“Authority in governance Rai? Meglio se pensano a far bene ciò che devono. Per canone e governance ha ragione @LottiLuca, cambiamento radicale”. Il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, commenta con un tweet le indiscrezioni di stampa uscite sulla riforma Rai che parlavano del ruolo di ‘organismo neutro’, come l’Agcom, la Siae o la Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), nella scelta del Cda della tv pubblica.
Su Twitter, Giacomelli è stato secco, poche parole per smentire l’ipotesi contenuta in un articolo pubblicato sul Messaggero dal titolo “Rai. Rivoluzione al vertice. Cda scelta dalle Authority“.
La riforma della governance, secondo quanto si legge sul quotidiano, prevedrebbe la nascita di un consiglio di indirizzo di cinque membri, tra cui il presidente e l’amministratore delegato, scelti dal Parlamento tra una rosa di candidati proposti da organismi neutri che – si ipotizza nell’articolo – potrebbero essere la Conferenza dei rettori, l’Agcom e la Siae.
Giacomelli ha smentito chiaramente una simile ipotesi e rilanciato sulla riforma Rai, parlando di ‘cambiamento radicale’.
Il Sottosegretario, che sta lavorando con il collega Luca Lotti al decreto sulla tv che dovrebbe entrare in vigore per fine anno, sarà sentito in Commissione parlamentare di Vigilanza il prossimo 15 ottobre alle ore 14.
Al centro dell’audizione la delibera dell’Agcom del 30 settembre sul nuovo sistema di calcolo dei canoni per le frequenze tv (passata a maggioranza con tre voti, ma con il voto contrario del presidente Angelo Maria Cardani e con l’astensione ‘tecnica’ del Commissario Antonio Nicita che in un’intervista a Key4biz ha spiegato le ragioni della propria contrarietà alla delibera e il senso del suo voto, comunque non favorevole) e la riforma della tv pubblica.
Sulla delibera Agcom si è aperto un forte dibattito. Oggi Aeranti-Corallo che rappresenta le Tv locali ha parlato di “provvedimento penalizzante” e ha chiesto che l’intervento legislativo preannunciato dal Governo sia “finalizzato alla previsione di un regime di contribuzione per le emittenti locali, basato sul pagamento complessivo (diritti amministrativi + diritti per la concessione delle frequenze) di importi analoghi a quelli che venivano corrisposti dalle emittenti nel contesto analogico”.
Aeranti-Corallo ha, inoltre, chiesto che “il regime previsto sino ad oggi (che prevedeva un contributo pari all’1% del fatturato, con il limite di 17.776 euro per le tv locali) venga mantenuto anche per l’anno in corso”.
Aeranti-Corallo conclude, sostenendo che “se tale provvedimento legislativo non dovesse essere emanato, appare probabile lo sviluppo di un ampio contenzioso, con impugnazione della delibera Agcom al Tar Lazio”.
Sulla delibera Agcom mercoledì 8 ottobre la Vigilanza sentirà il presidente Cardani.
Per la delibera, l’Autorità si è conformata al dettato dell’art. 3-quinquies del decreto- legge n. 16 del 2012, assumendo come valore di riferimento il prezzo di aggiudicazione delle frequenze Tv nell’asta conclusasi nel mese di giugno. Il provvedimento prevede un incremento del contributo per ogni multiplex addizionale in funzione anti-concentrativa; un incentivo per l’utilizzazione di tecnologie innovative; un trattamento differenziato per gli operatori locali in ragione della peculiarità del settore.
Secondo alcune stime, i due principali operatori tv pagherebbero, per il 2014, 13 milioni ciascuno, anziché 50 in totale, come avveniva quando il canone era calcolato sulla base del fatturato. Altre stime parlano di un risparmio per i due incumbent ancora maggiore: 23 milioni per la Rai e 17 per Mediaset nel 2014, con minori entrate per l’Erario di oltre 39 milioni rispetto al 2013, a causa del maggior esborso per altri operatori nazionali.