Possibile slittamento del rinnovo della concessione del servizio pubblico. A ipotizzarlo è il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, secondo il quale la scadenza del 6 maggio si potrebbe spostare di “qualche settimana” per evitare che si stringano i tempi del dibattito.
Questo permetterebbe di lanciare, ha aggiunto, una consultazione sul servizio pubblico “più ampia possibile” e non limitata “alla politica e agli addetti ai lavori”.
Effettivamente i tempi stringono e la data di scadenza della convenzione Rai-Stato si sta avvicinando velocemente senza che sia partita la consultazione pubblica promessa dal governo per la ridefinizione del servizio pubblico.
In questo senso, il 7 marzo key4biz.it ha lanciato un’iniziativa editoriale speciale che possa concretamente contribuire alla consultazione, ovvero una raccolta di articoli di studiosi, addetti ai lavori, esperti, che offra idee e sollecitazioni ai rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico, alla Commissione Parlamentare di Vigilanza ai vertici Rai.
Del resto, lo stesso Sottosegretario, parlando del possibile rinvio, ha spiegato che questo garantirebbe una consultazione sul servizio pubblico “più ampia possibile” e non limitata “alla politica e agli addetti ai lavori”.
“La nuova concessione del servizio pubblico – ha detto Giacomelli a margine del convegno ‘Il sistema audiovisivo. Evoluzione e dimensioni economiche’ dove è stata presenta la ricerca realizzata dall’Istituto Bruno Leoni in collaborazione con e-Media Institute – è un’occasione propizia per riflettere sul ruolo del servizio pubblico e sulla ridefinizione normativa del contesto”.
Le proposte sul tavolo sono tante e in così breve tempo, visto che il Ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Economia sono ancora impegnati nella definizione del decreto attuativo per il canone in bolletta che dovrebbe partire dal prossimo luglio, come si farà a indicare la giusta via?
C’è chi propone, come l’esperto di tv digitale Piero De Chiara, la separazione societaria, magari con una rete dedicata al servizio pubblico senza pubblicità, chi come il docente della Luiss Michele Sorice vorrebbe una Rai svincolata dagli ascolti…le idee in campo sono tante, ma una cosa è certa, come indica l’Esperto di media Flavia Barca, bisogna ripensare il servizio pubblico, creando un nuovo ecosistema e una nuova cittadinanza digitale.
Giacomelli al convegno di ieri è poi tornato a parlare della Legge Gasparri, sostenendo che l’impianto non è “attuale rispetto alle dinamiche in atto” ma neanche “tutto da buttare”. Il Sottosegretario si è detto convinto che “deve essere ridefinito il mandato” e immagina “una Rai al servizio della creatività del sistema Italia” che “colmi il ritardo nel digitale”, punti sui mercati esteri e “viva meno del cordone ombelicale della politica”.
“Pensiamo – ha osservato il Sottosegretario – ancora troppo al mercato interno e raramente il nostro prodotto, di grande qualità, riesce a superare le Alpi per commercializzazione e interesse. Non possiamo ancora immaginare che il tema sia la conquista di un punto di share nel mercato interno e non la capacità di attrezzarsi per ampliare la forza di penetrazione nel mercato globale”.
“Dobbiamo cambiare paradigma. Veniamo da anni in cui Rai era una parte in lotta, non il soggetto centrale del sistema dell’audiovisivo, mentre dobbiamo riportare il servizio pubblico al centro”.
Giacomelli ha riaffrontato anche il tema dei tetti pubblicitari, rilanciato con forza da Urbano Cairo di La7, per dire che una raccolta proporzionale alla minore evasione sul canone non è ‘un tabù’.
“Se il gettito del canone – ha indicato senza mezzi termini – fosse quello che il governo si aspetta e l’evasione si riducesse all’evasione fisiologica che esiste già nel pagamento dell’utenza elettrica questo porterebbe a rivedere secondo un principio di proporzionalità le possibilità di accesso al mercato pubblicitario? Io sono disponibile a parlarne, non è un tabù”. Giacomelli ha poi osservato che il mercato della pubblicità è cambiato e “quella risorsa è molto più preziosa per chi non ha contributi pubblici”. “Questo mi porta a dire che quella su una riduzione della raccolta da parte della Rai è una riflessione che va avviata” e va “in questo senso l’esclusione della pubblicità dai canali per bambini a partire da maggio”.
Sempre a proposito del canone in bolletta e sul tema di chi sia tenuto al rimborso nel caso in cui il consumatore non fosse tenuto a pagarlo, Giacomelli ha parlato di un “problema tecnico da definire”, definendo “un tema che appassiona solo le compagnie elettriche” che effettivamente, come ha indicato il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, dovranno sborsare decine di milioni di euro per adeguare i sistemi delle utilities al canone in bolletta.
Giacomelli ha concluso dicendo che “l’operazione canone in bolletta va a sanare una cosa iniqua e vergognosa: un’evasione tollerata, la più alta d’Europa, del 30%. Tollerata da tutti i governi in chiave bipartisan. Ora confido che faremo un buon lavoro e sono convinto che non saranno molti i cittadini a dar retta a quegli sciocchi consigli che vedo circolare in rete e altrove sul metodo sicuro per non pagare il canone, perché si mettono nei guai”.
Sull’ipotesi dello slittamento del rinnovo della convenzione tra Rai e Stato, è intervenuto pure il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, per dire che “può essere anche praticabile, ma a condizione che da subito si avvii un dibattito che coinvolga anche il Parlamento, per una migliore definizione del ruolo del servizio pubblico”.
Inoltre, ha sottolineato Gasparri, “bisogna tenere conto dei maggiori introiti derivanti dal canone, al netto della confusione che caratterizza le innovazioni introdotte dal governo, e considerando anche l’evoluzione tecnologica che vede la Rai in un ritardo aggravato dalla inadeguatezza dell’attuale gruppo dirigente. Al servizio pubblico – aggiunge ancora Gasparri in una nota – serve il soccorso di chi ha conoscenza ed esperienza…L’intento di Giacomelli appare in parte limitato e insufficiente ma non è tutto da buttare”.