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Privacy Pride, sabato 13 novembre la solidarietà al Garante scende in piazza

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Si tiene il 13 novembre, sabato, alle 16,00 il primo Privacy Pride del nostro paese. La manifestazione vedrà la community italiana della privacy riunirsi a Roma in Piazza Santi Apostoli, di fronte alla sede del Garante, per rivendicare un diritto, quello alla riservatezza dei dati personali, sempre più sotto scacco anche da parte delle istituzioni. Il sit in si tiene per protestare contro la decisione del Governo, con il Dl capienze (articolo 9), che di fatto ha dato un duro colpo alle prerogative di controllo del Garante Privacy sulle azioni della pubblica amministrazione. La manifestazione si terrà in contemporanea anche a Milano e a Venezia. Delle finalità e i contenuti del Privacy Pride abbiamo parlato con Francesco Macchia, blogger di Informapirata e fondatore di Pirati tra i promotori dell’evento (vedi il sito Privacypride.org e Privacybenecomune.it).

Key4biz. Perché avete organizzato la manifestazione per il Privacy Pride?

Francesco Macchia. Il motivo contingente è che è stato varato un decreto, il Dl Capienze nei locali con la crisi pandemica, che non c’entra nulla con la privacy, che in realtà nasconde al suo interno alcuni articoli che vanno a toccare le prerogative del Garante della Privacy, soprattutto dal punto di vista della valutazione preventiva che il Garante può operare sulle Pubbliche amministrazioni che decidono di gestire dati personali al di fuori del consenso stabilito dai titolari. Questo è il motivo scatenante.   

Key4biz. Che cosa cambia per quanto riguarda le Pubbliche amministrazioni con il Dl capienze? Puoi fare un esempio?

Francesco Macchia. Faccio un esempio concreto. Il Ministero della Salute, il Ministero dell’Innovazione Tecnologica e gli enti preposti decidono di sviluppare una app per il tracciamento Covid, la app Immuni per dire. Quando lo fa, il Garante Privacy dice “no, non va bene. Devi cambiare alcune cose”. A questo punto, si mette agli atti la valutazione preventiva del Garante e si fanno le opportune modifiche e soltanto a questo pubblico si può pubblicare la app sullo store, ed ecco che si ha come risultato la app Immuni. Oggi non funzionerebbe così. Il Ministero della Salute e quello dell’Innovazione Tecnologica sviluppano la app e il Garante non può dire niente. La app viene pubblicata sullo store, e soltanto a questo punto – ex post – se qualcuno del garante se ne accorge, se qualcuno fa reclamo al Garante o se vengono fatte altre segnalazioni il Garante può intervenire a posteriori.

Key4biz. Quindi?

Francesco Macchia. Quindi se c’è stata qualche violazione, se c’è una possibile gestione fatta male dei dati personali, ecco a questo punto sono stato pubblicati in maniera indebita, il Garante può intervenire soltanto ex post. Questa cosa è successa con il green pass, che quando è stato sviluppato il Garante ha fatto alcuni rilievi che sono stati giustamente accolti. Oggi questa cosa non può più succedere e questo è un problema per i cittadini, perché stiamo parlando di dati i cui titolari sono i cittadini stessi. Cambiando queste norme, tutti i cittadini italiani rischiano di vedersi trattare i dati a seconda delle necessità delle pubbliche amministrazioni, che con la scusa di un generico interesse pubblico, decidono di fare a loro piacimento.

Key4biz. Ci fa un altro esempio?

Francesco Macchia. Se una Pubblica Amministrazione decide di usare il cloud statunitense per gestire i dati personali dei cittadini, il Garante non potrà eccepire avanzando il divieto previsto dal GDPR. E questo è un problema legato alla diminuzione delle prerogative del Garante. E ancora, il Garante avrà soltanto 30 giorni per rispondere e intervenire se interrogato su progetti legati al Pnrr. Ma nel decreto non c’è alcun potenziamento dell’organico del Garante, quindi dovrà fare in fretta e in alcuni casi non riuscirà a esprimere il proprio parere. E’ per questo che abbiamo deciso di scendere in piazza, in segno di solidarietà al Garante che nemmeno durante la pandemia non ha mai fatto mancare la sua presenza.  

Key4biz. La privacy frena il Paese?

Francesco Macchia. La pensano così alcuni influencer e politici, fra cui il virologo Burioni che ha fatto un’uscita infelice con un nesso di causalità fra privacy e peggioramento degli effetti della pandemia. Altri affondi sono stati portati da Carlo Calenda, Carlo Cottarelli che hanno messo sotto tiro un’ipotetica eccessiva difesa per la privacy. Il problema è che questo tipo di messaggi è condiviso dalla maggior parte della popolazione., perché la cultura della tutela dei dati personali è bassa in Italia. Questo è il motivo più generale per cui abbiamo deciso di chiamare la manifestazione Privacy Pride, con un chiaro riferimento, nel nostro piccolo, alle manifestazioni Lgbt. E’ la società che deve riconoscere le nostre idee e non viceversa. In piazza saremo pochi, però ci siamo.   

Per approfondire:

Privacy, 7 emendamenti per evitare il “far west dei dati personali” e rafforzare il Garante

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