Quel che sta realmente accadendo intorno a Viale Mazzini è di ardua comprensibilità, ed anche attingendo a qualificate fonti aperte – come “BloggoRai” e “Vigilanza Tv” (animate rispettivamente da un ex dirigente Rai che preferisce restare anonimo e dal giornalista Marco Zonetti) – l’impressione che emerge è di un discreto “stato confusionale”: molti osservatori attribuiscono all’attuale Amministratore Delegato Carlo Fuortes un piglio assai decisionista, ma, al tempo stesso, un discreto isolamento rispetto alla dirigenza apicale interna, una patologia che è risultata dannosa per il suo predecessore Antonio Campo Dall’Orto (che si era rinchiuso in un fortino assieme ad un gruppo di suoi fiduciari, molti dei quali acquisiti “intuitu personae” dall’esterno dell’azienda).
È evidente che l’Ad Carlo Fuortes si sente forte di un mandato politico preciso ed alto, anzi altissimo, e quindi la sua vocazione “autocratica” sembra non indebolirsi. In occasione di una audizione parlamentare di fronte alla Vigilanza, ha rivendicato con forza il pieno esercizio dei diritti che la legge (e lo statuto della Rai) gli assegnano, senza la necessità di dover rendere conto… a nessuno (se non, forse, all’azionista formale, che è al 99,66 % il Ministero dello Sviluppo Economico alias Mise – ovvero il Governo – e per lo 0,44 % la Società Italiana Autori Editori alias Siae).
La riunione del Consiglio di Amministrazione di ieri 16 dicembre 2021 – tenutosi “in trasferta” a Milano ha registrato due decisioni piuttosto delicate: la nomina delle “nuova” squadra che dovrà attuare un “piano industriale” che pure appare sempre più problematico (non si riesce ad apprezzare la qualità della versione “aggiornata”), e la conferma della chiusura dell’edizione notturna della Testata Giornalistica Regionale (questione che è stata oggetto di varie polemiche).
Il potere decisionale Rai passa dalle “reti” ai “generi”
Le notizie ufficiali sono state registrate dall’Ansa ieri sera verso le 20, e non hanno avuto grande ricaduta nella stampa quotidiana di oggi (anzi non ne ha scritto quasi nessuno). In lungo ed accurato servizio firmato da Michele Cassano, si apprende ieri sera che è sostanzialmente passato all’unanimità il “pacchetto di nomine” alle cosiddette “Direzioni di Genere” proposte dall’Amministratore Delegato.
In questo modo, il Cda Rai ha approvato un passaggio centrale per la trasformazione dell’organizzazione della tv pubblica, che verrà implementato nei prossimi mesi e dovrebbe portare ad un netto cambio delle modalità di produzione e programmazione dei palinsesti.
In estrema sintesi, il potere decisionale dovrebbe passare dalle “reti” ai “generi”: la responsabilità di gran parte delle scelte azionali, passa dalle direzioni di “rete” (che avranno alla loro guida dei “channel manager”), alle direzioni di “genere”, fulcro dell’offerta Rai. Le novità non si vedranno nell’immediato, bensì dal prossimo palinsesto estivo.
Questa decisione è coerente con il “piano industriale” approvato dalla precedente gestione, parzialmente aggiornato dal Consiglio di Amministrazione in carica.
Il “pacchetto di nomine”: molte conferme ed aperture a Fratelli d’Italia
Il “pacchetto di nomine” è stato approvato con il solo voto contrario del consigliere eletto in rappresentanza dei dipendenti Riccardo Laganà sulla scelta di Stefano Coletta per la strategica Direzione Prime Time, che si occuperà dei programmi di intrattenimento serale, e l’astensione di Alessandro Di Majo, eletto “in quota” M5S, sulla nomina di Fabrizio Zappi, Vice Direttore di Rai Fiction, alla Direzione Documentari al posto di Duilio Giammaria. In particolare, Laganà lamenta che Coletta abbia affidato trasmissioni di fascia di ascolto preziosa a produzioni esterne, ottenendo risultati deludenti e non valorizzando adeguatamente le risorse interne della Rai.
Alla Direzione Day Time, che si occupa dei programmi di intrattenimento nell’arco della giornata, va Antonio Di Bella, attualmente corrispondente Rai da New York.
Per la Direzione Cultura ed Educational, è stata scelta Silvia Calandrelli, Direttrice di Rai Cultura.
La Direzione Fiction va alla direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati.
Assume il ruolo di Direttore di Kids il Direttore di Rai Ragazzi, Luca Milano
Responsabile della Direzione Contenuti Digitali è Elena Capparelli, Direttrice di Raiplay.
Alla Direzione Cinema e Serie Tv, è stato nominato Francesco di Pace, capostruttura per cinema e fiction di Rai3.
Di fatto, le nomine di Calandrelli (cultura) e Ammirati (fiction) e Milano (ragazzi) e Capparelli (digital) e De Stefano (sport) confermano la fiducia che Rai ha nei confronti di questi dirigenti.
Alcuni davano per probabile che alla Direzione Cinema e Serie Tv venisse assegnato Paolo Del Brocco, attuale Amministratore Delegato della controllata RaiCinema.
C’è chi ironizza su queste nuove nomine: per esempio, la neo-dirigente della Direzione di Genere “Fiction” Anna Maria Ammirati come andrà ad interagire con… se stessa, nel ruolo storico di Direttrice di Rai Fiticion?! E Francesco Di Pace, neo Direttore di Genere per “Cinema e Fiction” come interagirà con la stessa Ammirati (nella sua veste di Direttrice di RaiFiction) e con Paolo Del Brocco (Amministratore Delegato di Rai Cinema)?!
Il rischio di una qual certa confusione funzionigrammatica è latente.
Come ha scritto ieri su “BloggoRai” il redattore anonimo: “le cosiddette “mission” appaiono ancora fumose e contorte nonché foriere di tensioni tra le diverse vecchio e nuove direzioni”. Il redattore anonimo ha ragione.
L’inspiegabile rimozione di Duilio Giammaria dalla Direzione Documentari
La non conferma di Duilio Giammaria, che ha organizzato “ex novo” la Direzione Documentari (voluta dall’ex Ad Fabrizio Salini), ha provocato sconcerto nella comunità professionale, al punto tale che due associazioni settoriali, Doc/it Associazione Documentaristi Italiani e Cna Cinema & Audiovisivo (si ricordi che la “Cna” è l’acronimo di Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), guidate rispettivamente da Francesco Virga e Gianluca Curti, hanno scritto all’Ad Fuortes una lettera aperta, chiedendo “che non venga interrotta l’esperienza positiva di competenza professionale inaugurata dall’attuale direzione, che venga assicurata continuità con il lavoro intrapreso, rafforzato il budget e maggiormente definita la mission di produrre con i produttori e le produttrici indipendenti nazionali”. Si ricordi che Giammaria ha cercato di fare del suo meglio compatibilmente con un budget Rai allocato a favore dei documentari che è modestissimo, rispetto ai migliori “public service media” europei.
Qualcuno ha notato che, considerando il ruolo che Rai per il Sociale – diretta da Giovanni Parapini – potrebbe avere nella miglior definizione del profilo identitario della televisione pubblica, poteva essere realmente innovativa la decisione di creare anche una “direzione di genere” per il Sociale. Una simile decisione potrebbe contribuire a differenziare il servizio pubblico radiotelevisivo italiano dai suoi concorrenti commerciali. Da molti anni, anche su queste colonne, sosteniamo questa tesi, considerando il ruolo ancora debole che questa Direzione ha nella complessiva economia (anche semiotica) della Rai. In argomento, va segnalato che l’Ad Carlo Fuortes, nell’ambito delle comunicazioni fatte al Cda sulle nomine dei direttori di alcune sedi regionali scoperte, ha indicato Giovanni Parapini come il nuovo Direttore della Sede Rai di Perugia, dove si produce l’informazione regionale dell’Umbria. Parapini, attualmente giustappunto Direttore di Rai per il Sociale, mantiene anche l’interim dell’attuale incarico.
La squadra, 6 uomini e 4 donne – tutti scelti internamente all’azienda – si completa con Mario Orfeo, nominato nel Cda in cui sono stati decisi gli avvicendamenti alle testate, alla guida della Direzione Approfondimento, insieme ad Alessandra De Stefano, che dirigerà lo Sport (è già da un mese Direttrice di RaiSport).
Da ricordare che 18 novembre il Consiglio di Amministrazione riunitosi a Napoli aveva nominato Alessandra De Stefano Direttrice per lo Sport e Mario Orfeo Direttore per l’Approfondimento.
Dal punto di vista “partitocratico” – come ha scritto Michela Tamburrino sulle colonne de “La Stampa” di ieri – “politicamente queste nomine vedono la scomparsa di poltrone pentastellate, un forte riassetto del Pd e una grande preponderanza di Fratelli d’Italia, incredibilmente assente dal Cda ma presente in tutte le maggiori direzioni, persino al Tg1 dove Maggioni avrà come Vice Nicola Rao” (appunto vicino a FdI finora escluso dalle nomine perché definito troppo di destra, come ricostruisce il “Secolo d’Italia”).
I neo “direttori di genere” Fabrizio Zappi (Documentari) e Francesco Di Pace (Cinema e Serie Tv) vengono attribuiti al centro-destra.
Da segnalare che non si registra, l’indomani (almeno fino alle ore 14 di oggi venerdì 17), alcuna reazione di esponenti politici: cercando “nomine” + “Rai” nel database delle agenzie stampa (Telpress), nessun segnale di sorta. Tutti veramente soddisfatti in una spartizione consociativa oppure si tratta di decisioni assunte veramente senza contattare le “segreterie di partito”?! Unica voce registrata quella di Daniela Santaché, senatrice di Fratelli d’Italia e componente della commissione di Vigilanza Rai, che, ieri sera, poco prima delle nomine, commentava: “leggendo le nomine delle direzioni di genere della Rai abbiamo un solo commento: curioso che le uniche competenze riconosciute siano quelle del Pd”.
Salvatore Muscarella (Fnc-Ugl): silenzio dell’Ad sul misterioso piano industriale aggiornato e “rischio di un monocolore culturale”
Interessante ed eterodossa (al di là della partigianeria di centro-destra) la presa di posizione del sindacato Fnc – Ugl Comunicazioni, nella persona del Segreteraio generale Salvatore Muscarella, che ha sostenuto: “come organizzazione sindacale, abbiamo seri motivi di preoccupazione per come la vicenda si sta sviluppando. Il primo motivo è l’assordante silenzio dell’Ad sulla sua promessa di presentare al più presto un suo piano industriale. Nessuno sa più dove, quando e come i lavoratori saranno messi a conoscenza delle prospettive future dell’azienda”. E rimarca: “per la prima volta, si toccano gli assetti che hanno garantito alla Rai di andare in onda sempre e comunque, stravolgendo così modalità e processi produttivi, in un quadro assolutamente indefinito. Siamo certi che così si potrà ancora garantire il servizio pubblico ai cittadini italiani?”. Muscarella ha aggiunto: “ma c’è un altro motivo di seria preoccupazione, che trapela dai nomi dei dirigenti candidati alle direzioni: la percezione che si voglia creare una sorta di ‘monocolore’ culturale in ogni snodo di futura area ideativa e produttiva. La politica che denuncia spesso a gran voce la necessità di liberare la Rai dall’ingerenza dei partiti, sembra aver perso di vista che la prima garanzia di un servizio pubblico apprezzato dagli italiani è quella della sua capacità di interpretare le diverse anime del nostro paese e non quella di una sola parte, peraltro minoritaria, di esso”.
L’Unione Sindacale Giornalisti Rai (Usigrai) ha manifestato dubbi sui criteri di assegnazione dei programmi alle varie direzioni: “nessuno ha ancora chiarito come saranno assegnati in questo nuovo assetto i programmi di informazione di servizio pubblico”. E concretamente domanda: “con quali criteri saranno assegnati ai direttori del genere Approfondimento o Day Time? Chi decide cosa è più o meno approfondimento?”.
La domanda è provocatoria ma ficcante. Abbiamo certezza che la documentazione che la Presidente Marinella Soldi e l’Ad Carlo Fuortes hanno messo a disposizione dei membri del Consiglio di Amministrazione consentirà di dare risposta a queste domande.
Ci auguriamo che parte di questa documentazione venga resa pubblica, perché non riteniamo debba essere classificata tra i “segreti industriali”. La Rai è servizio pubblico, non soltanto impresa commerciale.
Ricordiamo che il 2 dicembre l’Assembla dei Comitati di Redazione ha dichiarato: “l’assemblea dei Cdr e fiduciari della Rai esprime forte preoccupazione per l’assenza di confronto con l’Usigrai sul piano industriale che il nuovo vertice aziendale sta provando a far passare a colpi di circolari e decisioni unilaterali che violano ogni forma di relazione sindacale e regola contrattuale… L’assemblea condivide l’iniziativa Usigrai di citare in Giudizio la Rai per comportamento antisindacale”.
Il controverso “taglio” dell’edizione notturna dei Telegiornali Regionali
Nel mirino dell’Usigrai, è finita anche la controversa scelta di tagliare l’edizione notturna della Tgr.
Il via libera in Cda è arrivato con 4 voti a favore, il voto contrario di Laganà e l’astensione di Di Majo e di Francesca Bria, eletta “in quota” Pd. Decisivo quindi il sì di Fuortes per avere la maggioranza. E questo sarebbe “il risultato di una azione unilaterale dell’amministratore delegato, senza alcun confronto sindacale e senza alcun progetto complessivo”, attacca il sindacato dei giornalisti, che aveva già proclamato uno sciopero per il 29 dicembre, ed ora chiede un ripensamento.
Carlo Fuortes, da parte sua, ha precisato in una lettera alla Commissione di Vigilanza, che lo stop è dovuto “all’alto costo sostenuto per la realizzazione delle edizioni in questione senza che ne derivino benefici e risultati in termini di ascolto”. L’Ad ha avanzato due proposte, da discutere con i sindacati: un possibile ampliamento di 1 minuto della durata dell’edizione del telegiornale regionale delle 14.00 e il ripristino della durata di 30 minuti (attualmente sono 20) di “Buongiorno Regione”, in onda la mattina su Rai3.
Da segnalare la presa di posizione del Consigliere di Amministrazione eletto dai dipendenti: Riccardo Laganà, in una lunga dichiarazione pubblicata nella sua pagina Facebook, spiega le ragioni della sua contrarietà rispetto alle decisioni assunte sul taglio dell’edizione notturna del Tgr. Precisa, tra l’altro, a chiare lettere: “ho votato contro il taglio delle edizioni notturne contenute nel Piano Produzione e Trasmissione 2022 presentato”.
La complessiva situazione Rai permane caratterizzata da grande incertezza.
In particolare, ci ha colpito (negativamente) un passo della lettera dell’Ad alla Vigilanza: “il nuovo Piano industriale sarà, invece, sviluppato nei prossimi mesi anche sulla base dei principi stabiliti dal nuovo Contratto di Servizio”. Ma… come?! Si ricorda che l’attuale “Contratto di Servizio” è valido anche per tutto il prossimo anno. Si può prevedere che il nuovo “Contratto” non vedrà la luce prima della primavera del 2023. Ad essere (iper)ottimisti nell’inverno del 2022. E fino ad allora?! In assenza di “nuovo contratto”, cosa si combina col “piano industriale” aggiornato, e rispetto agli obblighi del contratto vigente???
Gaetano Blandini (Siae, socio di minoranza Rai): “assicurare le risorse economiche necessarie…”, e perché non c’è nulla su Rai nel Pnrr?!
Riteniamo vada rilanciata una dichiarazione del Direttore Generale della Siae (che pure – ricordiamo – è azionista di minoranza di Viale Mazzini), Gaetano Blandini, che purtroppo è stata ripresa soltanto dall’agenzia stampa AgCult (specializzata nella politica culturale, diretta da Ottorino De Sassi). Martedì scorso (14 dicembre) in audizione al Senato di fronte alla Commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni nell’ambito dell’esame dei disegni di legge di riforma della Rai, ha dichiarato: “è giusto chiedere alla Rai di assolvere i propri impegni verso la creatività e la produzione di nuovi contenuti. Ed è giusto chiedere impegni sempre maggiori, efficaci, trasparenti, e spostare costantemente più in alto l’asticella degli obiettivi. Ma è altrettanto giusto mettere la Rai nella condizione di operare al meglio, con risorse adeguate: da una parte tagliando eventuali sprechi, eliminando le spese superflue e facendo sinergie, dall’altra assicurando le risorse economiche necessarie”. Il tema delle “risorse economiche necessarie” è centrale, nodale, essenziale, e non ci sembra che “la politica” gli stia assegnando adeguata attenzione. La Siae si dichiara “preoccupata dal rischio che gli effetti economici dell’emergenza sanitaria ancora in corso portino ad un disinvestimento dalla produzione audiovisiva italiana. Questa preoccupazione è trasversale a tutte le componenti del sistema audiovisivo. Speriamo che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza possa sostenere progetti nel settore audiovisivo che vedano coinvolto il servizio pubblico e siano efficaci per il suo rilancio”.
Nessuno finora – a quanto ci risulta – ha introdotto in Italia (almeno pubblicamente) il tema del rapporto tra Pnrr e Rai.
Incredibile, ma vero. Perché la Rai è stata completamente ignorata dal Governo nell’economia del “Recovery Fund”?! Per capirci: 300 milioni di euro per il rilancio di Cinecittà e 0 (zero) euro alla Rai?! Inspiegabile veramente.
Questo argomento ci sembra assolutamente più importante (nel medio-lungo periodo) di qualsivoglia polemica sul “pacchetto di nomine” di Viale Mazzini…