La nostra inchiesta sulla pubblicità occulta sui social (Sembrano selfie, ma è pubblicità camuffata: 7 casi scovati sui social) da un lato ha messo in evidenza questa sorta di product placement camuffato sui social network (sulla cui legittima dovrà pronunciarsi l’Antitrust, grazie all’esposto dell’Unione Nazionale Consumatori) e dall’altro ha svelato l’assenza di norme o di linee di indirizzo generale sull’Influencer marketing e sulle nuove professioni legate ai contenuti digitali. A colmare il vuoto normativo ha iniziato a pensarci l’associazione Igersitalia che ha redatto il codice etico per i ‘Digital content creator’.
“Contenuto realizzato in collaborazione con”, “sponsored by”, oppure tramite l’inserimento di hashtag quali #ad e #sponsored: sono questi i primi punti del codice che il Digital content creator, iscritto all’associazione, deve rispettare quando posta sui social foto sponsorizzate. Questo è un passo importante in termini di trasparenza sia per il consumatore-social sia per le aziende che commissionato la campagna digital perché si rende esplicita e chiara la natura promozionale dei contenuti pubblicati. Riguarda, infine, anche i fotografi, instagramer, videomaker, blogger, che con i propri contenuti e attraverso i propri canali web e social promuovono prodotti, servizi e destinazioni turistiche.
Instagram (il social network visuale per eccellenza più apprezzato nel mondo) “a breve introdurrà il tag che consentirà di indicare, in modo evidente, il post sponsorizzato”, ci ha detto Francesco Montefusco (in foto insieme al team di Igersitalia), tra i primi promotori del codice etico e membro del comitato scientifico dell’associazione. “La funzione, in sperimentazione negli USA, sarà utile anche all’azienda committente che potrà verificare gli insights del post pubblicato dall’influencer, e scoprire, per esempio, i follower eventualmente comprati”, ha aggiunto Montefusco.
Key4biz. È prevista la costituzione di un elenco nazionale dei Digital content creator?
Francesco Montefusco. Sì, dopo il superamento di un corso abilitante si può essere iscritto all’elenco nazionale dei professionisti del settore, dal quale le aziende possono selezionare i digital content creator. Allo stesso tempo dall’elenco si può essere sospesi o radiati qualora non si rispetti nel lavoro il codice di comportamento.
Key4biz. Qual è la differenza tra il codice redatto da Igersitalia e la Digital Chart dello IAP?
Francesco Montefusco. Abbiamo intrapreso dei rapporti con l’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria che con la Digital Chart focalizza l’attenzione sul tema della riconoscibilità della comunicazione commerciale sul web, invece il codice etico che abbiamo redatto è specifico per il Digital content creator. Vogliamo essere una sorta di ‘Ordine’ professionale dell’instagramer, blogger, ecc…
Key4biz. È in cantiere un disegno di legge?
Francesco Montefusco. Ci stiamo lavorando da un punto di vista tecnico, grazie anche a un pool di avvocati. Dal punto di vista politico ancora no…
Per approfondire la nostra inchiesta:
- Sembrano selfie, ma è pubblicità camuffata: 7 casi scovati sui social
- ‘Pubblicità occulta sui social, pronta segnalazione Antitrust’. Intervista a Massimiliano Dona (UNC)
- Pubblicità camuffata sui social, esposto dell’UNC all’Antitrust
- ‘Pubblicità camuffata nei selfie? Ecco le nostre regole per i social’. Intervista a Vincenzo Guggino (IAP)
- ‘Pubblicità camuffata sui social? E’ product placement non dichiarato’. Intervista a Marco Stancati (La Sapienza)
- Pubblicità camuffata sui social, vuoto normativo in Italia. Ecco le regole negli Usa (il caso Warner Bros)
- Pubblicità sui social. Il cachet dei vip? Fino a 100mila euro per un selfie