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Quali sono i quartieri più frequentati dai Millennials?

Sono anni che si parla del particolare tipo di modus sociale e di aggregazione dei Millennials.

Con la nascita dei social network, questi, prima generazione digital-first, hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con i propri coetanei senza alcuno sforzo; la tendenza a “fare gruppo” si è quindi manifestata nel virtuale con modalità e grandezze impensabili fino a pochi anni fa.

L’online, come abbiamo avuto modo di affermare nel tempo, non è mai in grado di soddisfare completamente questa generazione. L’esperienza fisica e il contatto umano sono imprescindibili. Per questo motivo, la tendenza a creare hub intra-generazionali si è manifestata anche nel reale, con la rinascita e la valorizzazione nelle città dei quartieri dei “giovani”.

I quartieri trend per i Millennials

Questo trend, più volte presente nella storia urbana, si è manifestato negli ultimi anni con più forza, riprendendo la tradizione europea dei quartieri bohémien ottocenteschi. Se a Parigi i giovani poeti maledetti si ritrovavano nei fumosi locali di Montmartre, oggi si incontrano a Nolo a Milano o al Distretto Beato a Lisbona.

Solitamente sono luoghi periferici, con prezzi d’affitto bassi, ma abitati da locali e, sotto certi aspetti, tipici. I giovani creativi li scelgono come propri luoghi d’elezione, rivalutandoli sia dal punto di vista fisico, sia nell’immagine. Creano nuovi locali e attività commerciali, spesso innovative nel format e nella proposta, stimolando in profondità l’offerta culturale cittadina.

Il desiderio di far gruppo è un qualcosa di innato, ma sono le generazione di “rottura” che  manifestano ancora più chiaramente questa tendenza.

Chiudersi in luoghi specifici, e trasformarli a immagine e somiglianza dei loro abitanti, è caratteristica di certi gruppi etnici. La stessa chiusura si manifesta nei Millennials, che si vedono profondamente diversi da qualsiasi generazione li abbia preceduti.

Negli altri Paesi

È interessante che tale tendenza si manifesti in ugual modo tra culture ed etnie diverse; i Renaissance Neighborhoods, come li definisce la Wunderman Thompson nel report Future 100, stanno nascendo e si stanno diffondendo nei quattro angoli del globo: Soi Nana a Bangkok, Barracas a Buenos Aires, Culver City a Los Angeles, Sint- Jorispoort ad Antwerp, Kadıköy Moda a Istanbul e il Plekhanov a Tbilisi sono solo alcuni dei quartieri che hanno messo in pratica lo spirito dei Millennials nei loro Paesi.

Tutti i giovani che partecipano a questo trend hanno caratteristiche e convinzioni comuni. Il focus si concentra sull’accettazione e la valorizzazione delle differenze, sia individuali che culturali. Inoltre, si manifestano anche tutte le altre tendenze proprie della generazione.

Infatti, se i 20/30enni dovessero descrivere il proprio quartiere ideale, utilizzerebbero le parole connesso, vivibile, inclusivo, salutare ma, soprattutto, unico. Termini che si riflettono esattamente nelle realtà che questi vanno a costruire.

Il quartiere Nolo di Milano

Va comunque detto che la creazione di questi quartieri può essere anche drammatica; se prendiamo a esempio il quartiere milanese di Nolo (North of Loreto, il nome completo), il suo sviluppo è stato tanto veloce quanto inaspettato; da essere un quartiere periferico dallo scarso appeal, si è trasformato nel sogno di molti cittadini milanesi e non.

In pochissimo tempo i prezzi si sono impennati, mettendo così in atto la gentrificazione del quartiere, che ha obbligato le fasce economicamente più deboli a spostarsi in altri luoghi.

Il digitale permette alle mode di esplodere improvvisamente e, ugualmente inaspettatamente, stravolge le vite delle persone.

Come certi quartieri diventano alla moda in pochi anni, con tutta probabilità in poco tempo smetteranno di esserlo; magari la Generazione Z, quando si affaccerà sul mercato immobiliare, eleggerà un nuovo quartiere come luogo d’appartenenza, confinando nel “vecchio” i propri predecessori.

Photo by Raoul Croes on Unsplash

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