È stato approvato ieri dal Parlamento Europeo un documento che garantirà ai cittadini europei maggiore protezione delle loro comunicazioni, lo stop alla sorveglianza di massa da parte delle agenzie d’intelligence e l’utilizzo di crittografia end-to-end.
Questo è il rapporto che è stato presentato dalla parlamentare olandese Marietje Schaake a Luglio e votato ieri con 371 voti a favore e 293 contrari, suscitando non poche polemiche tra le file dei conservatori.
Il documento, intitolato “Diritti umani e tecnologia: impatto dei sistemi di sorveglianza e d’individuazione delle intrusioni sui diritti umani nei paesi terzi” è un vero e proprio atto d’accusa rivolto alle compagnie private come Hacking Team e istituzioni governative, ad esempio l’Agenzia per la sicurezza nazionale (NSA) degli Stati Uniti, che hanno ripetutamente violato il diritto della privacy di ciascun individuo, facendo sorveglianza di massa e applicando la, cosi detta, ‘pesca a strascico’ di dati.
“I servizi d’intelligence con sede nell’Ue hanno svolto attività che ledono i diritti umani. E ha causato gravi danni alla credibilità della politica dell’Ue in materia di diritti umani minando la fiducia globale nei benefici derivanti dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione” viene specificato nel rapporto, facendo intendere che le agenzie d’intelligence non avranno vita facile nel futuro e che il Data Gate messo in luce da Snowden non si dovrà riverificare.
Due sono sicuramente gli elementi che fanno la differenza in questo documento, che a tutti gli effetti non è vincolante ma è riflesso di una volontà di cambiamento e consapevolezza dei propri diritti.
Il primo riguarda l’esplicita promozione dell’uso dell’anonimato e degli pseudonimi online, che garantiscono più protezione per gli individui e non fomentano, come invece è usanza credere, i criminali della rete. A questo bisogna aggiungere la richiesta di usare un sistema di crittografia end-to-end che garantisce una comunicazione sicura e a prova di sorveglianza intrusiva.
Il secondo elemento invece, riguarda l’esportazione di strumenti di sorveglianza prodotti in Europa. Il rapporto richiede che sia istituita una commissione che verifichi gli standard UE nel settore ICT e che tutti gli strumenti di sorveglianza esportati all’estero siano regolamentati e non venduti a terzi che possano utilizzarli nel loro paese a discapito dei cittadini e dei loro diritti fondamentali.
In altre parole, l’Europa con questo documento sembra distaccarsi da quello che è l’approccio americano, dove lo scambio d’informazioni e dati tra compagnie di telecomunicazioni, social network e agenzie governative imperversa senza tregua, minando la sicurezza di ciascun individuo invece di aumentarla.
“Ad ogni modo”, conclude la Schaake, “c’è ancora una grande quantità di lavoro che deve essere fatto prima che l’UE abbia le pertinenti politiche per affrontare sia le opportunità che i rischi causati dalla disponibilità di nuove tecnologie”.