Canone, governance, mission del servizio pubblico e passaggio da broadcaster e media company al centro dell’intervento oggi a Roma del presidente Rai Anna Maria Tarantola al convegno ‘Missione, indipendenza e governance’ della tv pubblica.
Prima giornata di lavori oggi, le altre due saranno programmate nei restanti mesi del 2014, alla quale hanno partecipato i massimi esperti di televisione e media italiani ed europei e, tra gli altri, Jean-Paul Philippot, presidente dell’European Broadcasting Union (EBU), Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo (con un videomessaggio), Giuliano Amato, Silvia Costa, presidente Commissione per la cultura e l’istruzione al Parlamento europeo, Enzo Cheli, Gianni Pittella, Franco Bassanini, l’europarlamentare Viviane Reding, il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani e il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico.
Evasione del canone al 27%
In Italia, ha indicato Tarantola, l’evasione del canone è stimata al 27% circa, dato enormemente superiore alla media europea che è intorno al 9%.
La contabilità separata che dà conto, secondo le regole stabilite dall’Agcom, del costo sostenuto dalla concessionaria per la realizzazione dei compiti previsti dal Contratto di Servizio registra uno sbilancio a favore della Rai, a partire dal 2005, di oltre 2,3 miliardi di euro.
Alla base di un simile tasso d’evasione, spiega Tarantola, “il sistema di riscossione non efficace”. Un sistema al quale sta lavorando il Commissario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che nella riforma sulla tv, che dovrebbe essere pronta per fine dicembre, introdurrà un nuovo schema basato sul consumo reale della famiglie.
Testo Unico per far fronte alle nuove sfide tecnologiche
Passaggio anche su indipendenza della Tv pubblica che, secondo il presidente Rai, “non si persegue senza una buona governance e risorse finanziare adeguate e certe per un periodo sufficientemente lungo per garantire al Servizio Pubblico la possibilità di pianificare la gestione e la progettualità” e per far fronte “efficacemente alle sfide rivenienti dalla evoluzione tecnologica e dalla concorrenza di vecchi e nuovi attori e per fornire contenuti di qualità”.
“Sarebbe opportuno un nuovo Testo Unico – ha proseguito – che tenga conto dei rilevanti mutamenti di contesto intervenuti: il rapido e tumultuoso sviluppo e utilizzo della rete come fonte, tra l’altro, di comunicazione in un processo da molti a molti; la copresenza di infrastrutture fisse e mobili di banda larga da un lato e dei device fissi e mobili connettibili alla rete dall’altro (…) e ancora la crescita delle applicazioni scaricabili dagli store digitali proposti dai gestori delle piattaforme. Questi mutamenti sollevano molti problemi che sono rilevanti anche per i Servizi Pubblici”. Secondo Tarantola, inoltre, “l’indipendenza di azione e di iniziativa è, deve essere la cifra distintiva del Servizio Pubblico e deve essere una indipendenza non solo da influenze e intromissioni delle forze politiche ma anche di quelle economiche”.
“E’ giusto – ha precisato – pretendere che la Rai sia ben gestita, usi correttamente le risorse pubbliche, persegua nel miglior modo possibile la sua missione e renda conto del suo operato. Ma è anche necessario che il contesto normativo in cui è chiamata ad operare non renda difficile tale compito, al contrario ne agevoli il perseguimento”.
Basta rincorrere audience e pubblicità
Per assicurar che la Rai segua il processo del cambiamento bisogna intervenire su quattro fronti ha detto il presidente Rai.
“La migliore soluzione sarebbe quella che consente all’Azienda, un’azienda che è anzitutto un editore multipiattaforma, di poter stare sul mercato in un contesto di campo di gioco livellato”.
E poi basta ricorrere l’audience e la pubblicità come fanno le tv commerciali e come ha fatto anche la Rai.
“Non può esser così”, ha sottolineato Tarantola, osservando che “con fatica e sacrificio abbiamo rinunciato a programmi costosi ma di grande successo, a qualche reality show di fama internazionale, perché non li ritenevamo consoni alla missione del Servizio Pubblico”.
Il secondo intervento concerne le disponibilità finanziarie “che devono essere proporzionate alla realizzazione della mission e soprattutto pianificabili nel tempo”.
Il terzo riguarda l’indipendenza editoriale e operativa e, infine, la mission del Servizio Pubblico che è quella di “creare valore economico e sociale” per il proprio Paese, e quindi per tutti i cittadini.
Luigi Gubitosi: ‘Servono risorse certe’
L’indipendenza, ha indicato nel suo intervento il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, ‘è un grande valore’, ma a quella culturale deve aggiungersi l’indipendenza economica, “quindi certezza delle risorse“.
Per Gubitosi “va cambiata la cultura del Paese, l’indipendenza è un valore importante e come tale va gestito con estrema attenzione. Il rapporto fra servizio pubblico e cittadini è fondamentale, è un rapporto diretto di stima e fedeltà, e la sfida per la Rai dev’essere quella di cercare di mantenere questo rapporto”.
Ma al tempo stesso, secondo Gubitosi, non si può prescindere dal capitolo economico-finanziario: “C’è bisogno di certezza di ricavi che diano stabilità nel tempo, l’indipendenza culturale va di pari passo con l’indipendenza economica”.
Il direttore generale di viale Mazzini ha aggiunto che “in un momento di grande difficoltà economica è una sfida spostare risorse dall’esistente al nuovo“, ed è sul terreno dell’informazione che la Rai “sta cercando di fare il primo importante passo nella trasformazione da broadcaster a media company”. Gubitosi ha quindi sottolineato che “preservare e far crescere la cultura italiana sarà compito della Rai”.
Roberto Fico: ‘La riforma Rai è materia del Parlamento’
Di riforma Rai ha parlato il presidente della Vigilanza, Roberto Fico, per sostenere che “dev’essere materia del parlamento. No a decreti legge o a iniziative del governo”.
Secondo Fico, bisogna prendere “decisioni in tempi che non devono essere necessariamente brevi perché dobbiamo pensare a una sorta di rinascita del servizio pubblico e quindi guardare in una prospettiva lunga anche 10, 20 anni”.
Fico ha anche sottolineato l’esigenza che il servizio pubblico abbia una legge di interesse nazionale, ribadendo l’utilità dell’iniziativa parlamentare, “anche se poi accade che ci sono gli emendamenti o che il governo ponga la fiducia e allora poi tutto quanto proposto dagli altri rischia di diventare carta igienica. Vogliamo lavorare noi parlamentari su questa materia della governance”.
Il presidente della vigilanza ha detto inoltre che se è vero che la tv è parte del cosiddetto quarto potere, “allora dev’essere trattata come tale, dev’esserci la divisione netta dei poteri dello Stato e va garantita l’indipendenza dei poteri”.