Via libera del Cda Rai all’ordine del giorno presentato da Antonio Verro che impegna il consiglio sul ricorso contro il taglio di 150 milioni deciso dal Governo con il Decreto Irpef. Contrari Luisa Todini, che oggi si è dimessa in forza del suo nuovo incarico di presidente di Poste, e Antonio Pilati. A favore gli altri sei membri del consiglio, mentre la presidente Anna Maria Tarantola si è astenuta.
Il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, a quanto apprende l’Ansa, ha definito “inopportuno” il ricorso votato dal Cda.
Un Cda burrascoso, il cui esito ha convinto la Todini, che aveva promesso le dimissioni “entro l’autunno”, ad anticipare la sua uscita dal consiglio d’amministrazione.
Il ricorso votato oggi dal Cda Rai segue quello depositato il 10 novembre al Tar dai sindacati Slc-Cgil e Uilcom-Uil e le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori.
Per quanto riguarda il prelievo di 150 milioni, nel mirino dei ricorrenti diversi profili di legittimità del provvedimento varato dal Governo Renzi in ottica di spending review con il DL 66/2014 dello scorso 23 aprile.
Antonello Giacomelli: ‘Voto politico, contro interessi dell’azienda’
“Nel giorno in cui RaiWay debutta con successo in Borsa e la Rai finalmente valorizza un asset strategico dopo anni di immobilismo, il cda a maggioranza assume una decisione incomprensibile, autolesionista, contraria agli interessi dell’azienda e lontana dai problemi reali del paese”. Così il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli commenta il voto di oggi del cda Rai a favore del ricorso sui 150 milioni del canone.
“Smentendo tutti i presagi di sventura, RaiWay raccoglie in poche ore sul mercato ben più del contributo richiesto per assicurare gli 80 euro alle famiglie italiane. – continua Giacomelli – Il sì al ricorso appare dunque chiaramente un voto determinato solo da logiche politiche e personali, perverse e contraddittorie, all’insegna del tanto peggio tanto meglio e ostile a ogni spinta riformatrice e di cambiamento. Sia ben chiaro, comunque, che tutto questo non indebolisce affatto, semmai rafforza, la volontà del governo di liberare la Rai e il servizio pubblico dalle vecchie logiche che ne hanno bloccato le potenzialità e lo sviluppo”.