nota diplomatica

Psichedelico

di James Hansen |

Dopo la messa al bando nei decenni passati, oggi molte università e scuole mediche hanno creato corsi di studio sull’uso degli allucinogeni e sulle applicazioni ‘curative’ di queste sostanze—più di recente è stata l’Università di Exeter, in Inghilterra, a seguire la scia di altri atenei anglosassoni.

James Hansen

Negli anni Sessanta del secolo scorso il Diavolo è salito dagli inferi sulla superficie terrestre portando all’umanità un nuovo e terribile vizio: i farmaci psichedelici. Tra questi, la ‘star’ era l’LSD (dietilammide dell’acido lisergico), scoperto più o meno per caso anni prima, nel 1938, da un ricercatore farmacologico svizzero—Albert Hofmann—che lo sintetizzò nel corso dei suoi studi sugli alcaloidi presenti nella scilla marina e nella segale cornuta.

L’adozione della sostanza come “party drug”—oggi si dice ‘psichedelico ricreativo’—capace di alterare temporaneamente le percezioni di chi lo prendeva, portò direttamente e indirettamente a importanti mutamenti culturali e sociali tra i giovani di tutto l’Occidente. Provocò, per fare un esempio banale, il ritorno all’uso sulle stoffe delle dimenticate figure paisley—di antichissime origini sud-asiatiche—per via della somiglianza tra il motivo decorativo e le allucinazioni causate dall’assunzione dell’LSD. Negli Usa influenzò pesantemente la musica con la nascita del “acid rock” e contribuì all’emergere di fenomeni sociali come gli “hippie” dai capelli lunghi e incoltiei pacifisti ‘figli dei fiori’, tendenze che segnarono l’epoca.

L’allucinogeno spaventava a morte i genitori e la società civile. Associavano emotivamente il suo consumo a quello di altre droghe ‘pesanti’—come l’eroina e gli altri oppiacei—che portavano alla dipendenza e alla distruzione fisica di chi le assumeva. La campagna stampa contro le droghe psichedeliche fu feroce, come anche la reazione dei governi e delle forze dell’ordine. Intanto, con la crescita del ‘mercato’, spuntarono altre sostanze psichedeliche, naturali e sintetiche: diversi tipi di funghi allucinogeni, il peyote e la mescalina, la psilocibina, la DMT ed altre ancora.

Gli allucinogeni, a differenza degli ‘stimolanti’ come l’anfetamina e gli stupefacenti oppiacei, tendono ad alterare lo stato di coscienza e la sfera senso-percettiva. È ormai accertato che non sono fisiologicamente pericolosi e che raramente portano alla dipendenza. Il rapporto tra l’uso degli psichedelici e lo sviluppo di psicosi, ipotizzato in passato, è stato escluso da studi più recenti

In altre parole, col passare degli anni, ciò che alcuni decenni fa era percepito come un vizio tremendo e pericolosissimo capace di distruggere le menti dei giovani è invece diventato rispettabile. L’allora nascente psicoterapia psichedelica fu messa al bando nel 1966 per lo stigma sceso su tale campo di ricerche. Oggi il tema è perfino di moda. Molte università e scuole mediche hanno creato corsi di studio sull’uso degli allucinogeni e sulle applicazioni ‘curative’ di queste sostanze—più di recente è stata l’Università di Exeter, in Inghilterra, a seguire la scia di altri atenei anglosassoni.

Di questo passo, possiamo attenderci che tra qualche decennio si scoprirà che fa benissimo fumare il tabacco, che l’essere sovrappeso porta salute e che il consumo eccessivo del vino è un toccasana. Viviamo di nuovo ai tempi dei miracoli…

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