Adesso che sono scaduti i termini per la presentazione delle candidature per la selezione del nuovo direttore generale dell’AgID (Agenzia Italia Digitale) vale la pena fare una riflessione “a bocce ferme”.
Ricordo preliminarmente che l’AgID ha il compito di “promuovere l’innovazione digitale nel Paese e l’utilizzo delle tecnologie digitali nell’organizzazione della pubblica amministrazione e nel rapporto tra questa, i cittadini e le imprese”.
Sembrerebbe quindi una condizione necessaria quella di essere esperti del settore delle tecnologie digitali e dell’innovazione digitale.
Il bando AgID 2018
Infatti il bando del precedente governo (3 luglio 2018) elencava i seguenti requisiti (grassetto mio):
- particolare e comprovata qualificazione professionale nel settore ICT, maturata per un periodo di almeno cinque anni, in posizione dirigenziale presso pubbliche amministrazioni o in ruoli di direzione tecnica e amministrativa in aziende private di media o grande dimensione;
- elevata esperienza: nella gestione di team eterogenei e multidisciplinari e nelle dinamiche di business e gestione dello sviluppo di prodotti e servizi digitali; nella conduzione di progetti e programmi tecnologici complessi volti a favorire la trasformazione digitale dell’amministrazione o dell’organizzazione per conto della quale ha operato;
- documentata conoscenza del Codice dell’amministrazione digitale, della normativa e della governance relativa alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché dei processi di e-procurement del settore pubblico;
- conoscenza della progettazione, realizzazione e implementazione di piattaforme digitali;
- ottima conoscenza della lingua inglese.
Il bando AgID 2019
Il bando di questo governo (24 ottobre 2019) elenca invece i seguenti requisiti (in grassetto i miei commenti):
- di adeguata formazione universitaria (almeno laurea magistrale, laurea specialistica o diploma di laurea) – una laurea di qualunque tipo?
- di comprovata qualificazione ed esperienza professionale in materia di innovazione tecnologica, anche negli ambiti oggetto dell’attività dell’Agenzia – innovazione “anche” in ambito digitale, ma qualunque settore può andar bene?
- di comprovata qualificazione ed esperienza professionale maturata presso pubbliche amministrazioni o aziende private in materia di gestione di processi di innovazione – sono importanti i processi di innovazione, ma se uno ha innovato i processi di un’azienda della chimica che c’entra con l’AGID?
- di comprovata esperienza nella direzione di organizzazioni complesse, nella gestione e valorizzazione di team di lavoro, anche eterogenei e multidisciplinari, e nella conduzione di progetti e programmi di trasformazione digitale delle organizzazioni e dei servizi – finalmente si richiede di aver fatto qualcosa in ambito digitale!
- di comprovata esperienza e conoscenza nella gestione degli affari e dei procedimenti amministrativi – si sta cercando un economista o un giurista?
Un elemento che fa pensare è il fatto che nell’elenco dei requisiti di quest’ultimo bando manca la “conoscenza della progettazione, realizzazione e implementazione di piattaforme digitali”.
È un po’ come se tra i requisiti per diventare presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (l’organo tecnico-scientifico del servizio sanitario nazionale italiano) mancasse la conoscenza scientifica e sperimentale relativa alla medicina e alla sanità. Potrebbe sorgere qualche dubbio sulla possibilità di guidare in modo efficace quell’Istituto.
La lingue inglese non presente
Considerando poi che tra le funzioni dell’AGID vi è anche quella di “prestare la propria collaborazione alle istituzioni dell’Unione europea e svolgere i compiti necessari per l’adempimento degli obblighi internazionali assunti dallo Stato nelle materie di competenza” colpisce in modo particolare l’assenza del requisito dell’ottima conoscenza della lingua inglese.
Il mondo dell’informatica e del digitale parla infatti questa lingua e, anche se è giustissimo che in Italia parliamo ed usiamo l’italiano (io sono uno strenuo difensore dell’uso dei termini italiani laddove esistono e svolgono benissimo il loro ruolo), non si capisce davvero in base a quale motivo il massimo responsabile del supremo organo tecnico che opera in Italia in questo ambito possa essere dispensato da tale conoscenza.