamo visto accennato con il Festival di Sanremo, di ibridare e contaminare il pubblico generalista con gli utenti digitali?
Si pone il tema dell’Intelligenza Artificiale
Si pone poi il tema dell’intelligenza artificiale, sia come risorsa da integrare in questa complessa raccolta e elaborazione dei dati depositati nei data server, sia per predisporre i propri archivi alla preziosa e discriminante fase di addestramento secondario dei nuovi dispositivi generativi specializzati.
Ma oltre il nodo Rai, la decisione dell’azienda guidata da Roberto Cecatto dovrebbe, essendo anch’essa e non solo la capogruppo, parte di un contratto di servizio e più in generale di un’intesa con lo Stato italiano sulla cui base si riceve la concessione ad operare come servizio pubblico, dovrebbe in qualche modo poggiare su un mandato del committente istituzionale. Entrare nel mercato delle nuove connessioni digitali, organizzando e formattando le modalità di raccolta e archiviazione dei dati, non è una semplice attività di manovalanza. Implica una strategia che non può essere avulsa dal piano sulla banda ultralarga, e dalle progettazioni di sistemi di uso di queste risorse, come ad esempio il Cineca di Bologna, il grande centro di calcolo pubblico, o Leonardo, l’azienda delle tecnologie più sofisticate della residue partecipazioni statali.
Quale bussola?
Insomma qual è la bussola di tale scelta che consideriamo fondamentale e vitale per la pubblica amministrazione e la capacità del nostro paese di riservarsi margini di autonomia in una tale nevralgico settore? Proprio perché parliamo di una decisione fondamentale, in un clima peraltro molto difficile, in cui il paese è al centro di scontri e minacce sul versante della permeabilità del suo spazio digitale, le risorse che possiamo mettere in campo devono essere saldamente ancorate ad una visione e a un progetto complessivo che non può certo ridursi all’incremento del fatturato di una singola impresa.
Dunque, sarebbe utile capire quale sia il contesto della mossa del cavallo di RaiWay: quali i piani di ottimizzazione di un circuiti pubblico di base per la raccolta e salvaguardia dei dati? Quali garanzie nel campo della cybersecurity? Ed infine, quale connessione con il sistema delle autonomie locali e della sanità che dovrebbero essere i primi clienti di una tale strategia?
Insomma, sarebbe bene che se ne parlasse in una logica globale, condividendo le valutazioni che sicuramente sono all’origine di tale passo.