La partecipazione in RaiWay è troppo strategica per la Rai che in Cda ha ribadito ancora una volta la propria opposizione all’offerta di Ei Towers, commentando lo stop della Consob dello scorso 13 aprile.
La controllata di Mediaset trova ancora una volta la porta sbarrata a Viale Mazzini.
I vertici della Tv pubblica non sono infatti disposti a perdere il controllo della loro società delle torri, tanto più che l’Ipo RaiWay, come dimostra il bilancio 2014 presentato ieri, ha inciso positivamente garantendo, a fronte del collocamento di una quota di circa il 35%, un incasso di 280 milioni di euro. Gli utili risultano inoltre in crescita a 57,9 milioni di euro e i debiti in calo di 125 milioni rispetto al 2013.
Ma resta il ‘no’ fermo alla scalata di Ei Towers sulle torri Rai.
Nella nota di Viale Mazzini, che segue la comunicazione della Consob sull’abbassamento della soglia dell’Opas, si legge chiaramente che il Cda “in ogni caso, non avrebbe aderito in alcuna misura all’offerta promossa da EI Towers, anche a seguito della modifica apportata, poiché considera strategica la propria partecipazione in RaiWay, anche in quanto correlata al soddisfacimento di bisogni di interesse generale, così come la permanenza della quotazione della società sul Mercato Telematico Azionario organizzato e gestito da Borsa Italiana e il mantenimento di un azionariato diffuso”.
Il Cda ha inoltre ribadito “la validità del progetto industriale di RaiWay, basato sul rafforzamento della posizione di mercato di RaiWay, anche tramite opportunità di crescita esterna ed operazioni di fusione e acquisizione, nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari applicabili e dei vincoli derivanti dal necessario soddisfacimento di bisogni di interesse generale della collettività”.
In questo ultimo passaggio si evidenzia però una sorta di apertura da parte dell’azienda che non chiude a possibili ‘operazioni di fusione’, ma precisa che il tutto debba avvenire “nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari applicabili”.
L’ostacolo resta quindi il vincolo posto dal DPCM del 2 settembre che, autorizzando l’ingresso in Borsa di RaiWay, poneva come condizione la necessità che il 51% restasse in mano pubblica.
Una condizione che il Governo non sembra voglia in alcun modo modificare anche se non tralascia di citare i vantaggi che si potrebbero avere da un operatore unico delle reti, sottolineando però al contempo che nei principali paesi europei i network operators non sono verticalmente integrati.
Il Sottosegretario Giacomelli ha detto: “La nostra visione è in linea con le esperienze internazionali di questo tipo, ossia di un soggetto non verticalmente integrato e una distinzione netta tra questo tipo di operatore e il fornitore di contenuti”.
Un invito allo scorporo?
Una mossa che sembrerebbe in linea con le ultime voci che circolano sul possibile interesse di F2i, il fondo infrastrutturale di cui uno dei principali azionisti è Cassa depositi e prestiti, che potrebbe entrare nella partita delle torri.
Intanto Ei Towers non rilascia commenti, preferisce forse attendere le prossime mosse.
Intanto l’Antitrust, che si prepara a bocciare l’operazione, ha consegnato il dossier all’Agcom che entro trenta giorni dovrà esprimere un parere non vincolante.
Rai, utili in crescita a 57,9 milioni di euro
Ma veniamo al bilancio 2014 di Rai. L’azienda ha chiuso con un risultato netto positivo pari a 57,9 milioni di euro (47,9 milioni per Rai Spa), a fronte di un utile di 5,3 milioni di euro (4,3 milioni) dell’esercizio 2013.
L’azienda evidenzia nella nota che “Il 2014 è stato un anno complesso per la Rai. I costi esterni hanno scontato, come accade negli anni pari, l’impatto dei grandi eventi sportivi trasmessi nell’esercizio, pari a quasi 95 milioni di euro”.
Sul canone pesa il taglio di 150 milioni di euro chiesto dal governo in ottica di spending review. A dirlo è la stessa Rai: “I ricavi da canone sono stati rideterminati per la decurtazione, pari a 150 milioni di euro, disposta dalla Legge 23 giugno 2014, n. 89, effetto che si è aggiunto al mancato riconoscimento dell’adeguamento all’inflazione dell’importo unitario e alla crescita della morosità”.
Il bilancio risente anche della flessione del mercato pubblicitario che ha spinto la Rai ha ridurre i costi esterni e quello del personale, con un risparmio, al netto dell’onere per i grandi eventi sportivi, di oltre 80 milioni di euro.
La Rai ha inoltre ricordato di aver “valorizzato un asset strategico quale la controllata RaiWay mediante il collocamento sul mercato azionario di una quota prossima al 35% della società con un incasso di 280 milioni di euro ed una plusvalenza netta di 228 milioni di euro”.
L’indebitamento risulta in forte calo per oltre 125 milioni di euro rispetto al 2013 (da 441 milioni di euro a fine 2013 a 315 milioni di euro).
“L’esercizio – secondo la Rai – presenta quindi una gestione industriale sostanzialmente equilibrata”, tanto da arrivare a concludere che “i target fissati dal Piano Industriale 2013-2015 – equilibrio economico e finanziario, eccellenza dell’offerta e produzione con tecnologia all’avanguardia – sono stati quindi pienamente raggiunti”.
Rai ha anche sottolineato “l’immutato impegno a supporto della produzione audiovisiva indipendente: di Cinema, di Fiction e di Intrattenimento. Grande impulso è stato dato, inoltre, alla rivitalizzazione della tecnologia, con la completa digitalizzazione delle testate giornalistiche nazionali e di parte di quelle regionali, e con numerose iniziative che stanno progressivamente ridisegnando il modello e l’assetto produttivo aziendale”.