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Qualità dell’aria, scontro tra Regioni del Nord Italia e la comunità medico-scientifica: “A rischio il 75% dell’economia”, “50mila morti l’anno”

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A Bruxelles le regioni della Po Valley (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto) illustrano il Manifesto per un’altra direttiva UE sulla qualità dell’aria, che non metta in pericolo l’economia padana. Subito la contro Lettera di medici e scienziati: “Crediamo si tratti di un’iniziativa irrispettosa del contesto europeo e della discussione tecnica in corso”.

Le regioni della ricca e inquinata “Po Valley”

La Pianura padana è una delle regioni più ricche ed inquinate d’Europa. L’aria che si respira nella “Po Valley” è una miscela micidiale di diversi gas serra e inquinanti, tra cui i principali sono: polveri sottili come il PM10 e il PM2.5, il biossido di azoto (NO2), il biossido di carbonio (CO2) e l’ozono (O3).

Una regione ricca come detto, perché qui viene prodotto il 50% circa del PIL italiano, che poi è il motivo alla base del forte inquinamento di aria, terreni e corsi/specchi d’acqua.

In Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna insomma si concentrano le industrie più produttive e le attività economiche più redditizie (agroalimentare, tessile, abbigliamento, pelli, calzature, legno carta, chimica, raffinazione petrolifera, farmaceutica, gomma, plastica, minerali, metalli, acciaierie, automotive e trasporti, elettronica e meccanica, solo per citare le più rilevanti), ma lo scotto da pagare è alto, perché l’inquinamento generato si accanisce sulla salute delle persone, soprattutto anziani, donne in gravidanza e bambini, e sull’ambiente, da cui tiriamo fuori cibo e acqua (anche da bere).

Nella sola area compresa tra Milano, Bologna e Treviso si generano 738 miliardi di euro del PIL europeo (ben superiore a quello di Austria, Paesi Bassi, Svezia o la Polonia) e un valore aggiunto manifatturiero di 141 miliardi di euro (che vale il quarto posto nei 28 Paesi UE, fanno meglio solo Germania, Regno Unito e Francia), secondo un recente studio della Fondazione Edison.

Il Presidente Fontana guida il fronte padano contro Bruxelles

Per tutti questi motivi ieri il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha illustrato in un “Manifesto a sostegno delle politiche per la qualità dell’aria in Europa” la posizione condivisa anche dai Presidenti delle regioni Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, contro la proposta di direttiva della Commissione europea per alti standard di qualità dell’aria in Europa.

Anche applicando in ogni settore – ha dichiarato Fontana nella sede del Parlamento europeo, dove ha incontrato il la Presidente Roberta Metsola – le migliori tecnologie disponibili, la Lombardia, per le sue specifiche condizioni orografiche e climatiche, non riuscirebbe a raggiungere i limiti previsti dalla proposta di revisione delle politiche europee sulla qualità dell’aria”.

La normativa Ue – ha evidenziato Fontana – pone un obiettivo di valore legale per noi irrealistico. Per raggiungerlo dovremmo ricorrere a una drastica riduzione delle nostre attività. Pensate soltanto che bisognerebbe ‘eliminare’ il 75% delle attività produttive e impedire la circolazione dei 3/4 dei veicoli che oggi circolano. E, ancora, porre in essere altre drastiche riduzioni nei settori del riscaldamento domestico e delle imprese agricole e degli allevamenti. Non possiamo essere ritenuti responsabili di una condizione orografica particolare che, in termini di qualità dell’aria, ci penalizza fortemente. Per questo non chiediamo deroghe, ma che l’Europa valuti la specificità del nostro territorio e si regoli di conseguenza”.

Lettera aperta degli scienziati e dei medici

Le regioni del Nord chiedono sostanzialmente pragmatismo istituzionale (una specie di real politik in salsa europeista) e maggiore attenzione alle esigenze locali, ma nello stesso tempo sembra anche un’ammissione di colpa: siamo ricchi perché produciamo molto e per questo inquiniamo, se voi riducete i livelli di inquinamento si potrebbero erodere anche i profitti e quindi il PIL.

In attesa che l’Europa dica la sua, ci pensano medici, ricercatori e scienziati a criticare il Manifesto lombardo padano. Su scienzairete.it è stata pubblicata la “Lettera aperta: perché ci opponiamo all’attacco alla proposta di Direttiva sulla qualità dell’aria presentata dalla Commissione Europea da parte delle Regioni della Pianura Padana e chiediamo l’immediato ritiro di tale iniziativa”.

No a ulteriori deroghe alle misure di riduzione delle emissioni inquinanti: quella delle regioni padane “è un’iniziativa irrispettosa”

Nella Lettera si legge: “In qualità di medici ed esperti di discipline che si occupano del tema ambiente e salute crediamo si tratti di un’iniziativa irrispettosa del contesto europeo e della discussione tecnica in corso sulla proposta di Direttiva, che presume di basarsi su dati migliori e più aggiornati di quelli della Commissione, che è ingannevole laddove riporta come tutela del bene comune ciò che è, invece, il tentativo di mantenere il livello di inadeguatezza delle azioni messe in atto sino ad oggi boicottando il processo legislativo a livello nazionale ed europeo”.

“Ogni ulteriore flessibilità e deroga nell’attuazione di misure, anche radicali ove necessario, per la riduzione delle emissioni di inquinanti – si legge ancora nel testo – non fa altro che aggravare i danni per la salute dei cittadini in termini di malattia e morte, acuire la crisi ambientale, quella del clima e degli eventi estremi che ne derivano e aumentare in modo insostenibile i costi sanitari (pandemie comprese) e i danni conseguenti agli eventi estremi (alluvioni, siccità, frane etc.). Infatti, è bene sottolineare che lo studio di impatto sui cui la proposta della Commissione Europea si basa, chiaramente dimostra che per tutte le opzioni considerate, inclusa quella selezionata, “i benefici netti complessivi dell’iniziativa sono notevolmente superiori ai costi (tra 29 e 38miliardi di euro)”.

Il futuro dell’Europa tra decarbonizzazione e nuova crescita, perché non si debba più scegliere tra PIL e morti premature

Tra i dati posti in rilievo nel documento scientifico, si ricorda che l’inquinamento atmosferico porta a morte prematura più di 50,000 persone l’anno (dati purtroppo confermati anche per il 2022). All’inquinamento atmosferico sono associati esiti avversi per la gravidanza (basso peso e abortività spontanea), malattie nell’infanzia (asma bronchiale e infezioni respiratorie), e nell’età adulta (malattie cardiorespiratorie, diabete, demenza, cancro al polmone). La frequenza di tali malattie attribuibili all’esposizione ambientale è elevata secondo numerosi studi scientifici.

Medici e scienziati chiedono sostanzialmente, tra le altre cose, che si tagli radicalmente il volume di emissioni inquinanti, che si potenzi il trasporto pubblico locale e sostenibile, che si riduca la mobilità privata (trasformandola in elettrica e alimentata in maniera alternativa), che si eliminino sempre più le auto dalle strade cittadine (anche grazie a ZTL più estese e percorsi 30KM e ciclo-pedonali), che si sostituiscano rapidamente gli attuali sistemi di riscaldamento con nuove tecnologie più efficienti e pulite, che si riducano in maniera concreta il consumo di carne e le emissioni inquinanti in agricoltura e negli allevamenti intensivi.

Un duello tra produttivisti e salutisti che non è certamente nuovo, ma che con il passare degli anni si sta acuendo, forse a scapito della giusta informazione rivolta ai cittadini, che poi sono sempre chiamati in causa, ma non hanno quasi mai voce in capitolo.

Una cosa è certa, il futuro del nostro Paese e dell’Europa passa per un percorso virtuoso, di sostenibilità e innovazione tecnologica, di decarbonizzazione e crescita, di conoscenza e buone pratiche, in cui le Istituzioni, il mondo delle imprese e dell’industria devono confrontarsi costantemente con quello delle università, della medicina, della ricerca, delle associazioni, senza mai dimenticare che si vive in un contesto globale, fortemente polarizzato e attraversato da forti e spesso oscure tensioni geopolitiche e geostrategiche.

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