Il paese che Dio ha benedetto – Agli europei tende a provocare un certo grado di ilarità l’ostentata ‘religiosità’ dei politici americani, quanto amino farsi fotografare con la famiglia sull’uscio di una chiesa a Pasqua o la frequenza con cui condiscono i loro discorsi pubblici con ampi riferimenti a Dio. L’etichetta nazionale lo richiede…
Oggi gli Stati Uniti ‘pesano troppo’ per ricordare il fatto ovvio che è davvero un Paese nuovo, quasi ‘recente’ in termini storici. È facile pertanto non avere presente quanto gli americani siano ancora legati al proprio ‘mito della fondazione’. Romolo e Remo appartengono tranquillamente a un passato talmente lontano e ormai cancellato dal tempo che i loro pensieri e le loro opinioni non sono più né conosciuti né considerati. Gli Usa sentono ancora sul collo il fiato dei ‘Padri pellegrini’, le guide spirituali arrivate con i primi pionieri europei—e questo solo pochi secoli fa.
Non si può uscire dalla scolarizzazione americana senza portare impressi due luoghi comuni: che i primi colonizzatori europei sono arrivati in America ‘yearning to be free’—‘agognando’ la libertà—e per ‘sfuggire dalla persecuzione religiosa’ nei propri paesi d’origine. Che potessero star cercando invece la libertà dai creditori, dalla polizia, dalla miseria o dalle mogli non è invece considerato.
La festa nazionale del 4 luglio—che celebra la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776—si festeggia sparando fuochi e bevendo alcolici. Però, la vera festa dell’americanità è Thanksgiving, il ‘giorno del Ringraziamento’, una ricorrenza a sfondo religioso—è Dio che si ringrazia—e che è celebrato con un ampio pranzo condotto perlopiù in casa e con una marcata ritualità, consumando un gigantesco tacchino in compagnia dei familiari e di altri amici intimi.
L’insistenza sull’aspetto ‘spirituale’ della fondazione degli Usa è comprensibile, ma è anche una balla colossale. È certamente vero che, fin dal principio, gli Usa garantivano un grado di libertà religiosa inaudita per l’epoca, ma è anche un fatto che in molti casi i primi colonizzatori non sapevano cosa farsene.
Nel New England notoriamente ‘puritano’ del 1690 la percentuale della popolazione che ‘andava in chiesa’ era del 15%; la stessa proporzione—15%—dei colonizzatori della Virginia che tra il 1649 e il 1680 si dettero la pena di far battezzare i figli. Un prete anglicano in visita nel Maryland nel 1683 scrisse ai suoi superiori in Inghilterra che: “Qui il giorno del Nostro Signore è profanato, la religione è disprezzata e si commettono tutti i più notori vizi. È una Sodoma…di porcherie e di iniquità”.
Va bene, le ‘frontiere’ sono notoriamente territori ‘disorganizzati’. Da quel periodo in poi gli americani sarebbero diventati ‘credenti praticanti’—secondo alcuni sondaggi al 50-60%—ma anche dei gran bugiardi in materia. Una ricerca sul campo dimostra che meno della metà di quelli che, intervistati, dicono di andare regolarmente in chiesa ci vanno nei fatti…