Lo scorso anno, TIM ha ceduto la proprietà della sua rete a FiberCop, con l’obiettivo dichiarato di separare la gestione della rete di accesso dai servizi di comunicazione al pubblico.
Interrompere l’integrazione verticale
Tale operazione, oltre a ragioni strettamente finanziarie, puntava ad interrompere l’integrazione verticale di TIM, con conseguente allentamento dei vincoli regolamentari imposti a quest’ultima.
Teoricamente, l’operazione dovrebbe infatti ridurre le possibilità per TIM di porre in essere, attraverso la propria pregressa posizione dominante detenuta sulla rete di accesso, condotte anticompetitive nella fornitura al pubblico di servizi di comunicazioni elettroniche.
Segnali di commistione
Tuttavia, a distanza di oltre otto mesi dalla stipula del Master Service Agreement (MSA) tra TIM e FiberCop, AIIP ha riscontrato continui segnali di una commistione tra le due entità, tali da compromettere gli effetti procompetitivi della separazione tra NetCo e ServCo.
Manutenzione rete FiberCop con veicoli a marchio TIM
Uno dei segnali più evidenti riguarda la manutenzione della rete FiberCop, che viene ancora eseguita utilizzando veicoli e personale con il marchio TIM. Questa situazione, palesemente distorsiva della concorrenza, non è tollerabile dagli altri operatori di comunicazioni elettroniche che, nell’avvalersi della rete di accesso di FiberCop – teoricamente neutrale – per la fornitura dei servizi ai propri clienti, vedono poi arrivare presso i clienti stessi, in fase di delivery o di assurance, furgoncini e personale marchiati con il logo di “TIM” o “Telecom Italia”, ossia un loro primario concorrente nella fornitura dei servizi di accesso al pubblico.
AIIP ha pertanto richiesto un intervento tempestivo da parte dell’AGCM per interrompere queste pratiche che, oltre che distorsive della concorrenza, paiono violare gli stessi presupposti sulla base dei quali AGCOM sta valutando la riduzione degli obblighi regolamentari in capo a TIM.