Slc Cgil, in previsione di una iniziativa pubblica sul futuro della Rai, ha deciso di rivolgersi fin d’ora ai nuovi vertici Rai, alle Istituzioni ed ai cittadini, con una prima proposta mirata, che sarà tra i temi in discussione nel corso dell’incontro con l’AD il prossimo 24 settembre. Lo scrive il sindacato in una nota, aggiungendo che bisogna ripartire dalle realtà locali, rilanciare la periferia produttiva dell’azienda. La Sedi Regionali sono uno dei cardini fondativi del Servizio Pubblico Radiotelevisivo e tra le strutture aziendali in maggiore difficoltà di organico, tecnologie e identità.
Queste realtà aziendali, con la “riforma della Rai”, sono state declassate a presìdi redazionali o trasformate, soltanto su carta, in Centri di Produzione Decentrati (Trieste, Trento, Bolzano, Aosta e da ultima Cagliari).
Oggi, quelle scelte, sono state lo strumento per procedere nella riduzione dell’organico delle sedi: logica che, come abbiamo dichiarato anche in Commissione di Vigilanza, sta portando alla cessazione o esternalizzazione delle attività, col rischio concreto di non poter ottemperare neanche più alla messa in onda dei TGR.
Continuiamo a credere che le Sedi Regionali della Rai siano luoghi istituzionali, spazi di raccordo informativo e culturale, presidi di democrazia con ancora maggiore rilevanza per quelle realtà in cui più identità linguistiche e culturali necessitano di essere rappresentate.
La Rai può aprirsi alla sfida del mercato solo se guarda alla propria storia (gli archivi), alla propria dislocazione territoriale, alla capacità produttiva e alle grandi professionalità interne, smettendo di voler concorrere con i privati nell’acquisto di diritti o nelle grandi produzioni generaliste.
Per questo riteniamo indispensabile rilanciare queste realtà proponendo la creazione di un canale nazionale per le produzioni regionali sui temi più sentiti quali: informazione, società, cultura, recuperando la rappresentazione di quelle attività produttive, storiche e culturali che rendono il nostro Paese unico.