In Campidoglio il M5S decide di non esprimersi sull’introduzione della raccomandata elettronica, con valore legale, per la comunicazione con i cittadini. Infatti ieri il Consiglio comunale, con l’astensione del Movimento pentastellato, che rappresenta il gruppo di maggioranza, non ha votato la mozione n.140/2017 (a firma dei consiglieri Mussolini, Ghera, De Priamo, Politi, Meloni e Figliomeni) che avrebbe impegnato la Sindaca Virginia Raggi e la sua Giunta a “fornire opportuni indirizzi agli Uffici affinché predispongano gli atti necessari all’individuazione di nuove tecnologie informatiche emergenti di comunicazione digitale”. Su 36 presenti, 9 consiglieri hanno votato a favore e 25 del M5S si sono astenuti, zero voti contrari, così non è passata la mozione d’indirizzo che vorrebbe l’utilizzo della raccomandata elettronica ricevibile con un semplice account email, senza bisogno di avere una PEC (purché si utilizzi un servizio elettronico di recapito certificato) per inviare ai romani comunicazioni da parte del Comune di Roma Capitale: per esempio atti amministrativi come concessioni, occupazione di suolo pubblico, edilizia scolastica e anche una semplice risposta ad un cittadino, se ha rilevanza in un procedimento amministrativo, la PA deve rispondere per raccomandata per dimostrare la sua azione di avvenuta risposta.
Tutto questo significa posta tradizionale, carta, spesso attese per i cittadini agli sportelli postali quando non viene recapitata di persona, e soprattutto costi quantificati in 185 milioni di euro per 5 anni, come ha riferito nell’Aula ‘Giulio Cesare’ la consigliera Rachele Mussolini, della lista civica ‘Con Giorgia Meloni’ e vicepresidente Commissione Trasparenza, nel leggere il testo della mozione, che Key4biz, ha potuto visionare in anteprima:
“Sto parlando di un primo risparmio di oltre 16 milioni di spese postali pagate nel 2016 da Roma Capitale per comunicare con i cittadini, che diventano un risparmio strutturale a regime: Ogni anno 16 milioni di soldi pubblici risparmiati per il Comune di Roma.
Sono assolutamente convinta che il Movimento 5 Stelle, che ha oggi l’Onore e il privilegio di amministrare Roma Capitale, è sensibile ai temi del “digitale” e del “risparmio”, ma con possibilità concreta e immediata per i cittadini, tanto più se ricorsivo ogni anno: per sempre! 16 milioni in più risparmiati.
In 5 anni di futuro governo diventano oltre 82 milioni risparmiati, e già abbiamo perso i primi 16 milioni nel 2016.
Peccato.
Ma questi sono solo i costi diretti di postalizzazione. Poi c’è la carta, la stampa, le fotocopie, il toner, le minute interne, i libri firma, eccetera eccetera.
L’ultima indagine conoscitiva della Camera dei Deputati sull’informatizzazione della Pubblica Amministrazione ha rilevato che i costi indiretti di una raccomandata per una Pubblica Amministrazione Locale, sono in media di 12 euro per ogni comunicazione, alcuni Comuni sono più virtuosi, altri meno.
Moltiplicate ora anche il risparmio di 12 euro di costo indiretto per ogni comunicazione tradizionale.
Vogliamo dire che almeno la metà, oltre ulteriori 21 milioni ogni anno, si aggiungono alle spese vive postali?
Con un risparmio complessivo minimo di 185 milioni di euro risparmiati in 5 anni di amministrazione della città di Roma, solo per essere passati dalla scrittura e stampa alla scrittura e invia con internet, ma con stesso valore legale di una raccomandata e di una PEC, richiesto dalla legge stessa come nuovo strumento primario e principale di comunicazione con i cittadini, ma in forma digitale”.
Qual è la legge di riferimento?
A quale legge si fa riferimento? I nuovi servizi di recapito elettronico certificato sono previsti dal regolamento UE n. 910/2014 (eIDAS) tradotti con il D.Lgs. 179/2016, che modifica ed integra il D.Lgs. 82/2005, Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD). In pratica: la Pa può inviare anche un’email senza PEC con valore legale, purché utilizzi un “servizio elettronico di recapito certificato”. E il destinatario deve avere una PEC? No, basta che ha abbia una semplice email o una SIM di un telefono cellulare.
Perché l’utilizzo di una soluzione alternativa alla PEC che è equivalente alla raccomandata tradizionale? Perché è onerosa per i cittadini, anche di più difficile fruizione per una popolazione ultraottantenne.
Dunque per queste due esigenze, il rispetto della legge cardine per la digitalizzazione della PA e la semplificazione della vita dei cittadini che vivono a Roma, è stata presentata la mozione d’indirizzo non approvata ieri dal Consiglio comunale. Invece con il voto favorevole del Campidoglio si sarebbe attivato subito l’iter per far diventare realtà la raccomandata elettronica per le comunicazioni del Comune di Roma, infatti si sarebbe rinviato in altra sede tecnica tutti gli atti necessari e conseguenti per l’individuazione di nuove tecnologie informatiche emergenti nelle comunicazioni digitali con valore legale e che rispettano tutti o maggiori requisiti stabiliti dalla legge per i “servizi elettronici di recapito certificato”. Quindi, poi, conseguentemente determinare una gara pubblica di assegnazione di tali innovativi servizi di recapito digitale.
Però, per ora è tutto rimandato.
Aggiornamento:
Il nostro articolo, poi condiviso su Facebook, è stato così commentato da Marco Scialdone, avvocato, che fa parte dello staff dell’Assessore capitolino all’Innovazione Flavia Marzano: “Ovviamente voi sapete bene che fino alla definizione del domicilio digitale non è possibile notificare digitalmente atti ai privati cittadini (con poche eccezioni)”.
Abbiamo, quindi, chiesto un parere in merito a Emilio Tucci, avvocato e docente di Informatica del diritto – Dipartimento Giurisprudenza – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”: “I temi del domicilio digitale e della notificazione degli atti giudiziari con modalità telematiche non devono essere confusi con la possibilità, già espressa dal vigente Codice dell’Amministrazione digitale (CAD), di comunicare con i cittadini, che hanno eletto un domicilio speciale, utilizzando i sistemi elettronici di recapito certificato previsti dall’art. 1, co. 1 ter, d.lgs. 82/05. L’imminente entrata in vigore delle nuove modifiche al CAD contribuirà, certamente, a rendere ancora più chiara la disciplina in materia soggetta ad una costante evoluzione”.