È una delle città più conosciute al mondo, un vero e proprio museo all’aperto che da venti secoli affascina e fa innamorare milioni di turisti. Venezia oggi conta circa 50 mila residenti nella città vecchia e nel 2013 ha registrato quasi 10 milioni di presenze turistiche, posizionandosi al terzo posto dopo Milano e Roma.
Ogni giorno approdano a Venezia più di 100 mila persone, che si concentrano tra la stazione di Santa Lucia e Piazzale Roma. Come rendere subito accessibile la città? Come direzionare i flussi? Come orientarli? Come coinvolgere tutta la città nella rete dei percorsi per valorizzare ogni aspetto (sociale, culturale, storico, artistico, commerciale)?
La smart city, con i suoi big data e l’impiego di tecnologie M2M, ci mette in condizione di ripensare il sistema di mobilità esistente (arrivo dei treni, attracchi dei vaporetti, percorsi, fermate) con particolare attenzione alla mobilità pedonale, ai diversi flussi (turisti, residenti, trasportatori) anche attraverso la progettazione di un nuovo sistema di comunicazione ed informazione dei passeggeri.
Si tratta del progetto Urbego, nato nel 2012 per il miglioramento dell’accessibilità delle città nel loro complesso (tecnologico, urbanistico, architettonico, culturale, sociale, economico, ambientale), partendo dalla voglia di innovare di giovani designer, urbanisti, sviluppatori, economisti e amministratori: dalle bellezze architettoniche ai capolavori artistici, dai punti di interesse culturali e commerciali alla rete dei trasporti.
Venezia è l’unica città italiana che rientra nel progetto Urbego (che in Esperanto significa semplicemente città/metropoli), in compagnia di altri centri urbani di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Romania, Serbia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Brasile, Libano.
Per misurare i flussi si utilizzano dei sensori digitali e dei dispostivi collegati in rete wireless, per la comunicazione integrata macchine to machine (M2M), che generano ogni minuto un enorme flusso di dati relativi alla mobilità in città. Tale patrimonio big data permetterà al Comune di Venezia e alle aziende sul territorio di trasformare i dati in informazioni e queste in app/servizi (primo passo per la nascita dell’economia digitale urbana).
Un esempio è il nuovo sensore ‘BlipTrack’, sviluppato dalla danese Blip Systems, di piccolissime dimensioni, dotato di antenna direzionale per migliorare l’integrazione con la rete Wi-Fi locale (ma anche 3G e PoE), già in uso in diverse città appartenenti al network di Urbego. Grazie a tale dispositivo, che sfrutta i segnali di smartphone e tablet, si possono misurare i flussi di persone e veicoli nelle stazione dei treni, negli aeroporti, in metropolitana, nei centri commerciali, all’imbarco nei porti, nelle piazze storiche, nei musei e molto altri posti.
Una soluzione che in Danimarca e Germania ha già trovato un diffuso utilizzo, proprio per conoscere gli spostamenti di persone e turisti in una determinata area, col fine di pianificare nuovi servizi personalizzati per l’ubicazione, ad esempio, di totem touch screen per comunicare con il visitatore, di QR Code, di segnaletica luminosa o cartellonistica tradizionale, di servizi di biglietteria automatica per il trasporto pubblico locale, fino alla pubblicità e al marketing.