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Protesta in UK per i visti d’ingresso negati a ricercatori, Andrea Enria nuovo capo della supervisione bancaria Ue, Polemiche per Macron

Regno Unito, protesta del mondo accademico per visti d’ingresso negati a ricercatori africani e asiatici

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Il mondo accademico britannico e’ in subbuglio per i numerosi visti di ingresso recentemente negati dal ministero dell’Interno del Regno Unito a eminenti ricercatori provenienti da Africa ed Asia e teme che questo sia il segno di una scelta politica compiuta in ottemperanza allo spirito isolazionista predominante nel paese dopo il referendum sulla Brexit. In tal modo, sostengono gli accademici, verrebbe minacciato il tradizionale ruolo del Regno Unito come centro di importanza mondiale per la ricerca scientifica. A queste inquietudini da’ oggi ampio risalto il quotidiano britannico “The Times”, riferendo che l’indignazione dei ricercatori britannici e’ esplosa a seguito del diniego del visto di ingresso opposto ad almeno 17 accademici africani ed asiatici, i quali avrebbero dovuto partecipare alla seconda conferenza annuale sulle donne leader della sanita’ globale che si apre oggi a Londra. A ottobre scorso, i visti erano stati rifiutati a diversi ospiti stranieri invitati a prender parte al simposio globale della ricerca sui sistemi sanitari organizzato a Liverpool dall’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms). Secondo la normativa in vigore, il ministero dell’Interno britannico puo’ rifiutare la concessione del visto di ingresso nel Regno Unito se i richiedenti non hanno a disposizione abbastanza fondi per il loro soggiorno nel paese oppure se non dispongono di un “rilevante curriculum professionale”. Tuttavia, non si vede proprio come su queste basi legali sia stato possibile giustificare il respingimento del visto di ingresso al dottor Denis Mukwege, il ginecologo africano che quest’anno ha vinto il Premio Nobel per la Pace per la sua opera a favore delle donne stuprate nella Repubblica democratica del Congo. Il professore Peter Piot, direttore della Scuola di igiene e di medicina tropicale di Londra che organizza l’odierna conferenza sulle donne leader della sanita’ globale, ha quindi deciso di scrivere una lettera aperta al ministro dell’Interno, Sajid Javid, in cui esprime la sua “grave preoccupazione” per i visti d’ingresso negati. Inoltre, Piot chiede un’urgente revisione delle richieste di ingresso respinte e, piu’ in generale, un deciso cambiamento di rotta su tutta la procedura di concessione dei visti: “Il risultato degli attuali criteri restrittivi puo’ soltanto scoraggiare la futura organizzazione di conferenze scientifiche in un momento in cui il Regno Unito dovrebbe invece essere ancora piu’ aperto alla cooperazione internazionale in un settore cruciale come quello della ricerca. Ne va della competitivita’ del paese”, conclude il professor Piot. Anche il presidente della Royal Society, il biologo Venki Ramakrishnan, ha confermato al “Times” le preoccupazioni della comunita’ scientifica britannica e ha avvertito: “Stiamo gia’ prendendo in considerazione il trasferimento all’estero di molti nostri importanti eventi, proprio per evitare che la partecipazione di eminenti ospiti internazionali sia ostacolata dalle attuali regole sui visti”. Ramakrishnan, che nel 2009 ha vinto il Premio Nobel per la Chimica, ritiene che il contributo di ricercatori provenienti da tutto il mondo sia cruciale per lo sviluppo scientifico nel Regno Unito. “Le sfide globali richiedono soluzioni globali. Invece, certi toni utilizzati nel dibattito sulla Brexit fanno pensare che il paese non abbia piu’ una visione internazionale. Inoltre, quando il ministero dell’Interno impedisce l’arrivo di esperti provenienti da paesi extra-Ue, non fa altro che rafforzare questi segnali negativi. E c’e’ persino il rischio che questo sistema miope dopo la Brexit possa ostacolare l’arrivo di ricercatori dai paesi europei, peggiorando ulteriormente la reputazione scientifica del Regno Unito nel mondo”, conclude il professor Ramakrishnan

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Stati Uniti-Russia, a Parigi Trump avra’ un solo incontro bilaterale con Macron e “nulla di pianificato” con Putin

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – L’unico incontro bilaterale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, durante la visita a Parigi di questo fine settimana, sara’ con il presidente francese Emmanuel Macron. Lo hanno confermato alti funzionari dell’amministrazione statunitense alla stampa locale. Trump si rechera’ in Francia per commemorare, l’11 novembre, il giorno dell’armistizio di Compie’gne per i 100 anni dalla fine della Prima guerra mondiale. Nei giorni scorsi la Casa Bianca e il Cremlino si sono reciprocamente contraddetti su un possibile incontro tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin a Parigi. Mercoledi’ il Cremlino ha detto che Putin avrebbe parlato brevemente con Trump durante il pranzo che si svolgera’ domenica all’Eliseo, ma secondo un alto funzionario dell’amministrazione Trump – riferisce il quotidiano “The Hill” – il pranzo sara’ “ampiamente condiviso” con altri leader mondiali e “non c’era nulla di pianificato”. Nella conferenza stampa di mercoledi’, Trump ha confermato la presenza sua e di Putin al pranzo ufficiale, ma ha ribadito che “non abbiamo programmato nulla”. L’incontro tra i due leader era stato pianificato per l’11 novembre a Parigi, un bilaterale che doveva essere una continuazione di quello tenutosi a Helsinki a luglio. Il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe chiesto pero’ di posticipare l’incontro tra i suoi due omologhi per evitare che l’incontro potesse oscurare la celebrazione dell’anniversario della fine della Prima guerra mondiale.

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Stati Uniti, dopo le elezioni di medio termine il Congresso diviso pone nuovi ostacoli alla presidenza Trump

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Il risultato delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti ha modificato gli equilibri del Congresso consegnando la Camera dei rappresentanti ai Democratici e rafforzando la maggioranza dei Repubblicani al Senato. Il risultato pone non pochi ostacoli al presidente Donald Trump nella seconda meta’ del suo mandato, con i Democratici che al momento appaiono divisi sulle grandi questioni programmatiche, ma uniti nella volonta’ di avviare indagini sul presidente (ad esempio in merito ai suoi trascorsi fiscali) e sulla sua amministrazione. Il controllo democratico della Camera pone anche in pericolo l’agenda del presidente in materia di immigrazione, che comunque era stata ostacolata anche dalla precedente maggioranza repubblicana, guidata da Paul Ryan. Mercoledi’ il presidente Trump ha rivendicato il rafforzamento del Grand Old Party (Gop) al Senato e minimizzato le perdite subite dai Conservatori alla Camera (sui 435 seggi totali 222 saranno occupati dal partito Democratico, mentre 119 dal Gop). “Grande giorno, ieri. Giornata incredibile”, ha dichiarato Trump in una conferenza stampa mercoledi’. “Abbiamo visto i candidati che ho sostenuto ottenere un enorme successo”, ha ribadito. E in effetti, dopo le elezioni di martedi’ il Partito repubblicano appare a tutti gli effetti il “partito di Trump”, nonostante i dubbi emersi dopo le presidenziali del 2016 circa la capacita’ del presidente – un outsider della politica – di imporsi come leader del fronte conservatore. Il capo della Casa Bianca ieri ha anche aperto a sorpresa alla probabile presidente democratica alla Camera, Nancy Pelosi, affermando che “con lei possiamo lavorare per dare il meglio agli Stati Uniti”. Ma ha anche avvertito che i Repubblicani potrebbero contrastare qualsiasi indagine avviata dai Democratici. “Se i Democratici pensano di poter sprecare il denaro dei contribuenti per usare la Camera come commissione d’indagine, allora saremo anche noi costretti a indagarli per tutte le fughe di informazioni classificate, e molto altro, a livello di Senato”. I risultati elettorali, comunque, restituiscono il ritratto di un paese diviso ma segnano anche un nuovo record positivo in termini di partecipazione: gli elettori sono stati infatti 113 milioni, pari al 49 per cento degli elettori registrati. Si tratta della prima volta nella storia delle elezioni di midterm che l’affluenza supera quota di 100 milioni.

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Spagna, Sanchez obblighera’ le banche a pagare l’imposta di bollo sui mutui

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Il governo spagnolo ha approvato un decreto legge per modificare la norma che disciplina il pagamento dell’imposta di bollo sui mutui e fare in modo che i costi dell’atto non ricadano sui clienti ma sulle banche. L’esecutivo di Pedro Sanchez ha cosi’ risposto alla Corte suprema che, martedi’ pomeriggio, ha ribaltato la sentenza emessa a meta’ ottobre secondo cui l’onere della tassa dovrebbe ricadere sulle banche e non sui clienti. Lo rendo noto il quotidiano “El Pais”, aggiungendo che il primo ministro ha inoltre annunciato che presentera’ in Parlamento una proposta di legge per creare una “autorita’ indipendente a tutela dei clienti delle banche”, un organismo preposto alla protezione dei cittadini rispetto ad eventuali abusi e contenzioni del sistema finanziario. Sanchez ha poi rivolto dure critiche all’indirizzo dei magistrati che si sono occupati del caso: “Penso che la Corte Suprema debba riflettere sul dibattito sollevato sulla sua credibilita’”, ha detto. Intanto le associazioni di consumatori hanno deciso di presentare ricorso ai giudici di Lussemburgo.”L’Europa e’ una possibilita’ da giocare, perche’ e’ molto probabile che rettifichera’ la sentenza dell’alto tribunale spagnolo”, ha dichiarato Jesu’s Arriaga, dello studio legale Arriaga y Asociados. Lo scrive “El Mundo”, ricordando pero’ che solo un magistrato puo’ portare il caso all’attenzione della Corte di giustizia dell’Ue, laddove rilevi dubbi di compatibilita’ con il diritto comunitario. Diverse fonti ritengono che tale requisito possa facilmente essere soddisfatto data “la crescente irritazione dei giudici spagnoli dopo il caos giudiziario della Corte suprema”, ha fatto sapere Arriaga. “Lavoreremo su tutti i fronti”, ha assicurato l’avvocato.

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Spagna, travolta dallo scandalo intercettazioni Cospedal rinuncia al seggio in Parlamento e lascia la politica

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Dopo essere stata costretta a dimettersi dal comitato esecutivo del Partito popolare (Pp), Maria Dolores de Cospedal ha annunciato mercoledi’ sera la decisione di rinunciare al suo seggio in Parlamento e lasciare definitivamente la politica attiva. La notizia trova ampio spazio su tutti i principali quotidiani spagnoli. L’ex segretaria generale del Pp ed ex braccio destro di Mariano Rajoy cede cosi’ ai colpi ricevuti dallo scandalo intercettazioni, che ha portato alla luce i suoi opachi rapporti con l’ex commissario di polizia, ora in carcere per corruzione, Jose’ Mauel Villarejo, e in particolare la sua richiesta, nel 2009, di commissionarlo, tramite il marito Ignacio Lopez del Hierro, per spiare il fratello dell’ex ministro dell’Interno, Alfredo Perez Rubalcaba. In un comunicato la Cospedal ha dichiarato che il suo passo indietro ha l’obiettivo di liberare il partito da attacchi “ingiustificati”. “Era mio dovere, una mia responsabilita’, un mio obbligo”, ha detto, mettendo cosi’ fine a una carriera politica durata oltre 20 anni. Nelle quattro pagine di spiegazioni, l’ex leader dei popolari ha inoltre definito “ingiustificati” e “crudeli” gli attacchi che le sono stati rivolti e si e’ dipinta come una vittima per aver combattuto contro i corrotti che hanno “tradito” il partito. Nel commissionare Villarejo, si e’ infine giustificata, “cercavo solo una visione piu’ chiara di cio’ che stava accadendo”.

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Francia, polemiche per l’omaggio del presidente Macron al maresciallo Pe’tain

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Polemica in Francia dopo che nella giornata di ieri 7 novembre, nell’ambito delle commemorazioni della Grande Guerra avvenute nelle Ardenne, il presidente francese Emmanuel Macron ha celebrato la figura del maresciallo Philippe Pe’tain, che nel corso della seconda guerra mondiale guido’ il regime di Vichy collaborando con la Germania nazista. “Puoi essere stato un buon soldato nella prima guerra mondiale e aver compiuto atti funesti nella Seconda”, ha dichiarato Macron, provocando le ire delle opposizioni di sinistra. In un messaggio pubblicato su Facebook, il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, ha sottolineato il fatto che Macron si e’ limitato a evocare una “verita’ storica”. L’Eliseo ha cercato di smorzare i toni, ricordando che il 10 novembre prossimo, durante la penultima tappa del viaggio commemorativo intrapreso da Macron in questi giorni nel nord e nell’est della Francia, verranno celebrati esclusivamente i quattro marescialli sepolti nell’Hotel des Invalides. La cerimonia agli Invalides sara’ segnata dall’assenza di Macron, che sara’ rappresentato dal capo di Stato maggiore della Difesa francese, l’ammiraglio Bernard Rogel. Second lo storico Michel Goya, evocare Pe’tain durante le commemorazioni della prima guerra mondiale e’ un atto “imprescindibile”, visto il ruolo ricoperto dal maresciallo durante il confitto.

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Francia, il presidente Macron cerca di riguadagnare popolarita’ attraverso le commemorazioni della Grande Guerra

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Le commemorazioni per il centenario dell’armistizio della Grande Guerra che questa settimana stanno vedendo impegnato il presidente francese, Emmanuel Macron, rappresentano l’inizio di un processo volto a riacquistare popolarita’ nell’opinione pubblica. E’ quanto affermato dal quotidiano francese “Libe’ration”. La cerimonia prevista per l’11 novembre prossimo, centenario dell’armistizio di Compie’gne, a Parigi sotto l’Arco di Trionfo insieme a una sessantina tra capi di Stato e di governo sara’ un momento cruciale per l’immagine del presidente Macron. La riconquista dell’elettorato passa attraverso tre componenti: la popolarita’ presidenziale, la popolarita’ politica e la popolarita’ personale. “La prima e’ accessibile, la seconda e’ difficile, la terza e’ quasi impossibile”, scrive “Libe’ration”, ricordando che nella Quinta repubblica solamente i presidenti François Mitterand e Jacques Chirac sono riusciti a riacquistare popolarita’ nei sondaggi. Questo tipo di “esercizio” rappresenta la prova piu’ difficile per un capo dello Stato. Macron avra’ bisogno di tempo per riuscire a riprendere il terreno perso e questa settimana rappresenta un punto di partenza per lanciare questa impresa. Per riuscire, il presidente dovra’ convincere su una serie di questioni, prima fra tutti l’Europa.

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Italia, le 5 Stelle non brillano piu’

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – In Italia, “le 5 Stelle non brillano piu'”. In questo modo, il quotidiano tedesco “Frankfurter Rundschau” commenta quello che ritiene il declino del Movimento 5 Stelle (M5S) da quando e’ al governo dell’Italia in coalzione con la Lega dal primo giugno scorso. Da allora, “l’aura di quello che era un movimento di protesta sta lentamente ma costantemente svanendo”. Il M5S ha, infatti, “perso molta credibilita’”. Secondo la “Frankfurter Rundschau”, il declino del Movimento 5 Stelle e’ imputabile al suo capo politico Luigi Di Maio, vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro, delle Politiche sociali e dello Sviluppo economico. “Per di accontentare la Lega, alleata nella coalizione di governo”, Di Maio e’ dovuto “scendere a compromessi che schiacciano i principi del movimento antisistema” M5S. Il riferimento e’ in particolare al condono per le abitazioni edilizie sull’isola di Ischia annunciato da Di Maio e alla retromarcia del M5S sulle “pensioni d’oro”, sull’arresto della costruzione del gasdotto transadriatico (Tap) e sulla chiusura dell’Ilva di Taranto.Inizialmente la parte minoritaria della coalizione per numero di consensi, la Lega ha rapidamente superato il M5S nel gradimento popolare. Gli ultimi sondaggi danno, infatti, il partito al 35 per cento, mentre il suo leader, il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini e’ considerato “l’autentico capo del governo dal 58 per cento degli italiani”. Soltanto il 14 per cento ha tale opinione di Di Maio. Per la “Frankfurter Rundschau”, andando al governo il M5S ha tradito il suo motto originario, “Onesta’”. Ne e’ un esempio il condono edilizio promesso da Di Maio ai costruttori abusivi dell’isola di Ischia, “che fa parte del suo collegio elettorale”. Per la “Frankfurter Rundschau”, si tratta di “uno schiaffo in faccia a tutti gli italiani onesti”.All’alleanza con la Lega, Di Maio “ha sacrificato anche la riduzione delle pensioni d’oro”, tra i principali obiettivi della campagna elettorale del M5S. Il taglio delle retribuzioni pensionistiche pari o superiori ai 5 mila euro al mese e’ stato, infatti, “congelato a causa delle preoccupazioni della Lega”. A ogni modo, gli esempi piu’ eclatanti di quella che la “Frankfurter Rundschau” ritiene l’abdicazione del M5S ai propri principi fondanti sono rappresentati dal cambiamento radicale delle posizioni del partito sul gasdotto transadriatico (Tap) e sull’Ilva di Taranto. Durante la campagna elettorale, il M5S aveva promesso che avrebbe fermato la costruzione del Tap “entro due settimane” dalla sua ascesa al governo. Prima delle elezioni, il Movimento 5 Stelle si era impegnato anche a chiudere l’Ilva di Taranto “per porre fine agli scandali ambientali e all’aumento dei casi di cancro tra gli abitanti della citta’ causati dalla sgangherata acciaieria”. Tuttavia, a poco piu’ di sei mesi dall’entrata in carica del governo, l’Ilva e’ ancora attiva e nella scorsa settimana il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato che il Tap verra’ completato. Per la “Frankfurter Rundscahau” alla decisione di completare il gasdotto transadriatico deve aver contribuito non poco l’ammenda di 20 miliardi di euro che l’Italia avrebbe dovuto pagare in caso di mancata realizzazione dell’infrastruttura. A ogni modo, a Melendugno in provincia di Lecce, dove dovrebbe terminare il Tap, “quanti hanno votato per il M5S hanno bruciato le fotografie dei deputati pugliesi” del movimento. Da parte sua, evidenzia la “Frankfurter Rundschau”, la Lega si e’ mostrata soddisfatta dalla decisione di completare il Tap. “Se in futuro il gas costa meno per gli italiani in futuro, questa e’ una buona notizia”, ha affermato Salvini. Tra i 5 Stelle “crescono dunque il disagio e la disillusione”. Per Di Maio potrebbe quindi essere “cruciale una nuova marcia indietro, questa volta sulla linea ferroviaria ad alta velocita’ (Tav) Torino-Lione”. Da anni, il M5S dichiara di voler fermare il progetto, ma la Lega ha chiarito che ritiene l’infrastruttura di fondamentale importanza strategica”. Qualora dovesse cedere alla Lega anche sulla Tav, Di Maio “non potrebbe piu’ competere” insieme al M5S con Salvini specialmente in caso di nuove elezioni, conclude la “Frankfurter Rundschau”.

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Italia, catastrofi naturali “fatte in casa” a causa dell’abusivismo e del clientelismo

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Le vittime e i danni causati dall’ondata di maltempo che interessa l’Italia mostrano come il paese sia “costruito sulla sabbia”. In questo modo, il quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung” commenta le conseguenze delle tempeste, esondazioni e smottamenti che stanno colpendo l’Italia negli ultimi giorni. Il maltempo ha provocato circa 30 vittime, crolli e gravi danni materiali al patrimonio storico-artistico e naturale del paese. Per la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, le catastrofi naturali che frequentemente si verificano in Italia sono “fatte in casa”. Alla morfologia del paese e alla sua conformazione idrogeologica, gia’ fattore di rischio, si aggiungono infatti abusi edilizi e una gestione inefficiente del territorio, con poche e inefficaci opere di manutenzione e messa in sicurezza. Per quanto riguarda l’edilizia, la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” ritiene che “almeno dal boom economico degli anni Sessanta, quasi tutto e’ stato fatto male, con materiali scadenti utilizzati anche in aree soggette a terremoti”. Cio’ e’ causa di “un numero sproporzionato di vittime tra le macerie di abitazioni mal costruite o abusive anche in caso di terremoti di lieve entita’”. In Italia, infatti, “ciascuno costruisce dove vuole e spera nel prossimo condono edilizio”, sostiene la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Tranne “in poche eccezioni come in Toscana, in Alto Adige e in Trentino, Italia mancano i piani di sviluppo edilizio a lungo termine e tutti cercano di costruire dove una famiglia possiede un piccolo appezzamento di terreno”. L’abusivismo e’ poi favorito dal clientelismo dei politici e dai diversi condoni edilizi. D’altra parte, evidenzia la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, costruire un edificio in maniera legale e’ “infinitamente piu’ difficile in Italia che in Germania” anche perche’ “gli ambientalisti e quanti si oppongono alla speculazione edilizia contrastano ogni designazione di nuove aree di costruzione”. Decisioni “chiare sono poi ostacolate dai gruppi clientelari e le licenze edilizie richiedono anni di pazienza e molto denaro per architetti, avvocati per essere ottenute, oltre ad altri favori. Alla fine, in Italia “si costruisce ovunque in attesa del prossimo condono” con edifici abusivi “particolarmente insicuri che di rado vengono demoliti”. In tale quadro “e’ in pericolo il 90 per cento delle citta’ e delle comunita’” del paese, in particolare “a causa di frane e inondazioni”. La situazione e’ particolarmente grave in Italia meridionale dove, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica (Istat), “il 47 per cento degli edifici e’ stato costruito in maniera abusiva”. Il dato aumenta al “64 per cento in Campania”. A tal riguardo, la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” ribadisce le responsabilita’ del clientelismo politico e dei condoni per l’abusivismo edilizio in Italia, evidenziando come “un politico che intenda demolire delle case costruite in maniera illegale non ha futuro” nel paese. Ne e’ prova la vicenda del sindaco di Licata in Sicilia, Angelo Cambiano, che voleva abbattere delle abitazioni edificate sulla spiaggia della citta’ e per questo e’ stato sfiduciato nel 2017 dal suo stesso consiglio comunale. Su una posizione diametralmente opposta si colloca per la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” Giovanni Di Giacinto, il sindaco di Casteldaccia presso Palermo, dove il 3 novembre scorso nove persone sono decedute a causa di un’esondazione di un torrente che ha travolto la villetta dove erano riunite, costruita abusivamente presso il corso d’acqua. In base a un’ordinanza del tribunale locale, l’edificio doveva essere demolito dal 2011. Tuttavia, secondo Di Giacinto, cio’ non e’ stato possibile perche’ i proprietari della villetta avevano presentato ricorso contro l’ordinanza di demolizione e attendevano la pronuncia del tribunale amministrativo. Inoltre, sostiene Di Giacinto, il comune di Casteldaccia non disponeva dei fondi necessari alla demolizione e i piani per la messa in sicurezza del torrente sono “falliti a causa della burocrazia”. A ricordare la gravita’ della situazione in Italia la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” cita Erasmo De Angelis, gia’ attivista di Legambiente e dal 2013 al 2014 sottosegretario del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla guida di “Italia sicura”, il dipartimento incaricato della prevenzione di alluvioni, frane e terremoti. Per De Angelis, “negli ultimi 50 anni, circa seimila persone sono decedute in Italia a causa di inondazioni e sono piu’ di novemila i progetti per mettere in sicurezza il paese”. Tuttavia, sostiene la “Frankfurter Allgemeine Zeitung” tali iniziative sono “per i politici nient’altro che dei pretesti per ottenere rapidi successi”. Inoltre, il governo formato da Lega e Movimento 5 Stelle, entrato in carica il primo giugno scorso, ha impiegato “meno di due mesi per abolire Italia sicura”. Infine, il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, “ha annunciato che non ratifichera’ un accordo gia’ firmato tra l’Italia e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) su un prestito di 800 milioni di euro a basso tasso di interesse da investire in progetti per la sicurezza del territorio”.

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La Bce sceglie l’italiano Andrea Enria per guidare la vigilanza bancaria

08 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – L’italiano Andrea Enria sara’ il nuovo capo della supervisione bancaria dell’Eurozona, dopo che la Banca centrale europea (Bce) lo ha scelto con un voto tenuto in segreto nella giornata di ieri, 7 novembre. Lo riferisce il quotidiano britannico “Financial Times”. In un comunicato, la Bce ha annunciato che la maggioranza del suo Consiglio direttivo si e’ espressa a favore di Enria, attualmente presidente dell’Autorita’ bancaria europea, preferendolo per il posto di capo del Meccanismo unico di supervisione (Ssm) alla candidata che fino a poco prima era data per favorita, il vicegovernatore della Banca d’Irlanda Sharon Donnery. L’annuncio della nomina di Enria, scrive il “Financial Times”, chiude sostanzialmente la gara per il ruolo piu’ importante dell’amministrazione finanziaria europea. Il Ssm e’ l’organizzazione della Bce che supervisiona l’operato delle banche dell’Eurozona. Attualmente, il Ssm e’ diretto dalla francese Danie’le Nouy, il cui mandato terminera’ alla fine di quest’anno. A proposito della nomina di Enria, il “Financial Times” cita il commento del professore Nicolas Ve’ron dell’istituto per gli studi economici Bruegel di Bruxelles, secondo cui “inevitabilmente ci saranno commenti negativi in Germania perche’ si tratta di un italiano, ma sono fuori luogo, in passato Enria ha infatti dimostrato piu’ volte di non essere prigioniero degli interessi dell’Italia”. Il governo tedesco si e’ molto speso per appoggiare la candidatura di Donnery. Secondo funzionari della Bce citati dal “Financial Times”, il vero obbiettivo di Berlino era impedire al governatore della Banca d’Irlanda, Philip Lane, di diventare il capo economista del Comitato esecutivo della Bce. L’incarico sara’ vacante dall’estate del 2019 e la Germania vorrebbe che fosse assegnato a un tedesco. Il calcolo di Berlino era che l’Irlanda non potesse ottenere in meno di un anno due posti-chiave alla Bce. Tuttavia, la sconfitta di Donnery apre la strada a Lane, che e’ molto ben visto dal presidente della Bcem Mario Draghi. Il governo tedesco ha reagito con palese disappunto alla sconfitta di Donnery, affermando che la scelta di Enria e’ stata “una decisione indipendente della Bce”. Il 14 novembre prossimo, Enria dovra’ passare il vaglio della commissione Economia e finanza del Parlamento europeo ed infine la sua nomina dovra’ essere ratificata a dicembre dall’assemblea plenaria di Strasburgo. Per il “Financial Times”, e’ molto improbabile che i deputati europei sollevino obiezioni alla nomina, visto che in precedenza avevano gia’ definito Enria come la persona “con maggior esperienza” nella rosa di candidature per la guida del Ssm. Con Enria e Donneyr, il terzo candidato era Robert Ophe’le, il presidente dell’autorita’ francese di controllo dei mercati finanziari. Con ogni probabilita’, Enria guidera’ per i prossimi cinque anni il Ssm, proprio quando questo assume un’eccezionale importanza. La Vigilanza della Bce sara’ infatti tra l’alto responsabile della concessione delle licenze necessarie alle banche del Regno Unito e degli Usa he saranno costrette a trasferire una parte delle loro attivita’ nell’Ue per poter continuare ad avere accesso ai mercati finanziari europei dopo la Brexit. Inoltre, il Ssm supervisiona i maggiori istituti di credito italiani, incluso il Monte dei Paschi di Siena che l’anno scorso e’ stato salvato dal governo di Roma con un piano di ristrutturazione costato diversi miliardi di euro. In generale, nota il “Financial Times”, i bilanci delle banche italiane sono oberati da una montagna di crediti a rischio, anche se gli ultimi stress test condotti proprio dall’Autorita’ bancaria europea guidata attualmente da Enria la scorsa settimana ne hanno certificato il buon stato di salute. Ciononostante, commenta il “Financial Times”, Enria non e’ stato appoggiato dal governo di Roma e non e’ amato neppure dai banchieri italiani che lo accusano di averli ingiustamente penalizzati: forse proprio a causa del fatto che Enria e’ noto negli ambienti finanziari europei per essere “equilibrato, obbiettivo ed imparziale”.

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