La battaglia del Prosecco entra nel vivo. Per i grandi produttori bisogna ampliare la zona di produzione e aumentare il numero di bollicine italiane che sono molto gradite all’estero. Non la pensano così invece i piccoli produttori: secondo la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti è necessario infatti limitare la quantità di prosecco seguendo l’esempio francese dello Champagne.
Il confronto a suo di calici ha segnato una netta presa di posizione della Fivi che si è espressa contro l’ipotesi di raggiungere il miliardo di bottiglie entro il 2030.
‘Un allargamento indiscriminato della produzione – ha dichiarato Luca Ferraro, vignaiolo in Asolo e consigliere Fivi – esporrebbe tutto il settore a gravi rischi per il futuro. A che pro arrivare a un miliardo di bottiglie? Una manovra che serve solo a soddisfare una esigenza di mercato e in nessun modo contribuisce a valorizzare il territorio e a rafforzare l’identità dei nostri vini.
Questa rincorsa ai mercati non può che andare a discapito della qualità: i nuovi vigneti saranno necessariamente piantati, per lo più in zone meno vocate. Come potremmo parlare di territorialità e tipicità con queste promesse?’.
Per la Fivi, invece, meglio sarebbe investire sulla riconoscibilità del prodotto per incentivare un percorso di crescita che punti sul valore e non sui volumi. ‘I francesi con lo Champagne hanno tracciato la strada da seguire per avere produzioni di alto valore e riconoscibili. Una strada che anche la Fivi vorrebbe percorrere, perché il successo non passa solo da quante bottiglie si vendono, ma anche a quanto le si vende’ conclude la Fivi. Quale sarà la strada ce alla fine sceglierà l’Italia?
Difficile a dirsi, ma di sicuro se si punterà sulla quantità, a farne le spese saranno i piccoli produttori che, in Francia ad esempio, sono decisamente marginalizzati e in via di estinzione.