L’amministrazione Trump sta lavorando a un testo di legge nazionale sulla privacy degli utenti Usa, con l’obiettivo di smussare le critiche globali, secondo cui l’assenza di una e rigida norma federale ha consentito sia lo scandalo Cambridge Analytica sia la gestione non trasparente dei dati, in generale, da parte delle società hi-tech della Silicon Valley. Lo stesso ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, nelle due audizioni al Congresso, si è detto favorevole a una legge nazionale sulla privacy degli utenti, ma “non stringente come il GDPR europeo”.
A giugno, il Dipartimento del Commercio ha incontrato i rappresentanti dei giganti del web, come Facebook e Google, degli Internet service provider, tra cui AT&T e Comcast, e delle associazioni dei consumatori, secondo quanto riportato dal Washington Post. In totale, finora, l’amministrazione Trump ha tenuto 22 incontri con oltre 80 stakeholder.
L’obiettivo dell’amministrazione Trump è di scrivere delle linee guida prima dell’autunno per difendere meglio i diritti degli utenti sul web, compresi i principi generali su come le aziende dovrebbero raccogliere e trattare i dati personali dei consumatori. L’imminente progetto di legge potrebbe quindi diventare la base per il Congresso per scrivere la prima ampia legge sulla privacy online degli Stati Uniti, un traguardo che ha già ottenuto l’ok della Casa Bianca: “Attraverso il Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, l’amministrazione Trump mira a creare una politica di protezione della privacy dei consumatori che sia il giusto equilibrio tra privacy e prosperità”, ha dichiarato in una nota Lindsay Walters, vice segretario dell’ufficio stampa del presidente.
L’obiettivo di Trump è lavorare in sinergia con il Congresso su un unico testo di legge, ma la strada è in salita, sia per i disaccordi tra democratici e repubblicani sia per capire come è possibile conciliare il rispetto della privacy degli utenti e al tempo stesso garantire la libertà di business dei giganti del web.
Trump vuole una sua legge nazionale per evitare tanti GDPR alla ‘Californiana’
Ma i fervidi sostenitori della privacy dicono che sono alte le probabilità per l’approvazione di una legge nazionale per la privacy online dei cittadini, perché il vero obiettivo di Trump e dei giganti del Web è evitare l’approvazione di tanti ‘GDPR’ a macchia di leopardo, come è successo a giugno scorso in California: è il primo Stato americano ad aver approvato una legge sulla privacy tra le più stringenti mai approvate in tutti gli Stati Uniti e, per alcuni aspetti, ricorda il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR).
La nuova legge californiana garantisce ai consumatori:
- il diritto di sapere quali informazioni le aziende stanno raccogliendo su di loro, perché raccolgono tali dati e con chi li condividono.
- il diritto di comunicare alle società di eliminare le loro informazioni e di non vendere né condividere i loro dati.
- rende più difficile condividere o vendere dati su minori di 16 anni.
La legislazione, che entrerà in vigore nel gennaio 2020, rende più facile per i consumatori fare causa alle società dopo una violazione dei dati. E dà al procuratore generale dello stato più autorità per le multinazionali che non aderiscono ai nuovi regolamenti.
La bozza della legge sulla privacy che piace a Trump e agli Ott
I falchi della privacy hanno detto al Dipartimento del Commercio che Trump dovrebbe guardare all’Europa per l’ispirazione, e in particolare al GDPR pienamente in vigore dal 25 maggio scorso, perché “impone alle società tecnologiche di ottenere il consenso esplicito degli utenti prima di raccogliere i loro dati, garantendo al tempo stesso ai consumatori nuovi diritti, come scaricare o cancellare le loro informazioni. In più prevede multe salate per chi non rispetta il Regolamento”.
Ma contro il modello-GDPR si sono già scagliati Chris Calabrese, vicepresidente per la politica presso il Center for Democracy & Technology: “Prevede una serie di obblighi che le società statunitensi stanno già incontrando”. Più duro è stato il segretario al Commercio Wilbur Ross, secondo cui “il GDPR è un ostacolo al commercio internazionale”. (Proprio a Ross la commissaria per la protezione dei consumatori europei, Věra Jourová, ha scritto una lettera per lanciare l’ultimatum a Trump: ‘Adeguarsi entro il primo ottobre al Privacy Shield, l’accordo che prevede la tutela della privacy di cittadini e aziende europee da pare degli Stati Uniti’.)
La bozza della proposta di legge della Camera di commercio statunitense, visionata dal Washington Post, prevede che la protezione della privacy degli utenti sia bilanciata con “i benefici provenienti dai dati”. “Il testo riconosce ai consumatori il diritto di leggere un’informativa trasparente sull’utilizzo dei dati, ma sembra non prevedere né sanzioni per chi non rispetta la legge né la possibilità di intraprendere azioni legali da chi ritiene di aver subìto online una violazione della privacy”, scrive il quotidiano che ha letto la bozza, il cui principio cardine è l’impedimento per gli Stati di approvare leggi locali sulla privacy potenzialmente più rigide e severe, come il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali.
A Trump non piace neanche il Privacy Shield, anche per questo motivo sta litigando con l’Ue.
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