Google Vs Australia, atto terzo.
L’antitrust australiana potrebbe intentare una terza causa contro Google per aver abusato del suo potere di mercato nel settore pubblicitario.
L’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC) ha pubblicato ieri la nuova indagine (non definitiva ma provvisoria) nel settore della pubblicità digitale (un mercato dominato da Big G) che nel Paese vale 3,4 miliardi di dollari australiani (circa 2,7 miliardi di dollari americani).
L’Australia Vs Google: autopreferenza degli annunci danneggia la concorrenza
Secondo l’Autorità, poiché Google ha una quota di mercato maggioritaria in tutta la catena di fornitura grazie alla sua tecnologia, potrebbe potenzialmente essere in grado di favorire i propri interessi commerciali grazie all’auto-preferenza degli annunci, violando la legge sulla concorrenza.
Il presidente della commissione Rod Sims ha affermato che “c’è una reale mancanza di concorrenza, scelta e trasparenza in questo settore e tutto questo non fa che avere un impatto negativo su editori, inserzionisti e consumatori”. Sims nella relazione ha aggiunto che “la presenza significativa di Google nell’intera catena di fornitura della tecnologia pubblicitaria, combinata con il suo significativo vantaggio in termini di dati, significa che è probabile che Google abbia la capacità e l’incentivo a preferire le proprie attività di tecnologia pubblicitaria in modi che influenzano la concorrenza”.
Il ministro del Tesoro australiano Josh Frydenberg, che ha chiesto l’indagine, ha affermato che il governo deve garantire che i quadri normativi “tengano il passo con i cambiamenti guidati dalle piattaforme digitali”. “Anche se questo è un rapporto provvisorio, il governo rileva le preoccupazioni dell’ACCC sulla competitività e il continuo predominio dei giganti della tecnologia”, ha detto Frydenberg in una nota. “Il governo attende con impazienza di ricevere il rapporto finale entro la fine dell’anno, mentre continuiamo a fornire riforme per proteggere e informare meglio i consumatori e le imprese australiane nell’era digitale”, ha aggiunto.
La notizia arriva dopo le pesanti minacce della scorsa settimana tra il Governo di Camberra e il colosso di Mountain View riguardo il “codice di condotta vincolante” per i giganti del web, il codice che mira di risolvere lo squilibrio di potere contrattuale tra gli editori di notizie e le principali piattaforme digitali, per ottenere un pagamento equo per le news.
L’Australia al momento fa più dell’Europa
Dove falliscono i Governi europei e la stessa Antitrust europea non fallisce il Governo di Camberra. L’ACCC sta cercando di ostacolare in tutto i modi lo strapotere dei big tech. Con la pubblicazione nel 2019 dell’indagine “Digital Platforms Inquiry”, l’Autorità ha proposto di istituire il primo ufficio al mondo di ‘controllo’ per i giganti del web.
Secondo l’ACCC questa nuova divisione di controllo per le piattaforme digitali avrebbe la responsabilità di “sollevare il velo” sui mercati pubblicitari e sugli algoritmi utilizzati in modo particolare da Facebook e Google.
Le 23 raccomandazioni del “Digital Platforms Inquiry“
Le 23 raccomandazioni – che abbracciano le leggi sulla concorrenza, la tutela dei consumatori, la regolamentazione dei media e la legge sulla privacy, riflettendo l’intersezione di questioni derivanti dalla crescita delle piattaforme digitali che il governo australiano deve ora decidere se applicare – costituirebbero uno dei regimi di applicazione più severi al mondo.
Secondo quanto afferma il rapporto, la divisione sarebbe in grado di tenere inchieste pubbliche per cinque anni e costringere le aziende tecnologiche a fornire informazioni pertinenti sul proprio funzionamento per capire meglio le dinamiche.
Le indagini esaminerebbero l’offerta di servizi pubblicitari, se vi sia sufficiente trasparenza sui prezzi applicati e se vi sia sufficiente concorrenza sul mercato.
Le piattaforme saranno inoltre tenute a sviluppare un codice di condotta per garantire che le aziende di notizie siano trattate in modo equo e trasparente e che ricevano tempestivamente notifiche sulle modifiche al ranking delle notizie. Il codice dovrebbe anche coprire i negoziati tra le piattaforme e le imprese di notizie sulla condivisione delle entrate derivanti dalla pubblicità, ha affermato l’ACCC.
Google per la pubblicità, Facebook per la privacy
Dopo la multa a Facebook da parte dell’FTC di 5 miliardi di dollari per lo scandalo di Cambridge Analytica, il report il report indica al governo australiano di attuare le raccomandazioni della Commissione di riforma della legge australiana e di introdurre un illecito legale per gravi violazioni della privacy.
“Siamo molto preoccupati del fatto che le attuali politiche sulla privacy offrano ai consumatori l’illusione del controllo, ma invece sono esenzioni quasi legali che offrono alle piattaforme digitali un ampio potere discrezionale su come possono utilizzare i dati dei consumatori”, ha affermato Rod Sims, presidente dell’ACCC.
Sims ha affermato, tuttavia, che il rapporto è “l’inizio di un lungo viaggio” e che il disinvestimento non potrebbe essere escluso in futuro.