I cittadini europei potranno denunciare le agenzie governative e le web companies statunitensi nel caso in cui ci fossero violazioni alla loro privacy.
E’ questa la grande novità figlia della legge bipartisan sul data sharing introdotta ieri al Senato USA dai senatori Chris Murphy e Orrin Hatch, e in fase ultima di approvazione.
Quindi, se la legge passerà così com’è, d’ora in poi i cittadini europei potranno far valere i loro diritti anche nei confronti delle agenzie Usa.
La legge attuale
Secondo la legge attuale, soltanto i cittadini americani e residenti oltreoceano hanno il diritto, sia in America che in Europa, di denunciare qualsiasi ente in caso di violazioni della privacy.
Un diritto che fino ad oggi gli USA non avevano ancora garantito ai cittadini dell’Unione Europea, che adesso invece potranno farsi valere anche negli Stati Uniti.
I motivi per questa grande novità sono presto detti. Il Datagate– scatenato da Edward Snowden– ha creato sospetti e forti remore da parte dell’Europa nei confronti degli Stati Uniti sul terreno della privacy. C’è bisogno di rinsaldare i rapporti di fiducia fra le due sponde dell’oceano, la UE è sempre stato un partner stretto con il quale ci sono grandi interessi in ballo.
In sostanza, la proposta in discussione è disegnata per estendere il Judicial Redress Act 2015 ai cittadini europei, attrbuendo loro alcuni dei benefici del Privacy Act 1974, andando a creare un ampio accordo sulla Data Protection che garantirà-si spera- uguali diritti ai cittadini Europei per quanto riguarda la protezione dei dati personali.
Da non dimenticare che l’UE e gli USA hanno già alcuni accordi implementati come il Safe Harbour e il Terrorist Finance Tracking Program. Accordi che hanno comunque fatto discutere, dal momento che non garantiscono in maniera ottimale la protezione dei dati del cittadino dell’ UE, ma che comunque rimangono in vigore per ragioni politiche ed economiche.
È certo che se questa legge non dovesse passare al Senato, sarebbe un duro colpo per i rapporti UE–USA, anche se ‘rumors’ fanno presumere che passerà, dal momento che la normativa è stata supportata da molte associazioni e aziende statunitensi, come la Camera di Commercio degli Stati Uniti, BSA, Software Alliance Computer & Communications Industry Association, Information Technology Industry Council, Internet Association, IBM, Facebook, Foursquare, Google, Intuit, Microsoft e Yahoo.