Continua a essere animato il confronto sulle nuove norme che riguardano la Rai. Usigrai è nuovamente intervenuta sul canone in bolletta, regolamentato nella Legge di Stabilità in discussione a Montecitorio, mentre in serata dovrebbe essere approvata in Senato la riforma sulla governance che, in questo caso, diventerebbe legge perché si tratterebbe della terza lettura, quella definitiva.
Palazzo Madama aveva, infatti, votato a luglio il testo in prima lettura che è stato poi modificato a ottobre dalla Camera.
Stamattina in apertura di seduta il ddl ha superato lo scoglio delle pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni.
Giacomelli: ‘I poteri dell’Ad non inficiano in nulla il ruolo del Cda’
Intervenendo questa mattina in Aula, il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha dichiarato: “Il governo non condivide le pregiudiziali e le considerazioni sulla contrarierà di questo provvedimento alle pronunce della Consulta. I poteri dell’Amministratore delegato non inficiano in nulla il ruolo del Cda. Il governo non nomina, ma indica l’Ad. A nominarlo è il Cda che ha anche il potere di revoca”.
“Quanto alle considerazioni sul fatto che il governo avrebbe dovuto inserire in questo ddl le nuove norme sul canone – ha proseguito -, ricordo che i colleghi del Senato contestarono l’idea della delega al governo sul tema contenuta in questo ddl, temendo che ci fosse un attacco all’autonomia dell’azienda. Abbiamo preso atto della volontà del Parlamento e deciso di inserire nella legge di stabilità norme sul canone che non minano affatto l’autonomia dell’azienda”.
Giacomelli si è quindi rivolto al senatore Maurizio Gasparri. “Credo che la legge che porta il suo nome non vada né enfatizzata, né demonizzata – ha sottolineato -. Quel testo rispecchia il grado di evoluzione tecnologica del periodo in cui fu approvato. Il governo ha detto che interverrà sulla Rai con vari provvedimenti. Rivedremo anche quell’impianto della legge Gasparri“.
Come cambierà la governance
- La più grossa novità di questa riforma è l’istituzione dell’amministratore delegato al posto del direttore generale. Una volta approvata la Legge, all’attuale Dg, Antonio Campo Dall’Orto, andranno i poteri previsti per l’Ad, cioè quelli di nomina per tutti i dirigenti, compresi quelli editoriali ma, in questo ultimo caso, sentito il parere del Consiglio d’amministrazione, vincolante, se espresso dai due terzi, per i direttori di testata. L’Ad viene nominato ogni tre anni dal Cda su proposta del Ministero dell’Economia e non deve aver ricoperto cariche di governo fino a 12 mesi prima della nomina.
- Resiste la figura del presidente di ‘garanzia’, eletto dal Cda tra i suoi membri, che diventa tale solo dopo il voto favorevole dei due terzi tra i componenti della Commissione di Vigilanza.
- Il Cda diventa più snello passando a sette membri dagli attuali nove. Quattro verranno nominati da Camera e Senato, con un avviso pubblico di selezione da emettere 60 giorni prima della nomina e con invio dei curricula trenta giorni prima. Due saranno nominati dal governo e un altro componente sarà designato dall’assemblea dei dipendenti.
- Per quanto riguarda la trasparenza si stabilisce che sul sito della Rai dovranno essere pubblicati gli investimenti destinati all’audiovisivo e alle coproduzioni internazionali, i curricula e i compensi lordi dei consiglieri di amministrazione e dei sindaci nonché ‘dei dirigenti di ogni livello’ e dei soggetti, non titolari di contratti di natura artistica, compresi i giornalisti, con trattamento annuo pari o superiore a 200 mila euro.
Usigrai: ‘Alla Rai sottratti centinaia di milioni di euro’
Parallelamente continua il dibattito sul canone Rai. Con una nota Usigrai ha ribadito il proprio malcontento: “Alla Rai andrà solo una parte del recupero dell’evasione. E in misura sempre minore nei prossimi anni”.
L’organizzazione sindacale ha osservato che “con l’emendamento proposto dal governo in Legge di Stabilità, centinaia di milioni di euro andranno a finanziare altre operazioni di bilancio. E’ giusto finanziare le tv private locali, ma deve esser fatto con un fondo apposito e distinto: per incassare i 50 milioni previsti bastano appena 3 euro l’anno a famiglia. Così come è un paradosso che per ridurre le tasse, in realtà si rende più pesante la bolletta elettrica, in maniera uguale per tutti, senza proporzionalità sul reddito”.
Usigrai ha aggiunto che “In tutta Europa il metodo di finanziamento è una garanzia di autonomia, indipendenza e unicità del Servizio Pubblico. In questo modo invece il Servizio Pubblico in Italia sarà meno libero e più asservito al governo di turno”.
“Ci aspettiamo dal vertice di Viale Mazzini – ha concluso – un intervento deciso a tutela degli interessi aziendali, per assicurare risorse adeguate a garantire investimenti e innovazione”.