Gli abbonati ai servizi di video on-demand (Subscription Video On-Demand – SVOD) in Europa sono cresciuti del 56% in un solo anno (2014-2015) e si prevede che nel 2020 saranno 50 milioni le famiglie che paganti.
E’ quanto si rileva nell’ultima ricerca del Media Intelligence Service (MIS) dell’European Broadcasting Union dal titolo ‘Market Insights: SVoD in Europe’.
I Paesi europei dove questi servizi sono maggiormente diffusi sono: Regno Unito, Paesi Bassi, Irlanda e tutta l’area del Nord Europa.
Dagli ultimi dati di ITMedia Consulting, Italia, Spagna e Grecia procedono al ralenti.
Il tutto mentre la Ue è impegnata nella revisione della direttiva sui servizi media audiovisivi che prevedono tante novità
Al momento circa l’11% delle abitazioni europee ha un abbonamento SVOD.
Una percentuale che si prevede raddoppierà nei prossimi quattro anni anche se è molto difficile che raggiunga i livelli degli Stati Uniti che resta il driver del consumo globale di SVOD.
Il Report evidenzia che la concorrenza sta crescendo rapidamente sul mercato dei video on-demand a pagamento.
Netflix, evidenzia l’EBU, è il leader indiscusso con una quota del 52% del mercato nella Ue mentre Amazon è in rimonta.
Il settore è però in forte fermento grazie all’attività di diversi player come Vivendi (CanalPlay), Sky (NOW TV) e ProSiebenSat.1 (Maxdome).
L’impatto dello SVOD sul consumo audiovisivo globale è ancora modesto.
Nel Regno Unito, per esempio, lo SVOD rappresenta solo il 4% della visione totale quotidiana, 11 minuti in media al giorno. Nella Repubblica Ceca è solo l’1%.
La ricerca evidenzia che i servizi catch-up gratuiti come BBC iPlayer e RAI Replay, restano le vie preferite per accedere ai contenuti on-demand.
Il 97% dei membri EBU ha servizi catch-up free.
Nonostante i vincoli finanziari e regolamentari, diversi membri EBU stanno abbracciando lo SVOD, sia lanciando servizi propri che distribuendo i propri contenuti su piattaforme terze.