Negli ultimi giorni si sta assistendo ad un lento, ma progressivo peggioramento della qualità dell’aria nel nostro Paese. Secondo gli ultimi dati evidenziati dall’Indice europeo della qualità dell’aria (Eu air index), strumento online dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) e dalla Commissione europea, che consente agli utenti di controllare in rete la qualità in tempo reale dell’aria che respiriamo nelle città e nelle regioni europee, l’Italia, diversi Paesi dell’Europa dell’Est e della Scandinavia, hanno registrato valori molto bassi (“Poor” e “Very poor”).
Snapshot about the air you are breathing: Air quality in #London, #Barcelona, #Berlin and #Copenhagen looks relatively good, but #Göteborg, #Napoli, #Budapest and #Oslo seem to have some problems today. Check out the #airquality in your city👉https://t.co/tGlHwsbus5 #CleanAirEU pic.twitter.com/32WOAdn3YM
— EU EnvironmentAgency (@EUEnvironment) 26 aprile 2019
Oslo in Norvegia, Stoccolma e Malmö in Svezia, Helsinki in Finlandia, Tallin in Estonia, numerosi altri centri in Lettonia e Lituania, Varsavia, Cracovia e gran parte delle altre città della Polonia, sono solo alcune delle aree metropolitane soffocate dallo smog in questi giorni e in queste ore di venerdì 26 aprile.
Grazie alla carta interattiva, infatti, è possibile conoscere nel dettaglio la situazione della qualità dell’aria locale (a livello della stazione di rilevamento), sulla base di cinque inquinanti chiave che nuocciono alla salute delle persone e all’ambiente: il particolato (PM2.5 e PM10), l’ozono troposferico (O3), il diossido di azoto (NO2) e il diossido di zolfo (SO2).
Gli utenti possono ingrandire la mappa o cercare qualsiasi città o regione in Europa per controllare la qualità dell’aria globale e le misurazioni per ciascun inquinante chiave. L’indice mostra una valutazione complessiva per ogni stazione di monitoraggio, contrassegnata da un punto colorato sulla mappa, corrispondente alla classificazione peggiore registrata tra i cinque inquinanti.
Oggi in Italia se la vedono male i centri urbani più grandi di diverse regioni, tra Friuli Venezia Giulia (tra Udine e Monfalcone e Trieste e Capodiastria), Marche (Ancona, Jesi, Macerata, Pesaro e Fano), Puglia (Bari e zone della provincia di Brindisi), Molise (in particolare Termoli) e Campania (soprattutto Napoli, Caserta, Benevento, Avellino).
Secondo le stime di un nuovo studio pubblicato sulla rivista “European Heart Journal“ da un gruppo internazionale di ricerca, l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno di 120 decessi in più per 100.000 abitanti nel mondo, e di 133 e 129 decessi in più ogni 100.000 abitanti in Europa e nell’Unione Europea a 28 stati, rispettivamente.
Nel 2015 l’eccesso di inquinanti nell’aria ha causato 8,8 milioni di morti in più nel mondo, 790.000 in Europa, e 659.000 nell’Unione europea.
Se si considera in particolare l’Europa, si legge su lescienze.it, la ricerca ha stabilito che il triste primato della patologia più letale è la malattia ischemica (cioè sostanzialmente l’infarto cardiaco, con 40 per cento dei decessi in più), seguita dall’ictus (8 per cento), dalla polmonite (7 per cento), dal tumore del polmone (7 per cento) dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva (6 per cento).
In Italia, lo studio ha registrato 136 morti in eccesso ogni 100.000 abitanti e una riduzione dell’aspettativa di vita di 1,9 anni (Germania 154 morti in eccesso su 100.000 e riduzione dell’aspettativa di vita di 2,4 anni; Francia 105 morti in eccesso ogni 100.000 abitanti e riduzione dell’aspettativa di vita di 1,6 anni; Regno Unito 98 morti in eccesso ogni 100.00 0 abitanti e riduzione dell’aspettativa di vita di 1,5 anni).
Sempre in Italia, l’inquinamento atmosferico causa complessivamente la morte di circa 81.000 persone all’anno, 29.000 (36 per cento) per malattie cardiovascolari e 35.000 (43 per cento) per altre cause.