Negli anni Sessanta del secolo scorso, la Rai mandava in onda un programma televisivo serale dal titolo emblematico: “Non è mai troppo tardi”. La conduzione della trasmissione era affidata al celebre pedagogo nazionale Alberto Manzi e aveva il sostegno del Ministero della Pubblica istruzione. Obiettivo del programma era insegnare a leggere e a scrivere agli italiani, soprattutto coloro che ormai erano in età adulta.
La Rai si era assunta il ruolo di medium di alfabetizzazione delle masse. Manzi per insegnare a leggere e scrivere utilizzava tecniche che possiamo tranquillamente definire multimediali, grazie all’uso di supporti video e audiovisivi.
Oggi, nell’era della trasformazione digitale e delle tecnologie esponenziali, all’emittente pubblica potrebbe toccare nuovamente questo compito di “recupero dell’adulto analfabeta”, come recitava il titolo del corso di Mazi.
Ne è consapevole il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che, in audizione alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, tra le tante sfide che attendono l’emittente pubblica nazionale, ha ricordato in più punti il ruolo non solamente informativo della Rai, ma soprattutto formativo.
Parlando del piano industriale 2019-2021 della Rai, Patuanelli ha affermato: “Il Contratto di Servizio intende rispondere all’esigenza di estendere il perimetro della missione di servizio pubblico affidata alla Rai, con il passaggio da un’azienda radiofonica e televisiva ad una media company che punti fortemente sul digitale e sulle nuove tecnologie. Si tratta di un compito di grande rilievo, anche in considerazione del fatto che il nostro Paese presenta dei ritardi nello sviluppo in tali ambiti rispetto ai principali competitor europei: di qui la missione cruciale di favorire l’alfabetizzazione digitale del Paese e incentivare l’utilizzo delle tecnologie digitali a tutti i livelli con un’attenzione particolare alle tecnologie emergenti”.
Secondo il ministro, è fondamentale che la rai adotti “una strategia multipiattaforma focalizzata sulla distribuzione dei contenuti verso le diverse tipologie di pubblico, nonché sulla digitalizzazione dei propri contenuti editoriali”.
Un esempio sono le Teche Rai, per Patuanelli, “che rappresentano un tesoro in termini storici, attraverso la loro capacità di raccontare in profondità i cambiamenti del Paese. Ritengo, altresì, che uno dei principali compiti della RAI debba essere di raccontare il nostro Paese che cambia attraverso il digitale”.
Questo perché, ha spiegato il ministro, l’Italia da tempo è terra di eccellenze anche nel settore delle tecnologie emergenti ed esponenziali, grazie a startup, piccole e medie imprese e incubatori di innovazione che sviluppano nuove soluzioni ed applicazioni in ambito industria 4.0, internet of things, big data, robotica, automazione, stampa 3D, quantum computing, cloud ed intelligenza artificiale.
“Ritengo fondamentale che la Rai faccia conoscere agli italiani queste realtà di cui dobbiamo essere orgogliosi con un linguaggio semplice e accessibile a tutti per far uscire il mondo del digitale da circoli che a volte possono apparire autoreferenziali e renderlo alla portata della popolazione nel suo complesso considerata. In questo quadro – ha precisato Patuanelli – l’azione della RAI può incontrare sinergie con quanto stiamo facendo come Ministero per il sostegno del Venture Capital attraverso la creazione con Cassa Depositi e Prestiti del Fondo Nazionale Innovazione”.