La risposta dell’Autorità di regolazione dei trasporti
L’Autorità di regolazione dei trasporti o ATR ha deciso di comunicare ufficialmente la sua posizione riguardo allo scottante tema delle infrastrutture di rete per l’installazione e la diffusione dei punti di ricarica per le vetture elettriche, in strada, ma soprattutto in autostrade.
Diverse testate giornalistiche e la Federazione italiana dei concessionari (Federauto) avevano tirato in ballo l’Autorità per i ritardi nella preparazione dei bandi e quindi nella realizzazione dell’infrastruttura di ricarica e stoccaggio.
Alla base delle critiche c’è una delibera dell’ART che fissa per la fine di febbraio 2022 la data ultima entro la quale pubblicare i requisiti per i bandi. Scadenza che secondo molti avrebbe ostacolato lo stesso piano del Governo per la mobilità elettrica (che con la Legge di Bilancio 2021 prevedeva le prime installazioni dei punti ricarica già entro lo scorso 30 giugno).
Installare punti ricarica è già possibile
In realtà, come sottolineato nel documento dell’Autorità, “installare punti di ricarica elettrica per autoveicoli è già attualmente possibile: nel corso del 2021, almeno un concessionario autostradale ha proceduto a dotare le tratte di propria competenza di tali punti di ricarica”.
L’ART, insomma, non ha deciso arbitrariamente di occuparsi di questo lavoro, andando a rallentare piani e progetti, ma lo prevede la stessa legge istitutiva dell’Autorità (d.l. 201/2011) che, “nel disciplinare le specifiche competenze nel settore autostradale – si legge sempre nel comunicato – le ha attribuito anche il compito di “definire gli schemi dei bandi relativi alle gare cui sono tenuti i concessionari autostradali” per individuare, con procedure trasparenti e competitive, i soggetti cui affidare i servizi di rifornimento di carbo-lubrificanti e quelli relativi ai servizi di ristorazione forniti nelle aree di servizio”.
Illustrate anche le specifiche da rispettare e le necessarie valutazioni per l’assegnazione delle autorizzazioni, tra cui il principio di neutralità tecnologica degli impianti e il rispetto delle procedure competitive, ma anche le “capacità tecnico-organizzative ed economiche dei soggetti che si propongono per la gestione delle suddette aree di servizio”, la “durata degli affidamenti coerente con gli investimenti previsti e gli standard individuati” e le “condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture”.
I punti ricarica in Italia
Rimane il fatto, concreto, di un’assoluta limitata offerta di punti di ricarica per le vetture elettriche in Italia. Stando ai dati contenuti nell’ultimo Rapporto Motus-E di gennaio 2021, nel nostro paese ci sono attualmente 19.324 punti di ricarica in 9.709 infrastrutture di ricarica accessibili al pubblico.
Abbiamo in media 5,1 punti di ricarica ogni 100 km, contro i 47,5 dell’Olanda, i 34,5 del Lussemburgo, i 19,4 della Germania, i 14,9 del Portogallo e i 6,1 dell’Austria.
L’infrastruttura europea e i ritardi sugli obiettivi per il 2030
Secondo il Rapporto speciale di maggio della Corte dei conti europea, però, che una rapida implementazione delle infrastrutture di ricarica in linea con l’adozione dei veicoli elettrici è un fattore chiave per il passaggio a combustibili alternativi e a una flotta di veicoli in gran parte a emissioni zero entro il 2050.
I veicoli elettrici rappresentavano il 10,5 % delle nuove immatricolazioni europee nel 2020.
La Commissione ha fissato una pietra miliare di almeno 30 milioni di veicoli a emissioni zero entro il 2030 e a una flotta di veicoli in gran parte a emissioni zero entro il 2050, un aumento significativo rispetto ai circa 2 milioni di veicoli elettrici attualmente immatricolati nell’UE.
L’obiettivo entro il 2030 è attivare almeno 3 milioni di stazioni di ricarica in tutta l’Unione europea, ma lo scenario non è positivo al momento e il traguardo sembra difficile. Secondo la Corte, infatti, “permane una notevole incertezza su queste stime e su cosa sia necessario fare per raggiungere gli obiettivi prefissati. L’UE non dispone di una tabella di marcia strategica globale per l’elettrificazione della mobilità e di una politica integrata su veicoli, infrastrutture, reti, batterie, incentivi economici, materie prime e servizi digitali”.
In effetti, a settembre 2020 c’erano 250 mila punti di ricarica attivi in tutta l’UE e nel Regno Unito, quando secondo la roadmap ipotizzata dalla Commissione dovevano essercene già 440 mila nel 2017.
Una strada dunque in salita per tutta l’Unione, non solo per l’Italia, con un primo milestone per il 2025 di 1 milione di charging point attivi e accessibili a tutti, il che significa poco più 150 mila nuovi punti ricarica attivati ogni anno prima della fine del 2025.