Google rimanda la fine dei cookie di terze parti dal 2022 al 2023.
Il motivo dichiarato? Mancanza di tempo per testare efficacemente le nuove tecnologie del Google Privacy Sandbox.
Tutti gli addetti ai lavori si sono detti soddisfatti e sollevati, anche si sta semplicemente rimandando una problematica che il mondo dell’Internet Advertising dovrà prima o poi affrontare.
Il rischio è la crisi del settore, a meno che non si trovino – in fretta – nuove modalità attraverso cui far funzionare bene la pubblicità online.
Cookie: quali soluzioni alternative?
Ma molti stanno già cercando, e uno in particolare – ovviamente – sta già proponendo soluzioni alternative ai cookie di terze parti. Google, infatti, ha presentato nel 2020 il Google Privacy Sandbox, un insieme di API che – unite – dovrebbero riuscire a non far rimpiangere i precedenti sistemi di profilazione attraverso funzionalità di navigazione anonime e di targeting comportamentale.
In particolare in questo articolo parleremo di tre funzioni:
- FLoC: per il targeting basato sugli interessi degli utenti;
- TURTLE-DOVE: per il remarketing.
- Trust Tokens: per combattere spam e frodi;
FLoC
FLoC è un algoritmo che serve per profilare gli utenti in base ai loro interessi.
Come? In base alle visite, agli eventi e al loro comportamento di navigazione, FLoC inserire gli utenti in “coorti di interesse“, in cui il singolo membro risulta non identificabile.
Le aziende possono utilizzare le “coorti di interesse” per mostrare pubblicità rilevante sui propri siti internet, ma NON per fare retargeting (perché in quel caso servono i dati di prima parte, che ora vedremo nella sezione de TURTLE-DOVE)
TURTLE-DOVE
TURTLE-DOVE è la proposta di google per un nuovo modo di fare retargeting.
Come? L’utente che visita un sito internet – in base al suo comportamento e ai suoi interessi – può venir messo dal sito stesso in un cluster di utenti simili.
Il proprietario del sito – poi – può fornire tali informazioni sull’utente, o meglio sul gruppo di interesse, alle rete pubblicitaria per un massimo di 30 giorni. In questo modo il proprietario del sito potrà mostrare annunci rilevanti su altre piattaforme contestuali agli interessi degli utenti.
Trust Tokens
In poche parole lo scopo di Trust Tokens è combattere le frodi e permettere di distinguere bot ed esseri umani. Come? Fornendo un token immodificabile agli utenti che si sono dimostrati “umani”. I token sono memorizzati dal browser dell’utente, e si aggiornano continuamente in base alle operazioni dell’utente (acquisti verificati, comportamenti di visita, etc.).
Cosa serve? Per esempio a far risparmiare un sacco di budget pubblicitario ai brand, e di permettere alle agenzie media di offrire un servizio più affidabile.
Cookie: un mondo che sta cambiando
Stiamo entrando in un panorama di business totalmente nuovo, è innegabile.
Questi tre strumenti che abbiamo appena visto (superficialmente) possono cambiare drasticamente il mondo dell’advertising, e non è neanche detto che siano la soluzione migliore o definitiva ai cookie di terze parti.
Per esempio FLoC non è visto di buon occhio da molti. Molte istituzioni di vigilanza o aziende – infatti – pensano che questo strumento, invece di risolvere i problemi di privacy, li renda più “opachi”. In che senso? In poche parole, siccome il sistema di profilazione è chiuso, questo rimane in mano – ed è analizzabile nei risultati – solo da Google stessa.
La soluzione definitiva sarebbe quella di utilizzare meglio i dati di prima parte, che già tanto ci dicono dei nostri utenti e su chi è il nostro pubblico di riferimento. Peccato che molto spesso siano bistrattati, un po’ per pigrizia e un po’ per ignoranza. Se invece tu vuoi scoprire software utili a recuperare dati di prima parte per la tua azienda, ti consigliamo di visitare la nostra pagina delle soluzioni.
Comunque niente è perduto, siccome né Google né altre realtà hanno ancora ben chiaro cosa ne sarà del mondo pubblicitario online. Solo iI tempo ci dirà con quali nuove modalità potremo spendere il nostro budget marketing.