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Procuratore generale Usa: ‘Non escludo legge per obbligare le big tech a creare backdoor per l’Intelligence’

Ieri, in un discorso a New York, il procuratore generale degli Stati Uniti William Barr ha invitato le società tecnologiche a fare di più per aiutare le autorità federali a ottenere l’accesso ai dispositivi con un ordine legittimo.

Barr, che conduce anche l’indagine antitrust aperta nei confronti dei big tech, ha affermato che i consumatori dovrebbero accettare i rischi che le backdoor di crittografia comportano per la loro sicurezza informatica personale per garantire che le forze dell’ordine possano accedere alle comunicazioni crittografate.

Il direttore dell’FBI Christopher Wray ha dichiarato che il numero di dispositivi a cui non è stato possibile accedere è inferiore a un quarto dei 7.800 telefoni e tablet dichiarati.

La messaggistica crittografata è aumentata negli ultimi anni, arrivando ai dispositivi e servizi di Apple, Facebook, Instagram e WhatsApp, una risposta, non sicura al 100%, della Silicon Valley all’abuso di accesso da parte dei servizi di intelligence a seguito delle rivelazioni di Edward Snowden nel 2013.

Amnesty International: ‘Le app di messaggistica più usate al mondo, che utilizzano la crittografia di default, non sono sicure al 100%’

Una risposta non sicura perché, secondo Amnesty International, che l’anno scorso ha testato le 11 app di messaggistica più usate al mondo per verificare l’utilizzo della crittografia di default, WhatsApp, Messenger, Telegram, Snapchat e Skype non garantiscono una privacy al 100%. Con le cinesi WeChat e QQ il voto è 0/100. (Leggi il report di Amnesty International)

“Un rischio accettabile, non stiamo parlando dei codici di lancio nucleari’

Ora le forze dell’ordine Usa affermano che la crittografia impedisce l’accesso alle comunicazioni di cui hanno bisogno per perseguire i criminali.

Il Governo chiama questo “oscuramento” perché non riesce ad accedere nelle comunicazioni crittografate, e rimane un punto di discussione chiave da parte delle autorità.

Nelle osservazioni, Barr ha affermato che “il significato del rischio dovrebbe essere valutato in base al suo effetto pratico sulla sicurezza informatica dei consumatori, nonché alla sua relazione con i rischi netti che l’offerta del prodotto rappresenta per la società”.

Il procuratore generale degli Stati Uniti ha suggerito dunque che “il rischio residuo di vulnerabilità derivante dall’integrazione di un meccanismo di accesso lecito è materialmente maggiore di quelli già presenti nel prodotto non modificato”.

Il rischio, ha detto, è accettabile perché “stiamo parlando di prodotti e servizi di consumo come messaggistica, smartphone, email e applicazioni voce e dati” e “non stiamo parlando di proteggere i codici del lancio nucleare della Nazione”.

Il procuratore generale ha affermato che è “insostenibile” che i dispositivi offrano una crittografia non “craccabile”, offrendo allo stesso tempo l’accesso zero alle forze dell’ordine.

Barr è l’ultimo di una serie di procuratori generali a denunciare l’incapacità delle forze dell’ordine di accedere alle comunicazioni crittografate, nonostante il respingimento da parte delle società tecnologiche.

Sono “scandalose, sbagliate e pericolose”, così il senatore dell’Oregon Ron Wyden (D-OR) ha commentato le richieste del procuratore generale: “Se diamo a Barr e a questo Presidente /Trump) il potere, senza precedenti, di violare la crittografia su tutta la linea, ed entrare così nei dettagli più intimi della vita di ogni americano – abuserebbero dei poteri”, ha concluso il senatore.

Stessa richiesta da parte di Uk, ma non accettata dai big tech

Gli Stati Uniti non solo gli unici ad avanzare questa proposta ai big tech.

All’inizio di quest’anno anche le autorità britanniche hanno proposto un nuovo meccanismo di backdoor, il cosiddetto “protocollo fantasma”, che avrebbe consentito alle forze dell’ordine di accedere alle comunicazioni crittografate come se fossero parte di una conversazione privata. Apple, Google, Microsoft e WhatsApp hanno respinto la proposta.

Barr non ha escluso di sostenere una legge per costringere le aziende tecnologiche a costruire backdoor per l’Intelligence. La sua iniziativa è stata subito bocciata da Gen Michael Hayden, l’ex direttore della CIA e della NSA, che su Twitter, ha scritto: ‘Non proprio. Ed ero il direttore dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale’.

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